LONDRA – La Queen Mary University concretizza in questi giorni una possibilità che potrebbe cambiare per sempre la nostra visione dell’Universo: si chiama “Proxima b” il nuovo pianeta del sistema solare che, malgrado la sua vicinanza alla Terra, era finora sfuggito agli astronomi di tutti i tempi.
A pubblicare la notizia è ancora una volta la rivista Nature, nonostante il flop di qualche anno fa circa l’esistenza poi smentita di un altro pianeta chiamato Alpha Centauri Bp. Ad ogni modo, Proxima b, di dimensioni poco più grandi della Terra, ruoterebbe intorno a una stella a noi vicina, la Proxima Centauri, e si troverebbe a circa quattro anni luce da noi.
La scoperta è avvenuta proprio grazie alle osservazioni condotte su questa stella, la quale si muoverebbe in direzione periodica tra allontanamento e avvicinamento alla Terra. Questo provocherebbe, secondo gli esperti, un contrazione e una distensione delle lunghezze d’onda della luce che ci raggiunge. Lo studio di alcune di queste oscillazioni alternate, chiamate effetto Doppler, rilevate da telescopi di tutto il mondo, ha permesso di definirne gli effetti come determinate da possibili conseguenze gravitazionali di un altro pianeta.
Proxima Centauri, dunque, è una stella con una massa pari al 12% di quella solare e una temperatura superficiale di 2800 °C. Si tratta di nana rossa, una stella molto più longeva del Sole e anche molto più debole, ma più vicina al nuovo pianeta, che potrebbe consentire al Proxima b di ospitare acqua allo stato liquido e quindi consentire la vita.
Come la Terra col Sole, infatti, Proxima b riceverebbe dalla sua stella una luce pari ai 2/3 di quella che il Sole dà alla Terra, ma la sua superficie rocciosa potrebbe essere fortemente colpita anche dai raggi ultravioletti che, invece, andrebbero a danneggiare ogni forma di vita. Gli scienziati, però, non escludono che potrebbe essere presente, insieme ad una zona perennemente illuminata e a un’altra sempre al buio, anche una cosiddetta “zona abitabile”.
Non sappiamo ancora nulla su di lui e non si conoscono le caratteristiche relative alla sua atmosfera e ai gas che lo abitano, oltretutto c’è da tenere presente la sua estrema vicinanza alla stella madre, che potrebbe quindi escludere ogni possibilità di vita. Si conosce però la durata di un suo anno, ovvero il suo periodo di rivoluzione, pari a 11 giorni e 4 ore. Il ricercatore spagnolo Guillem Anglada-Escudè della Queen Mary University ha dichiarato:
“Molti esopianeti sono stati scoperti e molti altri verranno scoperti in futuro, ma cercare quello che potenzialmente è l’analogo della Terra a noi più vicino, e riuscirci, è stata per noi tutti l’esperienza di una vita. Ora verrà la ricerca della vita su Proxima b e speriamo che queste scoperte ispirino le generazioni future a continuare a guardare al di là delle stelle”.
Annalisa Lo Sapio