14 sì, 8 no e un astenuto: è il risultato ottenuto dalla commissione Giustizia di Palazzo Madama riguardo un argomento particolarmente chiacchierato, ma visto ancora da molti come un tabù.
Ieri, 26 marzo 2015, sembra essere una data storica visto il successo del testo base della relatrice Monica Cirinnà (Pd) che provvede alla normalizzazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso, proponendo anche l’adozione gay come una pratica accettabile.
Ha contribuito alla teorizzazione del secondo punto l’istituto dello Stepchild Adoption che ha proposto la possibilità di far vivere un bambino con una coppia dello stesso sesso, a patto che sia figlio biologico di uno dei coniugi (secondo l’articolo 44 lettera b della legge numero 184).
Il testo è composto da 19 articoli riuniti in due titoli: il primo si occupa di unioni civili, il secondo disciplina la convivenza. Esso recita quindi che due persone dello stesso sesso possono unirsi civilmente mediante dichiarazione davanti all’ufficiale di stato civile e due testimoni, ossia la stessa procedura dei matrimoni contratti all’estero e quelli in cui un coniuge ha cambiato sesso. C’è piena libertà nella scelta del cognome, dal momento in cui può esser adottato uno o entrambi e, per quanto riguarda il regime giuridico, esso non avrà variazioni rispetto ai matrimoni tra persone eterosessuali, quindi le disposizioni del codice civile che contengono le parole «coniuge», «coniugi», «marito» e «moglie», si applicheranno anche alla parte dell’unione civile tra persone dello stesso sesso.
Finalmente diritti e tutele di base anche per le coppie conviventi.
Le tutele riguardano l’assistenza in ospedale, il mantenimento temporaneo dell’ex partner in difficoltà, il diritto di successione nell’affitto di una casa e la possibilità di fare «un accordo con cui i conviventi di fatto disciplinano i rapporti patrimoniali relativi alla loro vita in comune e fissano la comune residenza», ma tale accordo deve essere sancito alla presenza di un notaio.
A votare contro sono stati Ncd, Lega e Forza Italia. Si è astenuto il senatore di Forza Italia, Ciro Falanga che ritiene incostituzionale il ddl.
Gasparri (seguito da Giovanardi e Schifani) definisce quelle del provvedimento scelte inaccettabili, da cui opporsi con forza “in Commissione, in Parlamento e in Paese”.
Emanuele Fiano (Pd) sembra entusiasta e con un tweet esulta :” “Al Senato, approvato in Commissione Giustizia il testo base Cirinnà sulle Unioni civili. La volta buona”, ma sembra non essere l’unico dal momento che il presidente dei senatori Dem Luigi Zanda definisce il testo “un buon punto di partenza”.
Ma nel contempo la stessa Crinnà afferma:” Le maggioranze sono sempre state trasversali. È stato così già ai tempi della legge sul divorzio e sull’interruzione di gravidanza”.
Concreto è invece il punto di vista di Lucio Malan che estende la discussione sull’estensione delle pensioni “Un onere che negli anni costerà decine di miliardi”
Si notano però dei notevoli passi in avanti, anche tenendo conto che il prossimo 7 maggio sarà il termine fissato per la presentazione degli emendamenti in commissione e, a detta di Crinnà, i numeri ci sono calcolando i 120 senatori Dem garantiti.
Intanto il vicepresidente del gruppo Pd Stefano Lepri non accetta il “continuo rimando, applicato nel testo base, alle leggi che disciplinano il matrimonio” e quindi Lumia, il capogruppo Pd in commissione Giustizia, parla di “apertura al dialogo e al confronto basandosi sul solco tracciato dalla relatrice”.
Alessia Sicuro