Conoscere la lingua inglese è diventato, ormai, un elemento di fondamentale importanza sotto qualsiasi punto di vista per migliorare le proprie conoscenze, poter viaggiare in ogni angolo del mondo con la ragionevole certezza di poter essere compresi e, soprattutto, ampliare le opportunità di poter cogliere delle opportunità professionali maggiormente soddisfacenti.
A dimostrazione di quanto appena scritto, tutti i Curriculum Vitae prevedono un’apposita sezione destinata alla conoscenza delle lingue straniere. E quella dove viene posto maggiormente l’accento è sicuramente l’inglese, da diversi decenni definita la “lingua internazionale”, quella in cui vengono redatti i più importanti documenti in qualsiasi settore, da mezzo secolo considerata l’idioma del business per definizione.
La centralità della lingua inglese
Anche la lingua italiana, al pari di altre, è stata influenzata da termini di origine anglosassone, al punto che oggi alcuni termini vengono definiti “inglesismi”, controprova di quanto l’idioma di Sua Maestà influenzi, in misura costantemente crescente, la nostra quotidianità. E il Web, in tal senso, ha contribuito nel rendere centrale la lingua inglese.
La conoscenza, come ben esplicato in questa guida ai livelli di inglese, richiede una certificazione della propria dimestichezza della lingua, che viene disciplinata dal CEFR in sei livelli suddivisi, a loro volta, in tre macro-categorie: A (base); B (autonomia); C (padronanza).
Esistono, poi, ulteriori due sottocategorie, che consentono di poter comprendere, ulteriormente, quale sia il livello di conoscenza. Scendiamo, ora, più nel dettaglio, per disporre di un’idea pratica del proprio livello, utile per comprendere cosa inserire nel proprio C.V. e avere una sorta di “onesta autovalutazione” del proprio livello di conoscenza della lingua inglese.
Competenze di base
Partiamo dalla lettera A che, come scritto, fa riferimento alle competenze di base. La sottocategoria “A1” è attribuita a quei soggetti dotati di una padronanza della lingua inglese non particolarmente elevata: i soggetti, in questo caso, sono in grado di comprendere le frasi usate nelle quotidianità e potersi esprimersi per soddisfare necessità concrete. La “A2”, invece, riguarda quei soggetti che riescono a formulare frasi – sia in forma scritta che verbale – di immediata rilevanza con maggior scioltezza rispetto a coloro che rientrano della sottocategoria precedente.
Questo livello, quindi, è appannaggio di quelle persone che dispongono di conoscenza basiche dell’idioma inglese: qualora volessero ampliare il proprio bagaglio di nozioni, è consigliato la frequentazione di un corso d’inglese, a maggior ragione se l’obiettivo è quello di poter interagire con un vasto numero di persone e viaggiare in ogni angolo del mondo senza aver timore di non essere compresi.
Padronanza della lingua
Di tutt’altro tenore, invece, il livello “B”, che viene attribuito a quegli individui che dispongono di una buona padronanza della lingua inglese. La sottocategoria “B1” individua quelle persone che dimostrano una buona disinvoltura nel parlare inglese e sono in grado di redigere testi non complessi di tipo prevalentemente personale.
Con il marchio “B2” vengono catalogati tutti quei soggetti che riescono a cogliere il significato di testi anche complessi, riguardanti anche il proprio ambito professionale. L’interazione con altri soggetti madrelingua è snella, agevole e priva di errori rilevanti: questi soggetti, quindi, potrebbero migliorare e perfezionare la propria padronanza dell’inglese con una permanenza mensile, meglio ancora bimestrale, nella Terra d’Albione.
L’eccellenza
Il livello di eccellenza, però, è contraddistinto dalla lettera “C”, riservato alle persone che hanno un’ottima dimestichezza con la lingua straniera. La sottocategoria “C1” è riservata a quei soggetti in grado di comprendere testi complessi di natura differente, che vanno oltre quelli riguardanti la propria professione e la vita di tutti i giorni, riuscendo a scrivere o parlare in inglese anche per scopi sociali.
Il non plus ultra della padronanza della lingua britannica è riservata ai soggetti “C2”, alla quale appartengono – percentualmente parlando in rapporto alla popolazione complessiva – un basso numero di italiani. Essi sono in grado di comprendere tutto ciò che sentono in lingua e lo sanno trasporre, senza alcun problema, in forma scritta, rispettando quanto previsto dalla grammatica inglese.
Pasquale De Laurentis