Con l’arrivo del nuovo anno, in Svizzera arriva anche una straordinaria novità: la strada per cambiare sesso non sarà più impervia bensì sarà possibile pagare 75 franchi – all’incirca 70 euro – e recarsi all’ufficio di Stato Civile del proprio Comune. Tale beneficio è concesso anche ai giovanissimi: coloro i quali hanno un’età inferiore ai 16 anni hanno il dovere di richiedere il consenso a chi ne fa le veci, mentre a partire dai 16 anni si potrà procedere mediante la sottoscrizione di un’autocertificazione con la quale ci si dichiara consapevoli e certi di non appartenere al sesso presente sui documenti sino ad allora in vigore. L’età è stato un punto cruciale e a lungo dibattuto durante le discussioni parlamentari: da un lato veniva ribadita l’importanza della figura genitoriale e della guida di cui necessitano i giovani per meglio orientarsi nel lungo percorso di crescita e sviluppo, dall’altro veniva invece esaltata l’importanza della libertà e della responsabilità degli stessi.
L’entrata in vigore di tale legge rappresenta un cambiamento significativo per la Svizzera, la concretizzazione della volontà di emanciparsi culturalmente e socialmente in modo tale che tutti i cittadini possano godere dell’imprescindibile privilegio di sentirsi liberi: liberi di essere, a tutti gli effetti, la persona che sentono e che desiderano poter essere nella vita. Viene dunque annullato l’obbligo di presentare certificati medici che attestino l’identità transgender, di sottoporsi necessariamente a visite talvolta invasive, a trattamenti ormonali, ad operazioni chirurgiche. Vengono dunque meno delle clausole che richiedono tempistiche piuttosto lunghe – aspetto che inevitabilmente richiede uno sforzo psicologico non indifferente – e quantità ingenti di denaro di cui non tutti dispongono, aspetti che spesso ritardano il processo di transizione fisica e burocratica.
«Abbiamo optato per una procedura semplice e rapida” afferma il Governo. “È una legge rivolta a tutti coloro che hanno la convinzione intima di non appartenere al sesso con cui sono stati iscritti all’ufficio dello stato civile».
Il 1 Gennaio 2022 per la Svizzera non costituirà dunque solo l’inizio di un nuovo anno, ma il prosieguo di un processo già avviato che prevede la costruzione di una realtà “fluida”, in grado di rispondere adeguatamente alle esigenze del singolo, un processo che prevede la rottura delle catene del passato cui molti Paesi sono ancorati. La realtà sta cambiando, e con essa anche le persone, i desideri, i bisogni. Non è allora possibile, né corretto, ignorare quanto accade al di là dei nostri muri fisici e mentali.
Dovremmo tutti imparare a riconoscere la fluidità che si sta facendo strada nella quotidianità, imparando ad accettarla e a convivere con essa. Esserne spaventati è umano, censurare i diritti di tutti è disumano. Ignorare l’esistenza di una problematica quale quella della disforia di genere è un chiaro gesto di intolleranza, causa di comportamenti omofobi e transfobici, causa di episodi di violenza di cui le testate giornalistiche sono tristemente piene.
È davvero questa la realtà che abbiamo sempre sognato, e che speriamo di lasciare ai posteri? La Svizzera sembra aver trovato la giusta risposta a tale quesito, e con essa la tanto agognata luce in fondo al tunnel: il cambiamento.
Aurora Molinari