Si chiama Davide Serra il primo sostenitore (anche economico) di Matteo Renzi. Nato a Genova nel 1971, è un imprenditore italiano, finanziere, fondatore e amministratore del fondo Algebris Investments. Si tratta di un fondo speculativo britannico, fondato nel 2006 come società a responsabilità limitata. Garantisce grandi rendimenti agli investitori ed è stato segnalato dal Financial Times come uno dei più remunerativi a Londra. Ha 42 anni, una moglie e quattro figli. Ha studiato alla Bocconi e si è trasferito a Londra. Ha lavorato in varie banche d’affari ed è diventato una star delle analisi dei mercati globali a Morgan Stanley, è stato premiato come Young Global Leader dal World Economic Forum.
Davide Serra, nell’ottobre 2012 ha innescato una dura polemica con l’ex segretario Pier Luigi Bersani, in seguito alla dichiarazione di sostegno a Matteo Renzi, quando, lo stesso Bersani insieme al Corriere della Sera evidenziarono il fatto che Serra avesse la sede di Algebris alle Isole Cayman, noto paradiso fiscale. La sua risposta fu che non è il fondo ad avere sede alle Cayman, ma Algebris Investments (Cayman) Ltd, una società di servizi correlata, controllata sempre dallo stesso Serra, che viene utilizzata come “veicolo legale” per gli investitori di tutto il mondo, in modo che gli stessi non paghino le tasse più volte sugli stessi movimenti, ma solo nel proprio Paese.
Nel 2013 dichiarava che la crisi era bella che finita e che bisognava tornare ad investire nelle banche, ma non solo, anticipava l’idea di fondo del Jobs Act e già prevedeva la base ideologica dell’azione di Governo di Matteo Renzi: “Abbatti le pensioni d’oro e quelle ordinarie, rendi licenziabili tutti quelli sopra i 40 anni. Così magari i giovani avranno una possibilità: costano meno e, lavorando, un domani potrebbero avere una pensione.” E lanciava l’idea di un bottom five: “Ogni anno bisognerebbe mandare via il bottom five, il 5 per cento peggiore dei dipendenti. Non per ridurre il personale, ma per avere ricambio e un mercato del lavoro dinamico, con un sistema più efficiente con ammortizzatori fiscali mirati.”
E’ lui l’enfant prodige di Matteo Renzi, il quale non solo lo porta alla prima edizione della Leopolda, rendendolo protagonista, ma lo ripropone nell’edizione di ‘lotta e di governo’, in cui, però, mette in imbarazzo parecchi renziani. Davide Serra, un anno dopo le dichiarazioni sulla licenziabilità dei lavoratori, ieri ha rilanciato le proprie, poco convincenti proposte: “Il Jobs Act potrebbe essere più aggressivo. In Italia siamo rimasti agli Anni 60: ma che vadano a vedere come funziona in Russia e in Cina!”.
Non solo, nella giornata in cui la Cgil ha riempito le piazze, Davide Serra incendia la Leopolda con l’affermazione d voleri regolare il diritto di sciopero, alla domanda se fosse giusto limitarlo, lui ha così risposto: “Esatto, va molto regolato prima che tutti lo facciano random. Se volete scioperare, scioperate tutti in un giorno: in caso contrario, chi vuole venire qui ad investire, non ci viene. Quello che voglio dire è che lo sciopero è un diritto, ma anche un costo”. E sullo sciopero generale ha detto: “Se vogliono aumentare i disoccupati, facciano pure”.
Le sue dichiarazioni creano malumore tra i big renziani, è il sottosegretario Delrio ad innaffiare la miccia accesa dal finanziere renziano: “Non sono d’accordo con Serra, il problema dell’Italia non è limitare il diritto di sciopero, ma creare lavoro”. Anche la deputata Silvia Fregolent prova a spegnere le polemiche: “Lo sciopero è un diritto sancito dalla Costituzione”.
Ma la bomba è comunque stata accesa e dalla piazza, il segretario Camusso ha subito risposto: “Il costo degli scioperi non è dei finanzieri, ma dei lavoratori che rivendicano i loro diritti”. E Pippo Civati: “Forse alla Leopolda c’è anche una delegazione della destra repubblicana statunitense”. Lapidaria il ministro della Pubblica amministrazione, Marianna Madia: “Non aggiungerei altri temi alla riforma”. La risposta di Serra? “Mi iscriverò al Pd, ho fatto domanda a Londra”.
Luca Mullanu
Siamo “tornati” agli anni 60….Uno come serra (minuscolo) , è la cartina al tornasole della sinistra riformista; il millantato 40% del premier , con soggetti come questi , quali ispiratori della linea , potrebbe essere consolidato nel caso in cui gli elettori della destra moderata ,non per ideologia, ma per bieco opportunismo alle prossime votazioni si sposteranno da una destra aziendale , ad una meno provinciale come quella in cui si è trasformato il partito fondato da Antonio Gramsci.
Dubito che gli 80 euri nelle varie versioni possano convincere un bacino di esclusi per reddito , per età o condizione (per esempio pensionati e neomamme,disoccupati) .
Evidentemente consolidare un 40% significa basarsi su chi ancora andrà a votare (il 45%?) ……..posto che si realizzi l’aspettativa ,ma il crollo delle tessere PD è sintomatico , il risultato sarà che chi si arroga presuntuosamente il diritto ed il merito di rappresentare “il paese” , avrà una delega del 40-45% di chi potrebbe votare ,emarginando una sinistra popolare e storica che ha dimostrato di voler eliminare con tutti i mezzi.