Arriva a Napoli il World Press Photo, la più prestigiosa mostra fotogiornalistica del mondo. Parliamo del più alto riconoscimento nell’ambito del fotogiornalismo: dal 1995, la Fondazione, con sede ad Amsterdam, tutela la libertà di informazione, l’inchiesta e l’espressione come diritti inalienabili e promuove gli scatti di 6.000 fotoreporter professionisti provenienti da tutto il mondo, per un totale ci circa 80.000 scatti, dei quali solo 150 ricevono il premio per le sette categorie facenti il concorso: Contemporary Issues, Daily Life, General News, Long-Term Projects, Nature, People, Sports e Spot News.
La mostra itinerante viaggia attraverso 100 diverse città del mondo, costituendo una calamita per milioni di spettatori. Per l’esposizione del 2017, Napoli ospiterà la mostra dal 6 dicembre al 7 gennaio, presso il Museo Pignatelli (Riviera di Chiaia, 200). Un viaggio tra la storia del mondo, la storia di noi tutti, attuale più che mai, ascoltata più e più volte ai telegiornali, letta e riletta sulle pagine dei quotidiani. Una storia che si fa forte, dura e potente come un calcio allo stomaco quando diventa immagine, quando diventa il volto di un bambino dagli occhi inorriditi, le lacrime di un padre senza più anima, il nero del fumo delle macerie, la tristezza innocente di un animale vittima della brutalità dell’uomo, l’immensa piccolezza dell’uomo dinanzi all’altrettanta sconfinatezza della natura.
Una rassegna di foto e di incontri che hanno visto e vedranno protagonisti alcuni tra i partecipanti alla mostra. Primo tra tutti, Burhan Ozbilici, vincitore assoluto del World Press Photo 2017, che, insieme alle istituzioni locali, ha preso parte all’inaugurazione tenutasi il 6 dicembre. È lui il fotografo che ha immortalato il killer di Ankara, l’assassino di Andréi Kárlov, divenuto protagonista dello scatto giudicato il migliore dell’esposizione. Una foto scattata per caso, poiché Ozblici si trovava a passare di lì per routine, percorrendo la strada che portava al suo ufficio. Poi la voglia di ascoltare il discorso dell’ambasciatore russo, seguita dagli spari, dal panico tra la folla, dal caos e dall’incomprensione dell’accaduto, il tutto scandito dalle due parole che da anni ormai terrorizzano il mondo: «Allah akbar».
Non è mancato all’appello il giovane fotografo siciliano Gianni Cipriano, che il 16 dicembre ha preso parte all’esposizione: palermitano di nascita, lascia gli studi di Architettura per quelli di Fotografia, trasferendosi a New York. E qui, nella Grande Mela, impara a raccontare la storia attraverso le immagini, sin dal suo primo lavoro: gli scatti a quell’angolo di strada che segna il confine tra il quartiere ebraico e quello italiano. Merita di essere segnalato l’appuntamento tenutosi con Antonio Gibotta il 23 dicembre: vincitore del secondo premio della categoria Storie con il suo scatto, La battaglia degli Infarinati.
Testimonianze di fatti di cronaca, accompagnati da una grande componente emotiva che colpisce lo spettatore, coinvolgendolo e facilitando la comprensione della portata degli eventi che dilaniano il mondo e che, mai come in questi casi, ci appaiono vicini, proprio lì, ad un palmo dal nostro viso.
Dalle drammatiche situazioni a Mosul ai conflitti permanenti di Kabul, dai migranti provenienti dall’Africa a quelli dell’Europa dell’Est, dalla lotta contro il bracconaggio alla difesa dei diritti degli omosessuali, dagli abusi di potere alla sofferenza muta dei più deboli, seguono alcune delle immagini esclusive del World Press Photo 2017.
Sonia Zeno