Il segretario alla difesa Chuck Hagel, numero uno del Pentagono, rassegna le sue dimissioni dopo una richiesta del Presidente Obama. Non deve essere stato facile per Obama, che aveva scelto Hagel personalmente, giungere a questa conclusione. La decisione è maturata dal fatto che la politica di questo Pentagono è stata giudicata da molti poco incisiva, non capace di gestire le numerosi crisi che gli Stati Uniti d’America si trovano oggi ad affrontare. La decisione è stata maturata dopo un colloquio avvenuta venerdì, come è stato riportato direttamente dal New York Times, visto che i due si sono trovati in disaccordo su molti punti, specialmente riguardo a due questioni fondamentali: La politica da adottare in Siria e le promesse presidenziali sulla base di Guantanamo.
Gli strappi sono emersi anche durante la cerimonia di addio avvenuta lunedì, nonostante Obama abbia deciso di lodare, a parole, le azioni di Hagel. Ha iniziato dicendo che il suo ruolo è stato “esemplare” e che è riuscito molto bene a comunicare con i soldati “è stato nel terreno. E’ stato nel fango. vede se stesso nei soldati ed essi si riconoscono in lui“. Ma è nel momento in cui il Presidente ha elogiato “il sangue, l’onore ed il sacrificio” degli uomini come lui, che Hagel ha iniziato a storcere il naso, probabilmente vedendole solo come parole di facciata. Tuttavia Hagel non ha fatto trasparire nulla, a parole, ed ha poi parlato ai microfoni della strategia di sicurezza del Presidente e del fatto che sia necessario da parte di tutti “fare gruppo e lavorare insieme per far sì che ciò si realizzi per il bene del Paese“.
Nel frattempo, chiaro si legge il sostegno delle forze armate alle azioni di Hagel, e così commenta l’Ammiraglio John F. Kirby, portavoce del Pentagono: “è facile passare dalla pace alla guerra. E’ più difficile gestire un passaggio dalla guerra alla pace. E’ stato il primo Segretario alla Difesa che ha dovuto gestire una situazione simile con una scarsità di mezzi ed una diminuzione di fondi“. Ha poi continuato “Hagel ha dovuto guidare il Dipartimento in difficili scelte di budget, particolarmente nella struttura delle forze militari, le compensazioni ed i benefit ai vari programmi, il tutto mentre gli si chiedeva di espandere e sostenere programmi tecnologici per il futuro“.
Secca la risposta del partito Repubblicano, che parla tramite un rappresentante californiano, Howard McKeon: “L’amministrazione Obama è ora alla ricerca del suo quarto segretario alla difesa. Quando il Presidente si trova in disaccordo con ben tre segretari, dovrebbe chiedersi ‘sono loro, o sono io?’ “. Si apre quindi con un tentativo di rimpasto l’ultimo biennio di Obama, che proverà a dare più incisività all’azione dell’America sia in patria che all’estero, specialmente se i democratici vogliono avere argomenti validi per le Presidenziali del 2016.
Nicola Donelli