Agli inizi del XIX secolo sorgeva sulla collina del Vomero a Napoli Villa Floridiana.
Questa la sua storia.
Ferdinando IV di Napoli, Ferdinando III di Sicilia e infine Ferdinando I delle Due Sicilie. Tre titoli, un solo re: Ferdinando di Borbone, regio consorte di Maria Carolina Luisa Giuseppa Giovanna Antonia d’Asburgo-Lorena o semplicemente Maria Carolina d’Asburgo. Oltre ad avere tanti nomi e blasoni, la coppia ebbe anche ben quattordici figli. Coppia affiatata? Tutt’altro.
Malgrado Maria Carolina non disdegnasse diletti extraconiugali, mal sopportava le donne che ronzavano attorno al coronato marito. Per quanto la decapitazione della sorella Maria Antonietta le avesse fatto perdere la fiducia nei riguardi degli ideali illuministi, di certo non poteva sbrigare simili faccende con i sicari. Era più consono, all’epoca, esiliare tutte le amanti del consorte. Ma tra queste, una la spuntò. Se già con la Repubblica Napoletana del 1799 i francesi furono una spina nel fianco per i Borbone, la seconda invasione napoleonica del 1806 indusse i reali alla fuga in Sicilia. Le vicende politiche siciliane privarono Maria Carolina di qualsiasi influenza politica, costringendola a tornare a Vienna. Fu allora che Ferdinando s’innamorò della siciliana Lucia Migliaccio.
Maria Carolina morì nel 1814 nel Castello di Hetzendorf e Ferdinando si consolò sposando Lucia ottanta giorni dopo il lutto. Duchessa di Floridia, vedova e madre di nove figli, di nobile stirpe toscana, di scarso ingegno e celebre per correre la cavallina.
Mentre nelle chiese del regno si celebravano ancora i funerali di Maria Carolina, Ferdinando e Lucia si sposarono segretamente presso la Cappella Regia di Palermo: lui 64 anni, lei 44. Francesco Duca di Calabria, figlio di Ferdinando, aveva seri dubbi sulla convenienza di una simile unione. Si raccontò, che a queste rimostranze, il re abbia risposto con un “Penz a mammeta, figlio mio, penz a mammeta”, alludendo ai molti amanti di Maria Carolina.
I francesi furono sconfitti e Ferdinando tornò a Napoli confortato dalla sua nuova moglie. Ben presto, a corte, iniziarono a circolare pettegolezzi. Qualcuno arrivò a insinuare che le disastrose condizioni finanziarie di Lucia avessero intenerito il sovrano tanto da indurlo al matrimonio. Inizialmente molti ritenevano che la Duchessa di Floridia fosse un’arrivista, ma appena ci si accertò che non le interessava minimamente la politica, ogni dissapore si dissolse rapidamente.
A dirla tutta anche Ferdinando era poco incline agli affari di governo, preferendo di gran lunga la caccia. Non gli sembrò vero che Lucia lo accompagnasse durante le battute, senza rimproverargli la scarsa attenzione al regno.
“Che bella cosa!” disse il re al Primo Ministro Acton “Ho una moglie che mi lascia fare tutto quello che voglio ed un ministro che non mi lascia niente da fare!”.
Nel 1818 Ferdinando e la moglie si recarono a Roma per ufficializzare la loro unione presso il papa. Per i suoi modi garbati, la Duchessa fu molto apprezzata alla corte papale; Ferdinando preferì portare a Pio VI quattro cinghiali ammazzati da lui stesso.
A Napoli, comunque, il re allestì all’amata moglie un appartamento nel Palazzo Reale, le acquistò un palazzo in piazza Santa Caterina (oggi Piazza dei Martiri) e una villa sulla collina del Vomero. A quei tempi il Vomero non era certo un quartiere di palazzine borghesi, ma una bella distesa di giardini patrizi e masserie.
La villa era appartenuta a Lullin, Jacob-Frédéric De Cherveaux, amante di Maria Carolina, poi passò alla famiglia Saliceti e infine venduta al re. Fu immediatamente apposta all’ingresso la dicitura “La Floridiana”: una scritta dorata in onore alla Duchessa di Floridia.
Per ampliare il giardino Ferdinando acquistò un podere limitrofo facendo costruire una palazzina che venne detta Villa Lucia. Per collegare la Floridiana con Villa Lucia venne realizzato un ponte. Per collaudarne l’efficacia, il re vi fece passare su sei cannoni.
Ideatore della villa fu l’architetto Antonio Niccolini, che operò sulla casina preesistete del Saliceti rimaneggiandola in stile Neoclassico. Realizzò tre terrazze raccordandole con uno scalone monumentale in marmo. L’edificio divenne la quinta scenografica di un giardino all’inglese, movimentato da praterie e cupi boschetti ombrosi. Immerse nel verde di Villa Floridiana vi erano bizzarre attrazioni: una vasca con loggia, una statua egiziana, una pescheria, un tempietto ionico e il Teatrino della Verdura, una struttura ellittica immersa in una siepe di mirto. Il Teatrino e il tempietto sono le uniche attrazioni sopravvissute e che ancora oggi possiamo ammirare alla Floridiana. Un tale aristocratico paradiso fu popolato anche di animali esotici, fra cui spiccavano alcuni canguri, che il re fece venire dell’Inghilterra in cambio di alcuni papiri ercolanesi.
Giunta l’ora di pensare al lascito, Ferdinando costrinse il figlio Francesco a firmare una dichiarazione che garantisse a Lucia il libero utilizzo della Floridiana, anche dopo la regale morte. In più, lo sgrammaticato testamento, scritto di suo pugno, le lasciava in eredità una somma di 360.000 ducati e tutto il mobilio della sua stanza privata. Ferdinando morì il 4 gennaio del 1825. L’anno seguente anche Lucia Migliaccio passò a miglior vita.
La villa passò alla figlia di Lucia, Donna Mariannina, e al consorte, il Conte di Montesantangelo. Il loro figliolo, affetto da demenza, passò parte della sua vita a gattonare tra i giardini e le terrazze della Floridiana, convinto di essere una delle bestie della villa. Sciagura colse anche l’ultimo proprietario, il Principe di Gerace. La moglie, la contessa di Santander, colta da uno strano raptus, scappò dalla dimora con il figlioletto. Il povero marito decise di vendere la villa ad un americano, e da costui fu venduta a un russo, quindi a un tedesco. Passò infine, nel 1916, al Demanio dello Stato Italiano che la trasformò in sede della collezione di Placido de Sangro, Duca di Martina.
Ma questa è un’altra storia.
Carlo Zarone
Non apprezzo l’ironia ed il sarcasmo di questa succinta e velenosa analisi della storia di Villa Floridiana!! La storia ha i suoi lati negativi, ma anche quelli positivi!! Villa Floridiana è un gioiello ereditato dai ragazzini di Napoli ..nei secoli!! Vi ho vissuto la mia spensierata infanzia!!! L’ho amata!!!
Il fatto che non si riesce a digerire che le due Ville: “FLORIDIANA e VILLA LUCIA” che nei secoli scorsi erano unificate e rappresentavano un motivo di vanto per Napoli e tutto il Sud disporre di una sana vastità di superficie che collegavano il Vomero a Napoli centrale grazie al collegamento del Ponte Niccolini alto c.ca mt. 16 Purtroppo al tempo d’oggi si assiste a inqualificabile abbandono con periodi di vergognose chiusure che impediscono l’utilizzo ai cittadini. C’è da augurarsi che i prossimi governi sappiano destinare quelle poche risorse per riportare la capitale del Sud agli antichi splendori.