La ricerca farmacologica ha da sempre avuto il compito non solo di migliorare le condizioni di vita, ma di alzare l’aspettativa stessa di sopravvivenza, proponendosi di combattere le cause più frequenti dei decessi, che sono immediatamente associate da tutti alla definizione di “malattie”.
Eppure non ha avuto mai il potere, prima d’ora, di rallentare uno dei processi che viene prima nella ricerca causale: la morte è spesso l’effetto di una causa che è la malattia, ma molte patologie sono correlate ad una condizione che, quando non è unica causa, è quantomeno uno dei fattori di rischio di maggior rilievo: l’invecchiamento.
Ecco che si comincia a parlare con più frequenza di “geroscienza”, un ramo della gerontologia che si occupa di studiare la correlazione fra invecchiamento biologico e malattia: rallentare il processo di invecchiamento significa infatti che le patologie croniche ad esso correlate possono essere combattute tutte insieme e non più una alla volta. Questo perché queste patologie condividono con l’invecchiamento i fondamentali meccanismi molecolari e cellulari.
Ma di quale scoperta rivoluzionaria si parla?
Uno studio previsto per il prossimo anno potrebbe confermare che la metformina, un farmaco tradizionalmente utilizzato nella terapia del diabete, sia in grado di allungare la vita.
Lo studio è stato battezzato “Tame” (Targeting Aging with Metformin, letteralemte “bersagliare l’invecchiamento con la metformina”) e scienziati di diversi istituti si stanno momentaneamente occupando di raccogliere i fondi necessari alla ricerca clinica, e di reclutare 3 mila persone fra i 70 e gli 80 anni che siano affette da malattie come cancro, demenze e problemi cardiaci, o che ne siano a rischio.
La Food and Drug Administration ha dato il via libera alla sperimentazione sull’uomo dopo gli eccezionali risultati raggiunti in ambito anti-età sugli animali.
Il farmaco è stato testato da un gruppo belga sui vermi C. elegans e i risultati hanno dimostrato che non solo la metformina permette agli organismi di invecchiare più lentamente, ma anche di mantenere condizioni di salute migliori e prolungate.
Anche i test sui topi hanno fornito risultati promettenti: ossa più forti e vita allungata del 40%.
A dare un contributo fondamentale all’avvio del progetto sono stati anche gli studi dei ricercatori dell’ Università di Cardiff, condotti l’anno scorso su un gruppo di diabetici: i test hanno dimostrato che i pazienti diabetici trattati con metformina vivono più a lungo di chi non ha la malattia.
Le aspettative sulla metformina
Sebbene la notizia suoni un po’ come “la scoperta dell’elisir di lunga vita”, l’aspettativa nella quale si ripone maggiormente fiducia non è l’allungamento drastico della durata della vita, bensì la possibilità di migliorarne la qualità, eludendo gli “acciacchi” tipici della vecchiaia. Un 70enne avrebbe di fatto l’età biologica di una persona di 50 anni.
Si fa sempre più concreta la possibilità di arrivare ai 120 anni in ottima salute.
Elisabetta Rosa