Che l’asse Matteo Renzi – Sergio Marchionne fosse forte e coeso già da qualche anno era cosa nota: L’intesa è valida sin dal 2011, quando l’ormai ex sindaco di Firenze si schierava al fianco dell’imprenditore con il maglioncino blu: “Io sono dalla parte di Marchionne. Dalla parte di chi sta investendo nelle aziende quando le aziende chiudono. Dalla parte di chi prova a mettere quattrini per agganciare anche Mirafiori alla locomotiva America”. A quei tempi rottamava già la vecchia guardia del suo partito, attaccando Bersani sulla questione Fiat, accusato di parlare di “aria fritta”.
Dopo tre anni lo scenario è cambiato, ma il patto di ferro tra Renzi e Marchionne continua ad esistere. Durante la sua visita negli States, Matteo Renzi l’ha incontrato nel quartiere generale di Chrysler ad Auburn Hills, i due sono convinti di fare bene e vogliono tirare dritto, infatti Marchionne durante la visita in fabbrica dice: “Continuiamo ad appoggiare il presidente per l’agenda di riforme che sta portando avanti. E’ essenziale avere un indirizzo chiaro e penso che ce lo stia dando”, ha detto. Marchionne ha poi aggiunto che da parte di Fiat c’è “l’impegno a sviluppare attività in Italia”. Sulle critiche che sono giunte dal nostro Paese, Marchionne ha aggiunto: “Ho assorbito diverse critiche dall’Italia e me sono fregato” e ha consigliato di fare lo stesso al premier: “L’agenda che ha davanti il premier Matteo Renzi è enorme: il Paese è veramente da ricostruire. Bisogna ricominciare oggi a farlo”.
E dall’Italia, in serata da Floris su La7, arriva l’attacco spietato di Diego Della Valle: “E’ l’incontro fra due grandissimi sòla” cioè, spiega il patron di Tods: “Persone che non mantengono ciò che promettono. E mi dispiace per Matteo, ma dell’altro ho già parlato in diverse occasioni”.
Della Valle si lascia andare e commenta: “Renzi ha fatto tilt, è in stato confusionale, pensa di poter dire qualunque stupidaggine e contraddirla il giorno dopo Dice che combatte i poteri forti ma oggi era a casa di un potere forte. Renzi non ha mai lavorato e quindi non può parlare di lavoro come noi. Pensavo fino a qualche mese fa che potesse essere una risorsa per il paese e invece non ha fatto una sola cosa di quanto ha promesso. L’unica iniziativa è stata dare 80 euro, come ho fatto io nella mia azienda..” Ha poi specificato: “Renzi ha preso il 40%, ovvero la metà dei votanti – sottolinea Della Valle – ma la maggior parte erano voti del Pd, e comunque non è il padrone del Paese e non è stato votato per fare il premier, si presenti alle elezioni. Siamo già all’ultima spiaggia con un premier ragazzo che promette e non conclude e ministri con poca esperienza, non è vero che è l’unico governo possibile”. E alla domanda di Floris su una sua discesa in campo, Della Valle dice: “Io non faccio politica ma se serve mi rendo disponibile a dare una mano”.
Intanto dagli Stati Uniti è arrivata la stoccata di Renzi sull’articolo 18: “Se il reintegro è un obbligo costituzionale, come dice qualcuno, perché c’è per quelli sopra i 15 e non per quelli sotto i 15 dipendenti? Se è una scelta politica, invece, bisogna chiedersi se è la scelta migliore per il sistema italiano ed è una buona scelta che assicura la riduzione della disoccupazione?”
Ma la Cei non benedice Renzi: “i Vescovi – incalza il segretario generale della Cei, Galantino, nel corso della conferenza stampa a conclusione della sessione autunnale del Consiglio Episcopale Permanente – dicono che, al di là delle promesse, c’è la sensazione che si sia sordi a promuovere politiche fiscali. Noi diciamo che la famiglia non ci sembra messa al centro della società”. Da qui l’appello al governo: “basta con gli slogan, va ridisegnata l’agenda politica”.
Luca Mullanu