Cari lettori, a voi tutti una buona mattina e un bentornati al brainch di questa domenica.
Non allarmatevi (oppure sì, dipende dal vostro livello di sensibilità istituzionale alla domenica mattina), la strage a cui accenno nel titolo conta una sola vittima – il pluralismo – ed un ferito grave – la democrazia. Se ne siete parenti, sappiate che le forze dell’ordine vi attendono all’obitorio per il riconoscimento.
Ma ricostruiamo i fatti: mercoledì 21 gennaio il nostro Senato ha approvato il lodo Esposito, ribattezzato con vertiginoso esercizio di pindarismo “Supercanguro”, spianando così la strada all’approvazione della nuova legge elettorale, l’Italicum, così come delineata dall’accordo tra Renzi e Berlusconi.
Ci aveva provato, una parte del PD chiamata “minoranza” ma che sarebbe più opportuno definire “irrilevanza”, a far saltare il banco votando un emendamento del ribelle Gotor; ma a nulla è valso il tentativo di mettere in difficoltà il Governo, sostenuto nell’occasione dal soccorso azzurro dei senatori di Forza Italia.
Immaginatevi la scena: un’orda di barbari Troll ed Orchi, chi impugnando falce e martello, chi lo scudo padano, chi cinque stelline ninja, avanza inesorabile verso la roccaforte dell’Esecutivo, che per finzione scenica chiameremo “Nazzarenium”. Sono lì, pronti a svellere i cardini e tagliare gole per brindare col sangue dei caduti, quando all’improvviso, da Est (esatto, da destra), arriva una sfolgorante luce di speranza: e lui è lì, il Cavaliere Azzurro, in sella al suo fido destriero Dudù, con le sue truppe immacolate ed angeliche che in un colpo solo spazzano via il nemico e riportano la pace nel mondo, tra il popolo esultante e la scena che si allontana a poco a poco, fino a sfumare su un orizzonte di compiacimento e serenità.
Se vi è sembrato di attingere un po’ troppo a scenari tolkeniani non sbagliate; Renzi è il nuovo Signore dei Cancelli: nella fattispecie, quelli delle aziende che chiudono. E Berlusconi è il suo sodale, poche storie; chiunque si ostini a camuffarlo dietro acrobatici arabeschi di retorica è stato definitivamente sputtanato dal comportamento dei senatori in quell’aula. L’Italicum è solo un emblema, un sigillo a un percorso istituzionale che vede ormai Partito Democratico e Forza Italia andare a braccetto con l’allegra compagnia di moderati e popolari, insomma quella gente lì che dalla vita non ha mai capito cosa voglia.
Che si tratti o meno di un partito unico, un “partito della nazione” per ricalcare i fasti democristiani della Prima Repubblica, che potrebbero magari rinvigorirsi attraverso l’elezione di un bel volto nuovo come Giuliano Amato al Quirinale, oppure che si tratti di una semplice alleanza di comodo, ormai è pura statistica per i più pignoli. Qualcuno, come Libero Quotidiano, ha azzardato addirittura l’ipotesi di una fusione tra PD e FI; ma considerando la fonte, preferirei soprassedere. Più sferzanti invece sono le dichiarazioni di Stefano Fassina (proprio lui, il “Fassina chi?” di leopoldiana memoria), che parla della nascita del “Partito del Nazzareno”, e del dissidente Raffaele Fitto, che si augura di non finire a far parte di un “Forza Renzi”.
Insomma, la convergenza è piena da ambo le parti e pazienza se qualcuno osa dissentire. Il voto sull’Italicum è il palesarsi di un percorso comune che potrebbe culminare con l’elezione del nuovo PdR a cui accennavo prima, e chissà, forse anche oltre…
Ma non è solo questo. L’Italicum è la fine del bipolarismo, di un’alternanza democratica che ci si auspicava potesse porre fine all’era delle larghe intese e che adesso, tutt’al più, potrebbe riproporsi come scenario di contrapposizione al calderone grillino, da una parte, e destrorso, dall’altra. L’Italicum è la presa per il culo di chi si era presentato sulla ribalta convinto che Berlusconi si dovesse “battere politicamente” e non nelle aule giudiziarie, salvo poi venirci a patti sedendovisi sulle ginocchia (cit. Rosy Bindi). L’Italicum è la strage che ammutolisce in un minuto di silenzio quelli che “con Berlusconi mai”, che tanto votano PD, che poi sembra pure populista dire che è la stessa cosa.
Con l’Italicum possiamo porre fine a quella buffonata che è stata “l’emergenza”, e che dalla scellerata scelta di Bersani alla complice accondiscendenza di Napolitano ci ha condotti lungo tre governi di unità nazionale sotto l’egida di una dittatura finanziaria europea. Ma che cos’è l’Italicum, e come esattamente cambierà il nostro modo di eleggere (semmai ce lo lasciassero fare, prima o poi) i nostri parlamentari? Un approfondimento condotto sul nostro sito ce lo spiega in modo efficace e sintetico: lascio a voi riflessioni e considerazioni in merito.
Ho provato a fare un po’ d’ordine, dal momento che ci avviciniamo al fatidico 29 gennaio, quando i Grandi Elettori dovranno decretare il successore di Re Giorgio e, dei nomi trapelati fino ad ora, nessuno sembra essere a tal punto convincente da rovesciare il tavolo. Una nostra rielaborazione dei principali sondaggi delinea, come si evince, uno scenario davvero poco chiaro: lecito aspettarsi sorprese, insomma, in particolare dal gruppo capeggiato da Pierluigi Bersani che dovrebbe contare su circa 140 elementi – un numero affatto ridotto – pronti a dare battaglia e, se possibile, tirare un brutto scherzo al premier Renzi, così come a suo tempo i famosi 101 fecero con lo stesso Bersani.
La storia che si ripete a parti invertite? Chissà, lo stesso Bersani in proposito è stato categorico: “Io sono una persona leale, e la slealtà preferisco subirla piuttosto che praticarla”. I presupposti, comunque, lasciano presagire divertimento ed un PD, forse (e sottolineo forse) pronto finalmente a spaccarsi per avviare la nascita di un nuovo soggetto a sinistra.
Accadrà davvero? Ai posteri l’ardua sentenza. Come spiegavo già domenica scorsa, la credibilità delle minacce di Civati e compagni è inversamente proporzionale alle dimensioni dell’ego di Renzi, che può legittimamente vantarsi di:
- aver riabilitato politicamente un condannato devastatore del Paese;
- aver svuotato di significato lo Statuto dei Lavoratori ivi compreso l’articolo 18;
- aver disperso gran parte del patrimonio storico e culturale del suo partito di appartenenza;
- aver condannato l’Italia a svariati decenni di larghe intese e governicchi brancaleone.
Un ottimo risultato, per chi si proponeva come il nuovo che avanza ed il vento del cambiamento. La strage dell’Italicum ha ridotto in macerie ogni residua parvenza di dignità, di significato all’agire politico e alla stessa militanza. Per i più ottimisti come me, non resta che guardare con occhio speranzoso alla Grecia, dove oggi si tengono le elezioni e dove un giovane leader di nome Alexis Tsipras promette di prendere a calci nel sedere la “Trojka” e le sue torture speculative, dando vita – chissà – ad un’ondata emotiva di riscatto per l’intera Europa.
Altro che Italicum e Berlusconi vari.
Ancora buona domenica, lettori cari, e alla prossima.
Emanuele Tanzilli
@EmaTanzilli
ilbrainch@liberopensiero.eu