Tomaso Montanari è professore di Storia dell’arte moderna all’Università Federico II, nonché una delle voci più autorevoli nel settore. Oltre a collaborare con diversi quotidiani nazionali in veste di editorialista e blogger, è noto al pubblico per le sue numerose pubblicazioni intrise di senso critico e di un sano, sincero e spontaneo amore per l’arte. Più di recente, è stato al centro della cronaca politica assieme ad Anna Falcone per il progetto del Brancaccio, che avrebbe dovuto riunire e rappresentare le anime della sinistra e che fu poi fatto fallire a poche settimane dalle elezioni.
Abbiamo scambiato due chiacchiere con lui sulle prospettive di un’Italia guidata da Di Maio e Salvini, su scuola, cultura, e sul suo futuro personale. Di seguito l’intervista:
Iniziamo con uno sguardo su quello che con ogni probabilità sarà il futuro Governo italiano, quest’asse giallo-verde tra Movimento 5 Stelle e Lega che lei stesso, in un’intervista a Tiscali di qualche settimana fa, aveva auspicato che venisse scongiurato. Che genere di approccio si aspetta da parte di uno schieramento in particolare, come la Lega, che accusa di razzismo il direttore del Museo Egizio e considera calcinacci inutili le rovine di Pompei (come disse Zaia)?
Sono molto deluso dal Movimento 5 Stelle. Dopo aver preso (anche) milioni di voti di sinistra ha fatto la scelta peggiore: un’alleanza di governo con il partito neofascista di Salvini. Neofascista e opaco quando e dove governa. Mi pare una scelta che calpesta quella Costituzione a cui hanno sempre detto di volersi ispirare. La pallida figura di Conte, e il suo curriculum imbarazzante, sono una delusione nella delusione: da “onestà, onestà” alla eterna furbizia italica.
Che consigli darebbe a colui che verrà scelto come prossimo Ministro dei Beni Culturali? Il recente danno alla Santa Bibiana di Bernini ha purtroppo palesato nel modo più tragico quanto l’idea “franceschiniana” di una cultura di consumo possa trasformarsi facilmente nella sua nemesi, ovvero un consumo di cultura. Quanto tempo resta prima del punto di non ritorno?
Siamo già a quel punto. Il consiglio è uno solo: far saltare ogni blocco e assumere le decine di migliaia di giovani studiosi necessari a far vivere il patrimonio. Basterebbe questo.
Soffermiamoci per un attimo anche sulla Scuola e sul ruolo cruciale che potrebbe avere nel determinare i futuri equilibri politici e sociali. Ricordiamo al proposito la querelle sorta intorno all’”Amaca” di Michele Serra e il classismo di cui è stato accusato quel brano. In qualità di docente universitario, ritiene che il sistema formativo italiano sia pienamente in grado di livellare il divario sociale, di fornire gli strumenti adeguati per consentire la piena realizzazione individuale e collettiva?
No. L’ascensore sociale della scuola è stato dolosamente fermato. Nessun vero sostegno aiuta i capaci e meritevoli e la scuola è umiliata e distorta nei suoi fini. Anche qua, torniamo alla Costituzione: ad una scuola di cittadinanza.
Lanciamo uno sguardo a sinistra, o almeno a quel che rimane a sinistra. Di recente, Anna Falcone ha annunciato la ripresa del percorso che fu avviato e poi interrotto col Brancaccio: quale sarà il vostro contributo, dopo aver fatto ammenda in merito alla sovraesposizione mediatica avuta in precedenza? Che direzione crede debba essere intrapresa per non ricadere nelle trappole che hanno azzoppato il progetto?
Non ci si bagna due volte nello stesso fiume. Personalmente mi dedicherò allo studio, all’insegnamento e all’esercizio del senso critico. Credo che per questa lunga traversata siano più utili un vero sindacato, un vero reddito di dignità e una rete di mutualismo e pensiero critico che qualsiasi cosa assomigli ad una lista.
Qualche giorno fa, su Left, Petros Markaris ha affermato di desiderare la nascita di un movimento di intellettuali europeo per contrastare la gerarchia dei burocrati. In “Cassandra Muta” lei scriveva al proposito che l’intellettuale, spesso rimproverato di vivere chiuso nella sua torre d’avorio, ha il compito di sfruttare il suo punto di vista privilegiato per avvistare in anticipo i pericoli. Quali sono i pericoli più incombenti che minacciano questa Europa? Quanto è concreto il rischio paventato da Markaris che la burocrazia getti l’Unione tra le fauci dell’estrema destra?
In Italia è appena successo. In Polonia e Ungheria anche. Non sono ottimista.
Per concludere, sta lavorando a qualcosa di nuovo dopo aver scritto dell’Articolo 9 della Costituzione? Può darci qualche anticipazione al riguardo?
Sto finendo un manuale di storia dell’arte per i licei, insieme a Salvatore Settis. C’è bisogno di costruire strumenti di formazione alla cittadinanza. La partita che ci sta a cuore si vince o si perde a scuola.
intervista a cura di Rita Santucci e Emanuele Tanzilli
Mi piacerebbe che all’ Italia toccasse l’enorme fortuna di un governo formato da parlamentari con la levatura culturale del prof. Montanari, dove il professore fosse incaricato ministro dei Beni Culturali.
Scuola e famiglie: due pilastri capaci di costruire: una società civile equa e pacificata; un popolo consapevole di diritti e doveri per tutti; classi dirigenti attente e democratiche, col pensiero e l’azione volta costantemente a realizzare il cosiddetto “Bene Comune”. Queste le premesse irrinunciabili, da cui scaturisce tutto il resto.
Sono del tutto d’accordo. Ecco perché non trovavo per niente auspicabile il cosiddetto governo del cambiamento. In esso sulla scuola e la formazione di.un pensiero critico dei giovani non c’era traccia. Molto grave non designare un ministro adeguAto e non profonde re ogni sforzo in questa direzione.