Mentre il Partito Socialista aspetta di scegliere il proprio candidato per le presidenziali francesi del prossimo aprile, ancora più a sinistra si staglia una figura che da qualche anno a questa parte sembra rappresentare l’unica autentica risposta per un governo di sinistra in Francia: Jean-Luc Mélenchon.
Nato a Tangeri nel 1951 e vissuti i primi undici anni di vita in Marocco, Jean-Luc Mélenchon studia poi a Besançon, in Borgogna, laureandosi in filosofia. Mélenchon è prima di tutto un insegnante, un filosofo, uno studioso della nostra era e del sistema economico capitalistico. Ben presto si avvicina alla politica, iscrivendosi al Partito Socialista, iniziando la propria carriera politica attorno al 2000. Nel 2008, però, si rende conto che la direzione intrapresa dal partito non funziona e se ne distacca, fondando il Partito di Sinistra assieme a Marc Dolez, che dopo un anno confluisce nel Fronte di Sinistra, coalizione elettorale che riunisce la maggior parte dei partiti di sinistra francesi escluso quello socialista.
Il vero salto, però, Mélenchon lo fa nel 2012, quando si candida come presidente. La corsa elettorale, che ha visto vincitore Hollande, ha dato però ben l’11% di voti a Mélenchon, che si è così guadagnato il quarto posto. Un risultato significativo già all’epoca e ancor più importante oggi, se si pensa che il Partito socialista francese è fortemente in crisi, nonostante i possibili scenari aperti dalla possibile candidatura di Benoît Hamon. Al momento, secondo gli ultimi sondaggi di gennaio, Mélenchon naviga su un consenso che va dall’11% al 15%, una percentuale di certo non trascurabile.
Quando un anno fa Mélenchon ha lanciato la propria candidatura, contestualmente ha aperto una piattaforma online, dal significativo nome l’Avenir en commun, nel quale ha dato la possibilità al suo elettorato di sostenerlo, contribuire attivamente alla campagna elettorale e fare delle proposte. Ad oggi i sostenitori attivi sono più di 200.000. Il presidente del Partito di Sinistra ha insomma fatto buon uso di internet e lo dimostra il successo che ha avuto su alcune piattaforme online molto usate dai giovani in Francia.
Attraverso un blog personale su cui è possibile recuperare notizie dei punti salienti della sua campagna e un proprio canale Youtube, Mélenchon si rivolge quindi alla “Francia ribelle”, a quell’elettorato di sinistra che cerca un’Europa più giusta e democratica, che è stanca delle politiche di austerity messe in atto dal Partito socialista, che vuole una Francia più ecosostenibile e senza il nucleare. Tutta la Francia che non vuole di nuovo il Partito socialista al governo ma che scongiura l’avanzata delle destre.
Cosa propone, dunque, Jean-Luc Mélenchon?
Da una parte, importanza fondamentale ha l’idea di base di un sistema economico diverso, in cui si guarda maggiormente alle esigenze dei cittadini e non a quelle delle multinazionali. In quest’ottica, vi sono il rifiuto del TAFTA (Transatlantic Free Trade Area) e del CETA (Comprehensive Economic and Trade Agreement) e in generale dei trattati di libero scambio così come sono stati negoziati fino ad ora, fra Europa e Stati Uniti o Europa e Canada. In più Mélenchon propone anche l’abrogazione della legge sul lavoro approvata dall’ultimo governo e firmata da Valls, che ha visto ridursi enormemente i diritti dei lavoratori. Mélenchon, rispetto ad Hamon, non propone il reddito universale minimo, è contrario.
Particolare riguardo ha poi nei confronti dell’ambiente e delle energie rinnovabili, che verrebbero favorite rispetto al nucleare.
La (ri)fondazione, poi, di un’Europa e una Francia più democratiche. In questo senso si chiede di dare più voce e ascolto ai cittadini dell’UE e non ai suoi vertici. Si chiede la possibilità, per i cittadini francesi, di “dimettere” un politico precedentemente eletto, qualora questi non rispetti gli impegni dati. Ancora in quest’ottica vi è un potenziamento del referendum, visto come strumento fondamentale di democrazia.
Sebbene anche Benoît Hamon, paragonato anche lui a Bernie Sanders, proponga idee “più a sinistra” e più attente ai bisogni dei lavoratori, non bisogna dimenticare che la sua candidatura avviene sempre all’interno dell’alveo del Partito socialista, che è quello che ha recentemente varato le ultime misure di austerity. Mélenchon non propone un programma rivoluzionario, ma semplicemente l’idea di guardare all’interesse del cittadino come persona, essere umano.
«Un programma non è un copia-e-incolla di tutte le richieste che sono state fatte. Ci deve essere un filo conduttore, che si applica a tutti i compartimenti della proposta», scrive Mélenchon sulla piattaforma l’Avenir en commun. «Questo filo conduttore è l’interesse umano in generale, che è chiamato in causa dalla minaccia alla civilizzazione umana e dalla distruzione dell’ecosistema.»
A conti fatti, Mélenchon potrebbe essere la figura più popolare della sinistra francese.
Elisabetta Elia