L’Unione Europea è da molto tempo sede di conflitti e scontri che si sono forse inaspriti da quando è cominciata la grande crisi dell’immigrazione.
Risalgono a pochi giorni fa i dissidi e le dichiarazioni forti tra Renzi e Juncker, in cui il presidente della Commissione rivendicava la flessibilità introdotta in Europa e il fatto che anche l’Italia ne avesse approfittato e Renzi che si difendeva dichiarando di «non farsi intimidire». Su questa vicenda anche Federica Mogherini, Alto Rappresentante per la Politica Estera Europea, è intervenuta sostenendo che «creare dissidi all’interno dell’Unione è stupido», senza chiarire chi fosse il destinatario del messaggio.
I conflitti e le frizioni nel vecchio continente, però, interessano anche altri paesi come la Polonia, in combutta con Bruxelles per l’apertura della procedura sullo stato di diritto per verificare che le modifiche costituzionali apportate dal nuovo governo e l’introduzione del maggiore controllo sui media non violi nessuna norma dei Trattati. Anche i paesi dell’Est non sembrano digerire alcune direttive europee, soprattutto riguardo alla gestione della crisi dei migranti e agli interventi di redistribuzione fra i vari paesi dei profughi provenienti da Grecia e Italia, insieme all’Ungheria che ha incrinato i suoi rapporti con Bruxelles e con molti paesi dell’Unione da quando ha eretto il muro di fino spinato alle sue frontiere.
Gli scontri fra paesi membri e Commissione Europea si sommano a quelli fra gli stessi Stati. La Francia, per esempio, accusa il Belgio di non aver fornito delle informazioni importanti che avrebbero potuto evitare la strage del 13 novembre e l’Italia critica la gestione di Germania e Paesi Bassi sul gas. Il premier Renzi contesta la Germania per il progetto, sostenuto invece dai Paesi Bassi, del raddoppio del North Stream, il gasdotto che passa sotto il Baltico collegando il territorio russo che confina con la Finlandia con il territorio tedesco.
Il quadro frammentato si unisce a quelli che potremmo definire i “soliti attriti su Schengen”, il trattato che prevede l’eliminazione dei controlli alle frontiere e che molto spesso in questi mesi è stato disapplicato da numerosi paesi soprattutto del Nord Europa. Oltre Schengen però, è la questione immigrazione in generale che mostra tutte le fragilità e le difficoltà dell’Europa, in primis con la difficile applicazione del programma di redistribuzione dei profughi ideato dalla Commissione Europea, che fatica a partire e funzionare proprio per l’opposizione di numerosi paesi e non da ultimi i problemi che riguardano i cosiddetti centri hotspot, strutture di registrazione presenti negli Stati di primo approdo da parte dei richiedenti asilo.
A tal proposito il Presidente della Commissione Jean-Claude Juncker ha dichiarato che sul problema immigrazione non è stata trovata nessuna soluzione proprio perché i paesi “remano contro” e il Vicepresidente Timmermans ha evidenziato che esiste il “problema serio dei paesi che non si fidano l’un l’altro”, a dimostrazione di tutte le contraddizioni presenti in quest’organizzazione che di Unione ha solo il nome.
Sabrina Carnemolla