In seguito al grande successo riscosso dalla prima stagione di Gomorra e all’attesissimo inizio della seconda, sorge un quesito spontaneo: Scampia è davvero come ci viene proposta sullo schermo?
Ne abbiamo discusso la mattina del 25 maggio durante un convegno, organizzato dall’associazione Link Fisciano, presso l’Università Degli Studi di Salerno. All’incontro hanno preso parte Ciro Corona, presidente dell’associazione (R)Esistenza, Don Aniello Manganiello, per lungo tempo parroco di Scampia, e il professor Gennaro Avallone, docente di sociologia. A moderare, la studentessa Sara Santoriello, con la collaborazione di Matteo Zagaria e gli altri membri di Link Fisciano.
All’incontro erano inoltre presenti Antonio Giordano, presidente dell’associazione Daltrocanto, che si occupa di far rivivere la musica popolare napoletana, e Paolo Battista, regista del cortometraggio Sonata per Giancarlo Siani, che ha sancito l’inizio dell’incontro.
Il video è stato realizzato sulle note di Ogni volta, famosa canzone di Vasco Rossi, modificata e adattata al suono della zampogna, e vuole essere un omaggio al giornalista Giancarlo Siani, ucciso dalla camorra per essersi occupato troppo degli “affari” dei clun.
Era appena tornato a casa, nel quartiere Arenella, dalla redazione de Il Mattino di Torre Annunziata (dove da tempo lavorava) quella sera del 23 settembre 1985, a bordo della sua Citroen Mehari di colore verde. Ad attenderlo due sicari, i quali a bruciapelo lo colpirono alla testa con ben 10 proiettili, proprio mentre ascoltava quella canzone di Vasco, che tanto aveva a cuore.
La colpa più grande, probabilmente, era stata quella di aver infamato l’ “onore” del Clan Nuvoletta con un articolo riguardante la famosa Strage del Circolo dei Pescatori, tragico fatto di sangue avvenuto a Torre Annunziata l’anno precedente, che provocò 8 morti e numerosi feriti e che si inserisce all’interno delle Faide tra la Nuova Camorra Organizzata e la Nuova Famiglia, inaspritesi in seguito all’arresto di Raffaele Cutolo, leader della NCO.
Come lo stesso Antonio Giordano, protagonista del cortometraggio, ha dichiarato, suonare una delle canzoni più emblematiche di Vasco Rossi con il semplice ausilio della zampogna, non è stato semplice, ma è stata un’esperienza molto forte, ed ha reso un grande omaggio al coraggio di un giovane giornalista che non aveva paura né della Camorra, né della morte.
Dopo aver introdotto, grazie al cortometraggio, le principali questioni dell’incontro, la parola è passata al professor Gennaro Avallone, il quale ha offerto numerosi spunti di riflessione partendo dalla presentazione del progetto Right City Lab, che da circa due anni si occupa di sociologia urbana e lettura del territorio attraverso l’edilizia. E quale luogo meglio di Scampia, meglio delle Vele può incarnare l’anima del progetto?
Questo emblematico quartiere, situato nella periferia Nord di Napoli, è da anni teatro della guerra di camorra, dello spaccio e della malavita, divenuto oramai topos di luogo di devianza. Grazie al laboratorio, però, molti studenti e studentesse insieme al professor Avallone, hanno avuto la possibilità di trascorrere due giornate all’interno del quartiere, in particolare nella zona che ospita un campo ROM. Qui sono entrati in contatto con alcune associazioni locali, tra cui Opera Nomadi e Gridas, Gruppo RIsveglio DAl Sonno, un’associazione culturale fondata nel 1981 da Felice Pignataro, Mirella La Magna, Franco Vicario e molte altre persone le quali, attraverso bellissimi murales, hanno arricchito le pareti grigie del quartiere, per intraprendere, grazie alla creatività, un cammino volto al risveglio delle coscienze.
Ciò che si viene spesso ignorato è che, sul territorio di Scampia e dei paesi limitrofi, sono attive circa 120 associazioni, comitati e centri sociali che lottano quotidianamente e concretamente contro la malavita organizzata. Una delle più note è (R)Esistenza Anticamorra, fondata il 21 marzo 2008 da Ciro Corona, il quale ne è tutt’ora presidente.
“Di certo non si può ridurre Scampia a scontri tra Boss. Qui la camorra non è riuscita a fare scacco matto, dato che da circa 10 anni noi e la nostra associazione ci battiamo perché le cose cambino. Siamo già riusciti a dare lavoro a molti che prima vivevano solo di spaccio e, attraverso le numerose attività culturali e ricreative e ai percorsi di legalità all’interno delle scuole, abbiamo davvero visto la situazione cambiare radicalmente, dopo che per anni, in seguito alla guerra scoppiata a causa dei cosiddetti “scissionisti”, il quartiere si era letteralmente svuotato. Ma il dolore e la devastazione si sono trasformati in voglia di fare. Da un lato “Esistenza”, con la riappropriazione dei nostri spazi, delle nostre terre, della nostra cultura e della nostra dignità; dall’altro “Resistenza”, ovvero reagire ai soprusi e ad un sistema corrotto che ci infanga e non ci appartiene. Un esempio concreto del nostro lavoro è stata l’apertura del primo sportello anticamorra della Campania, per offrire assistenza legale gratuita e per raccogliere eventuali denunce, anche in forma anonima, che vengono da noi stessi comunicate alla polizia.”
Questa la diretta testimonianza di Ciro Corona, nato in quel quartiere, e cresciuto nella convinzione che gli irrecuperabili non esistono, che la libertà di pensiero è il bene più prezioso e che la cosa più importante è essere sempre coerenti con le proprie idee, perché le idee sono a prova di proiettile.
L’appellativo di Gomorra, di città senza speranza, calza male a Scampia. Lo sa bene Don Aniello Manganiello, il quale per 16 anni è stato parroco presso la Parrocchia di Santa Maria Della Provvidenza, all’ombra delle Vele.
Il suo cammino è iniziato nel 2004, con non pochi pregiudizi, ma fin da subito egli ha compreso che un’esistenza diversa era possibile, che la legalità poteva esistere e che si doveva, con ogni mezzo, combattere la criminalità organizzata. Chi nasce a Scampia non è necessariamente predestinato al male e ad una vita all’insegna dell’illegalità, dello spaccio e degli omicidi. Don Aniello è sempre andato avanti, lottando non solo contro le minacce e le intimidazioni della camorra, ma anche contro il suo stesso Ordine, contro la Chiesa e le istituzioni politiche. In seguito al sollevamento dall’incarico, nel 2010, è tornato a Camposano, suo paese d’origine, dove ha fondato l’associazione Ultimi e dove continua con tenacia il suo impegno civile.
Per Ciro, per Don Aniello, per i membri delle associazioni e per gli innocenti abitanti di Scampia, l’anima del quartiere non è racchiusa all’interno di una trama avvincente, di una figura di Boss forte e senza paura, dietro una rappresentazione parziale che fa sfoggio del termine denunciatorio, utilizzando un reale problema sociale per fare audience e creare interesse nel pubblico.
Ciro Corona ha anche fermamente affermato che l’intento del libro di Roberto Saviano era inizialmente quello di denunciare, di far conoscere la realtà e svegliare le coscienze altrui. Ma alla fine lo scrittore ha creato un personaggio, e ne è rimasto vittima, rifiutandosi di notare e parlare del radicale cambiamento che è avvenuto durante quest’ultimo decennio.
Maria Iemmino Pellegrino
Grazie per questo bellissimo resoconto di una giornata importante e anche meravigliosa.