Comincia oggi l’approfondimento di Libero Pensiero in vista della Conferenza sul Clima di dicembre
“Un asino affamato è accovacciato esattamente tra due mucchi di fieno, ma non c’è niente che lo determini ad andare da una parte piuttosto che dall’altra. Perciò, resta fermo e muore”
Chiariamo subito un concetto: questo articolo parla di cambiamenti climatici e di rivoluzione, e lo fa dando notizie non proprio bellissime ricordandovi di vivere in un presente francamente brutto. Anzi, un presente oggettivamente difficile, complicato, spesso oscuro, in un mondo mai così interdipendente i cui processi socio-economici risultano inafferrabili per gli stessi governanti.
Nel mondo globalizzato (brutta espressione, concetto utile) si naviga a vista per definizione: mentre in tutta Europa riaffiorano nuovi nazionalismi, paradossalmente gli Stati-Nazione sono in piena crisi davanti all’impossibilità di governare processi che sfuggono alla loro portata, alla loro comprensione, fin’anche alla loro giurisdizione.
In fisica e nelle scienze sociali, un sistema complesso è un sistema in cui il tutto è maggiore della somma delle parti: i fenomeni locali e di breve raggio provocano, cioè, cambiamenti e interazioni incontrollabili nella struttura complessiva, tanto che il sistema nell’insieme non può essere studiato né governato. Sono sistemi complessi, tra gli altri: la vita umana, i sistemi economici e il clima. Già, il clima.
In altre parole, gli innumerevoli studi sull’argomento sono arrivati alla conclusione che, per l’interdipendenza e la complessità del sistema climatico, esso semplicemente non può essere governato: possiamo conoscerne i fenomeni locali, e così studiare i fenomeni atmosferici ed elaborare previsioni sul prossimo futuro, ma gli Stati non possono disporne per portare avanti i propri interessi e dovrebbero stare attenti a scherzarci troppo.
Quindi conviene domandarsi, davvero: può il battito d’ali di una farfalla in Brasile provocare un tornado in Texas? Come può uno Stato fermare un processo globale sfuggito alla logica umana? Le alluvioni di questi giorni e l’uragano Patricia che in queste ore sta colpendo le coste nordamericane ce lo ricordano: cosa può il piccolo uomo di fronte alla grande Natura?
Se è vero che il compito del saggio sta nel porre grandi domande, non già nel dare facili risposte, noi di Libero Pensiero News proveremo a fare la nostra parte, da qui alle prossime settimane. Dal 30 novembre all’ 11 dicembre, infatti, a Parigi si terrà la CoP21, ovvero la XXI Conferenza delle Parti della Convenzione delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCC). È un appuntamento storico e una grande occasione per prendere una decisione seria e (finalmente) vincolante sul tema: a dipendere dalle scelte che saranno prese in quella sede non sono singole Nazioni o singole categorie sociali.
Non si tratta di interessi particolari, ma a ben guardare la posta in gioca è la stessa possibilità della vita sulla Terra così come la conosciamo oggi.
La CoP21 e la mancanza di scelte forti
L’appuntamento con la CoP21 di Parigi è ancor più importante se si considera che i negoziati delle precedenti conferenze annuali (l’anno scorso a Lima, in Perù) sono stati immobilizzati per l’atteggiamento ambiguo e i veti incrociati degli stati. Per altro le premesse non sono delle migliori, visto il parziale fallimento delle stesse trattative preparatorie ai lavori di Parigi, tenutesi negli scorsi giorni a Bonn.
Il mantra sembra essere sempre lo stesso: “Keep calm and have another summit”, come se potessimo permetterci il lusso di sprecare altro tempo. Da una parte i Paesi in via di sviluppo, che non sono storicamente responsabili degli attuali livelli di emissioni (laddove possibilità di inquinare ha significato, nei secoli, una massiccia industrializzazione), chiedono ai paesi industrializzati di sostenere i miliardi di investimenti necessari alla transizione. Dall’altra, quest’ultimi, tra i quali figura anche l’Italia, si sono dimostrati molto restii a impegnarsi con dati concreti, non solo a parole.
Sembra di rivivere il paradosso dell’asino di Buridano (vedi sopra), l’asinello che, pur avendo a destra e a sinistra il cibo per vincere la fame, non sa prendere una decisione e perciò muore di inedia.
Da qui all’apertura della Conferenza di Parigi il 30 novembre manca poco più di un mese, tempo che a Libero Pensiero News dedicheremo ad approfondire, nei prossimi articoli, le posizioni e gli interessi in gioco nella CoP21.
Toccheremo temi disparati che danno il sentore dell’importanza della questione: il pensiero di Papa Francesco e del Dalai Lama, le intenzioni (meno nobili) di Cina e Usa, le stime scientifiche sulle riduzioni delle emissioni di Co2 necessarie e le implicazioni economiche, che secondo un’autrice di eccezione come Naomi Klein sono niente di meno che un attacco al Capitalismo. Gli argomenti non mancano.
Il rischio di morire nell’immobilismo generale, anche solo figurativamente, è dietro l’angolo e senz’altro un accordo ambizioso dipenderà anche dalla pressione che la stampa e l’opinione pubblica riusciranno a imporre sulle trattative.
Noi non siamo e non possiamo essere l’asino di Buridano.
Antonio Acernese