La Polonia attualmente, per quanto riguarda l’aborto, si attiene ad una legge del 1993. Quest’ultima è considerata una delle più severe in Europa, la quale ne prevede l’esercizio solo in casi specifici: quando la donna rischia la vita, quando il feto ha gravi malformazioni oppure in caso di incesto o stupro.
Ciò che ha portato ad esaminare un nuovo disegno di legge è stato il dibattito dello scorso aprile, durante il quale molti sacerdoti hanno divulgato il documento della Conferenza Episcopale sostenendo la Fundacja Pro, associazione pro-life artefice della campagna “Stop Abortion”. Molte donne si sono opposte scendendo in piazza e protestando contro una legge che lo scorso 23 settembre è stata votata per la prima volta dalla Camera. Anche se dovrà affrontare altri due passaggi parlamentari, il risultato è preoccupante: su 460, ben 267 deputati hanno votato a favore di una legge che prevede l’aborto solo nel caso in cui la donna rischi la vita.
Il portavoce del governo di Diritto e Giustizia, guidato da Beata Szydło, ha giustificato questo disegno di legge sostenendo che bisogna “restaurare il primato dei valori cristiani di difesa della vita e distanziarsi dal comodo mainstream dell’Europa secolarizzata”.
Le organizzazioni femministe sostengono che si effettuino circa 150mila aborti clandestini l’anno. Alcune donne, invece, preferiscono andare all’estero per accedere ad un diritto che nel loro paese non è considerato tale.
Purtroppo i numeri parlano chiaro: il 58% del popolo polacco sembra essere a favore della legge anti-aborto. La Polonia potrebbe presto far parte degli otto Paesi in cui l’interruzione volontaria della gravidanza è proibita.
La protesta
Il neo-partito di sinistra RAZEM, nato nel maggio del 2015, ha invitato tutti i manifestanti contrari alla legge anti-aborto a vestirsi di nero e ad utilizzare l’hashtag #CzarnyProtest (“protesta nera”) su tutti i social network, diffondendo anche a livello mediatico la notizia della condanna di un diritto.
È possibile iscriversi su Facebook al gruppo Czarnyprotest Blackprotest.
Ilaria Cozzolino