Black Mirror 4, la tanto attesa nuova stagione di Netflix, ha fatto il suo debutto il 29 dicembre. Oltre a stilare la classifica degli episodi, c’è chi l’ha recensita negativamente. A prescindere da ciò, Black Mirror ci vuole far riflettere, ci vuole mettere davanti ad una nuda e cruda realtà: di questo passo non saremo altro che schiavi della tecnologia, una gabbia creata dall’uomo in cui si è auto intrappolato e da cui non riesce e non vuole uscire. Un esempio classico è la dipendenza dai social media, dai cellulari e tutto ciò che riguarda le nuove tecnologie. Insomma, siamo nel 2018, cosa ci aspettiamo? L’avanzamento, in generale, porta ad innovazioni di cui l’uomo si serve per vivere e, talvolta, sopravvivere in questo mondo. Ma sia chiaro, non c’è nulla di negativo in tutto questo. Fa semplicemente parte del progresso. Ad esempio, i passi da gigante nella ricerca non sono di certo un fattore negativo.

Al contempo, però, sempre più evidente è la nostalgia dei tempi andati, che hanno preceduto il XXI secolo. Gli esempi sono tantissimi: dalla moda ai remake o reboot dei film, dal ritorno della pellicola istantanea alle console con annessi videogiochi che hanno segnato la nostra infanzia e/o adolescenza.

Sembra quasi che la tecnologia, al giorno d’oggi, serva a farci tornare indietro a causa di un incessante bisogno di rivivere un qualcosa che ormai è svanito a causa del progresso stesso.

È un loop dal quale sembra non si voglia uscire, soprattutto ultimamente. Più passano gli anni, più si ha il bisogno di restare legati a qualcosa che ci dia sicurezza, che non ci faccia oltrepassare la linea della nostra zona di comfort. Il progresso ci piace, ne siamo assuefatti ma, contemporaneamente, ci destabilizza e dobbiamo avere il tempo di assimilare le novità che ci propone, facendole rientrare nella nostra quotidianità. Quante volte un odore, un sapore vi ha portato ad un particolare momento della vostra vita? Lo avrete sicuramente apprezzato con un velo di nostalgia, vi avrà strappato un sorriso o vi avrà fatto emozionare. È più o meno la stessa cosa di quando decidiamo di indossare un cappotto anni ’80, che magari deridevamo guardando le foto dei nostri genitori. Quel cappotto ci piace, va di moda ma è anche un qualcosa che è ritornato. Quanti di noi vorremmo rivivere dei momenti che ci hanno dato sicurezza e ci hanno fatto sentire nel posto giusto? Tutti, solo che questi non ritornano, nemmeno col progresso.

Fin qui non c’è nulla di strano. Il problema sorge quando ad una buona dose di retrò si affianca la critica ad un presente sempre più alienante. Nessuno si è chiesto se ogni singola persona, compreso se stesso, sia artefice di questo cambiamento? Ci si lamenta spesso della società, dei ragazzi di oggi, come se non avessero sogni nel cassetto o non provassero le nostre stesse emozioni. I cosiddetti Millennials, la Generazione Y di cui si sente tanto discutere ultimamente. Ma siamo davvero così sicuri di non farne parte quanto loro?

«Millennial s. m. e f.  Persona nata tra il 1985 e il 2005.»

È così che la Treccani ci spiega il reale significato di questo termine. La Millennial Generation è «caratterizzata da un maggiore utilizzo e una maggiore familiarità con la comunicazione, i media e le tecnologie digitali». Nel mondo del giornalismo, questo termine viene comunemente usato per indicare i nati dal 2000 in poi, errore voluto per tirarsi fuori da tutto ciò che riguarda «i giovani di oggi».

C’è dell’ironia in tutto questo: sono proprio gli adulti a fornire strumenti sempre più discutibili nelle mani di questa generazione e poi additarli per determinati comportamenti.

Un particolare episodio di Black Mirror mi ha portato a questa lunga riflessione. Hang the DJ è forse ciò che potrebbe in parte diventare realtà. I protagonisti di questa storia sono Frank e Amy che, come tutti, si attengono al Sistema: gli innumerevoli appuntamenti al buio che gli fissa il Coach non sono altro che finalizzati a trovare l’anima gemella. È possibile che un metodo simile sia attendibile al 99,8%? «Tutto avviene per una ragione», rassicura la voce metallica dopo aver fissato l’ennesimo appuntamento ai due amanti tra cui c’è una reazione chimica che il Sistema non prevede. Sedersi al tavolo di un ristorante con uno sconosciuto e scoprire che con lui dovrai convivere per un anno – o anche di più – è un qualcosa che noi non riusciamo proprio ad immaginare. Fortunatamente nella vita reale esiste il libero arbitrio.

I Millennials non sono i protagonisti di Black Mirror

Inevitabilmente ho pensato a tutte le applicazioni di incontri che oggi usano in molti. Tinder, OkCupid, Lovoo, Happn, Once e tanti altri, sono tutti programmi che analizzano i nostri interessi e ci propongono persone con le quali potremmo avere particolare affinità. Dopo la creazione di queste, perché ci si continua a lamentare della nuova generazione sostenendo che non abbia gli stessi valori di chi è nato prima? In fondo, proprio a causa delle creazioni delle vecchie generazioni, la società si sta trasformando: non sono i valori ad essere cambiati, ma il modo in cui vengono trasmessi. Avere un mezzo istantaneo per conoscere persone nuove, restando nelle quattro mura di casa, ha portato all’alienazione. Certo, è molto più semplice socializzare attraverso uno smartphone piuttosto che approcciare con qualcuno in un locale. Ma è pur vero che gli strumenti per restare nella nostra zona di comfort sono infiniti e non è detto che non si possa farne uso.

Care vecchie generazioni, il progresso non è altro che qualcosa con cui tutti facciamo i conti, a prescindere dall’età. Non fateci sentire fuori posto e persone prive di valori ed emozioni perché non ci limitiamo ad avere un solo partner nella nostra vita, non giochiamo in cortile o non ascoltiamo la musica che ha fatto la storia. Piuttosto, trasmetteteci ciò che le generazioni passate vi hanno insegnato, se pensate che sia giusto così.

Ilaria Cozzolino

3 Commenti

  1. Il titolo non ha niente a che fare con il contenuto dell’articolo, che mi sembra tutt’al più un insieme di “idee” neanche tanto originali. Non capisco cosa c’entra analizzare la singola puntata di Black Mirror, dal momento che il messaggio che vuole trasmettere non mi sembra lo stesso che hai percepito tu. Infatti la puntata vuole riflettere sul fatto che il “Sistema” sia consapevole dell’attrazione chimica tra i due e li separa, spingendoli a ribellarsi ad esso ma allo stesso tempo imprigionandoli nella sua logica, non permettendone così la reale ribellione. La tua mi sembra un’analisi un po’ troppo semplicistica.
    In ogni caso non è stato analizzato realmente il rapporto tra Millennials e tecnologia, o comunque la loro trasposizione nel telefilm.
    Pessimo articolo.

    • Mi dispiace dover rispondere ad un commento scritto da qualcuno che non ha il coraggio di palesarsi. Ad ogni modo, non impongo il mio pensiero fatto di “idee poco originali”, come lei sostiene. È libero di disprezzare l’articolo ma, se fosse una persona con un minimo di correttezza, commenterebbe utilizzando il suo vero nome e cognome.

      • Il fatto che io desideri restare anonimo non mi sembra rilevante. Avrei preferito da parte sua una risposta più pertinente alla mia critica anziché soffermarsi sullo pseudonimo da me utilizzato.

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