Erasmus: una sola parola, infiniti significati. Quanti sono i giovani studenti europei a cui questo termine ha cambiato la vita? In quanti hanno sofferto di depressione post-erasmus al loro ritorno in patria, dopo aver assaporato per mesi la vita lontano da casa, in un contesto multietnico e pluriculturale? Tanti, siamo davvero in tantissimi. Ebbene, ad oggi, dopo l’approvazione della legge Brexit, qualcosa sta per cambiare: l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea ha messo in crisi anche il programma Erasmus e si teme che esso sia giunto al termine. O meglio, che i paesi relativi al Regno Unito non potranno essere più coinvolti in alcuno scambio. Eppure sarebbe un peccato se milioni di giovani (inglesi e non) non potessero più usufruire di tale opportunità. Basti pensare al fatto che l’Erasmus+ sia un programma prettamente formativo, mentre la Brexit risulta essere invece una manovra in primis economica, con risvolti politico-sociali ancora poco chiari.
Il programma Erasmus+
Il programma Erasmus+ è stato ideato dall’Unione Europea per permettere ai giovani di spostarsi in altri paesi appartenenti alla comunità dando loro la possibilità di vivere e studiare all’estero. Tale iniziativa sponsorizza i giovani e la loro formazione scolastica oltre che lavorativa, in alcuni casi, attraverso veri e propri programmi stage e di tirocinio. Grazie ad un bilancio di circa 14,7 miliardi di euro, oltre 4 milioni di europei ricevono l’opportunità di frequentare un’università straniera, sostenere gli stessi esami degli studenti appartenenti al paese ospitante, formarsi, acquisire esperienza e fare volontariato all’estero. Le università aderenti sono tantissime in tutta Europa e a seconda della disponibilità delle borse di studio, è possibile, per gli studenti, candidarsi e ricevere assistenza durante l’iter burocratico. Ma non solo: Erasmus significa anche condivisione, spirito di adattamento, multilinguismo, international dinner, viaggi e soprattutto nuovi occhi con cui guardare il mondo ed approcciarsi ad esso.
Erasmus e Brexit: cosa sta succedendo?
Sembrerebbe che a causa della manovra Brexit, l’Erasmus sia in pericolo. Con il termine Brexit si indica l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, così come sancito dal referendum che si è svolto il 23 Giugno 2016, ove il popolo ha preferito votare a favore della Brexit, come sponsorizzato dal partito conservatore e dal Primo Ministro inglese Boris Johnson, il cui motto della sua campagna elettorale è stato Get Brexit done, piuttosto che per il Remain. La natura di questa manovra è stata prettamente economica e ad oggi, per ciò che ne concerne l’ambito dell’istruzione e della formazione non è chiaro se il Regno Unito continuerà a far parte dei programmi europei o se invece, una volta usciti dall’Unione Europea, bisognerà dire Bye anche al programma Erasmus+.
Nonostante ci siano tante preoccupazioni, tante domande al quale è difficile dare una risposta, è bene confermare che attualmente non c’è ancora nulla di concreto in merito a questa ipotesi e finché non verranno discussi i vari accordi tra UK e UE tutto resterà invariato. Ciò significa che la decisione del Parlamento britannico non avrà alcuna conseguenza sugli scambi in corso o su quelli che inizieranno in prossimità del nuovo anno 2020. Nei prossimi mesi, invece, inizieranno le trattative negozianti tra i funzionari britannici ed europei che porranno maggiore chiarezza sulla questione, anche se, purtroppo, le trattative potrebbero durare diversi anni.
Sembrerebbe che il partito Liberal-Democratico aveva proposto un emendamento all’accordo che avrebbe vincolato il governo a chiedere all’Unione Europea di rimanere all’interno del programma Erasmus+ anche dopo Brexit. L’emendamento è stato bocciato con 344 voti contro e 254 a favore. Ciò significa che Il Parlamento Uk ha approvato la legge sul recesso, ma ha respinto l’emendamento che obbligava Londra a rimanere nell’Erasmus+. È questo il motivo per cui si teme che il Regno Unito lascerà presto il programma.
Lo storico britannico Simon Schama ha commentato la questione affermando che “questa è una decisione miserabile, furto alle giovani e future generazioni”. Allo stesso modo, Sergio Battelli, presidente della Commissione per le Politiche Ue della Camera, ha affermato che “l’UE deve necessariamente ripensare il percorso educativo per le nuove generazioni. Solo lo scambio e l’integrazione faranno il cittadino europeo di domani, non le chiusure e gli arroccamenti”.
Potremmo parlare dunque di scambio internazionale?
Nonostante la Brexit ormai sia stata approvata, non è detto che non vi sarà una soluzione alternativa che permetta agli studenti di formarsi per un periodo limitato di tempo nel Regno Unito e viceversa. Uno degli scenari possibili è quello dello scambio internazionale o della partecipazione a pagamento, come già avviene in molti Paesi come la Turchia, la Norvegia o l’Islanda. O ancora, è probabile che siano le università a stabilire i futuri rapporti con le proprie controparti in Europa. In ogni caso sarà il Regno Unito a dover negoziare con i singoli Paesi i programmi di scambio.
Sabrina Mautone