salvatore_quasimodo_4– DI EMANUELE TANZILLI
emanuele.tanzilli@liberopensiero.eu

“E come potevamo noi cantare
con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nelle piazze
sull’erba dura di ghiaccio, al lamento
d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento.”

 

Oggi, 25 Aprile. Sessantanove anni dalla liberazione nazifascista e un mucchio di dubbi ancora irrisolti, come covoni sbiechi in un campo dissodato. L’anno scorso, in collaborazione con alcune associazioni del nostro territorio, proponemmo l’iniziativa “P-Artigiani della Costituzione”, per affermare il nostro impegno – quotidiano, non occasionale – nel farci difensori e artefici di quei valori universali che lassù, sulle colline fangose sporche di un lungo e buio inverno, i nostri avi acquistarono a prezzo della vita.

La carta costituzionale italiana, nel suo nucleo originario, è fondata appunto su quei valori, eredità della resistenza antifascista come suggellato anche dalla Legge Scelba del 1952, che introdusse il reato di apologia del fascismo. A noi dunque il compito di ricordare, soprattutto in quest’era di turbolenze economiche ed istituzionali, di trasformismi e pulsioni totalitariste; ma soprattutto, il compito di portare avanti quel messaggio di amore per la vita e per la libertà. Cosa vuol dire oggi “antifascismo”? Ed è legittimo discuterne ancora negli stessi termini di settant’anni fa?

Sì e no. Se, da un lato, l’evoluzione macro-sociale del mondo dopo la Guerra Fredda ci porta a considerare superati i grandi dualismi a blocchi contrapposti, è pur sempre vero che le tensioni verso una “retrospettiva vintage” di quelle esperienze autoritariste sono all’ordine del giorno. Consideriamo per esempio le numerose frange estremiste che pullulano qua e là nel nostro Paese, e oltre i confini nazionali: da Casapound a Forza Nuova, movimenti di dichiarata ispirazione fascista che non si sa per quale motivo vengano ammessi alle elezioni, passando per i partiti della destra xenofoba, razzista e nazionalista in crescita allarmante in tutta Europa: Alba Dorata in Grecia, Front National in Francia, British National Party nel Regno Unito, Die Republikaner in Germania e così via. Non si tratta di semplice post-ideologismo, ma un revival in tutti i sensi, alimentato dal crollo del sistema capitalista e dalla conseguente crisi economica mondiale, che spinge, com’è noto, alla filosofia del “proprio orticello”.

E sapete qual è l’aspetto più bizzarro di questo imponente ed inquietante fenomeno? Che gran parte del successo dei movimenti neo-fascisti e neo-nazisti di oggi si deve proprio a quell’agognata libertà d’opinione e d’espressione colorata di un sangue ormai sempre più sbiadito. Queste truppe di fanatici ed esaltati fanno leva sugli istinti più sordidi e demenziali di poveri malcapitati che, versando nell’ignoranza più assoluta, sono disposti a credere a qualsiasi baggianata che offra loro un capro espiatorio: e così la colpa, di volta in volta, è degli extracomunitari che ricevono casa e stipendio gratis al posto nostro (addirittura!), dell’euro che sarebbe meglio abbandonare per tornare alla lira (con cui non potremmo comprare nemmeno un po’ di corda per impiccarci), dei complotti della Massoneria e degli Illuminati per instaurare un nuovo ordine mondiale, o di improbabili leggi mai realmente esistite che vengono spacciate per vere soltanto perché si trovano su una pagina internet.

Questo mi porta a pensare alla censura cui attività del genere vanno incontro nei Paesi in cui vigono ancora regimi dittatoriali o semi-dittatoriali, per esempio in Cina o in Russia, dove persino aprire Google è un’impresa. E insomma, la sorte sa come essere crudelmente ironica, non c’è altro da aggiungere.  Con ciò non voglio affermare che si viva nel migliore dei mondi possibili: ne siamo anzi ben lontani. Ma disprezzare barbaramente il valore di quelle conquiste, per rifugiarsi nella comoda nicchia del pensiero imposto dall’alto, senza capacità né volontà di analisi critica, ecco, meriterebbe per davvero di essere sottoposto a cinque minuti di fascismo reale: giusto per comprendere la differenza tra un braccio destro alzato perché fa molto figo e il confinamento in un campo di lavoro. Che dire, forse dopotutto con il 25 Aprile ci siamo liberati di tutto, anche del buonsenso, e oggi la vera libertà si sostanzia nella libertà di essere stupidi.

Ma che ne direbbe Quasimodo, che ne direbbe la sua cetra melodiosa riposta in segno di lutto? Che ne sarebbe di noi se, nel clangore caotico di un’orda sterminata d’imbecillità, non riuscissero a levarsi almeno alcune voci luminose, in grado di colorare quei pochi barlumi di lucidità che il destino ci ha concesso?

Meglio non scoprirlo. Meglio non scoprirlo mai.

Scrivo per dimenticare.

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