Le brutte abitudini sono dure a morire. Come troppo spesso accade nel bel Paese, la voglia di fare dei politici – o politicanti – si riduce al periodo elettorale, che inizia più o meno un anno prima della fatidica data. L’improvviso altruismo dilaga, si fa strada nei meandri delle città, scovando le malefatte della giunta comunale attuale o precedente. Insomma, nessuno è in grado di gestire qualcosa, tranne chi punta il dito e sbraita nelle piazze con un microfono fomentando nient’altro che astio e non proponendo soluzioni valide.
Noi, abitanti della Terra dei Fuochi, subiamo di continuo le conseguenze di scelte altrui, di chi di noi, del nostro benessere, delle nostre vite non se ne frega niente.
Cari lettori, mettetevi comodi perché sto per raccontarvi l’ennesima barzelletta tutta all’italiana.
Il 2 agosto 1991, a Scisciano (NA), nacque la società E.R.I. Italia S.r.l. European Reclamation Industries, finalizzata «alla creazione e alla gestione di iniziative industriali volte alla lavorazione, tramite processo di trasformazione fisica, di pneumatici usati per la produzione di granulato di gomma, acciaio pesante, tessuto e quanto altro ricavabile dagli stessi, nonché la commercializzazione dei prodotti specificati».
Ma qualcosa andò storto. Il 22 agosto del 1992 – circa un anno dopo la costituzione della società – il sopralluogo, effettuato da un tecnico comunale e dai Carabinieri di Marigliano (NA), rivelò difformità rispetto alle norme comunitarie e alle normative vigenti: la normativa sismica non era stata rispettata e non era stata data comunicazione di inizio lavori.
In seguito, due incendi – uno accidentale e uno presumibilmente doloso – distrussero alcuni pneumatici. Così, dopo un mese dall’ultimo incendio (07/10/99), il sito venne posto sotto sequestro giudiziario.
Il 1 ottobre 2013 venne stipulata una convenzione – mossa da una interrogazione parlamentare del Movimento 5 Stelle – tra Ecopneus e il Comune di Scisciano «per la rimozione di un quantitativo di PFU (pneumatici fuori uso)». Finalmente, il 7 ottobre dello stesso anno ebbero inizio le operazioni di prelievo: 8483,43 tonnellate di PFU furono rimossi dal sito e conferiti presso appositi luoghi di smaltimento. Ben 42.700 euro investiti a causa della deresponsabilizzazione dei fantomatici proprietari. Intanto, gli pneumatici colpiti dagli incendi sono ancora lì poiché «ogni altro rifiuto diversamente classificato per legge (tra cui i PFU combusti) esula dalle attività previste nell’autorizzazione Ecopneus: non sono stati e non possono essere oggetto di intervento».
Ci sono rischi per la salute?
I dati dei prelievi di terra, ceneri e resti di combustione, effettuati dall’ARPAC presso il sito della società E.R.I. Italia S.r.l., rivelano che non vi è alcun pericolo: «relativamente ai parametri accertati ed in relazione all’origine, il rifiuto è classificabile come Rifiuto Speciale NON PERICOLOSO». Ciò non significa che l’area non sia inquinata o non ci sia un maggior quantitativo di polveri sottili nell’aria, ma sicuramente possiamo constatare che il Comune di Scisciano si è fatto carico di quanto poteva.
Gli attivisti del M5S, però, non hanno ben chiare alcune dinamiche, nonostante possedessero gli stessi documenti di cui ho usufruito io per raccontarvi questa storia e nonostante fossero stati il motore di questa operazione.
La legge non ammette ignoranza, ma la madre degli stolti è sempre gravida.
Il problema di fondo è che non si può bonificare un terreno sul quale giacciono ancora PFU combusti. La loro rimozione è a carico dei proprietari, responsabili dell’inquinamento di quella zona e della salute dei cittadini (pensate per un attimo se fossero state inquinate le falde acquifere). Dunque, è giusto voler essere a conoscenza delle operazioni interne al Comune, ma è anche vero che il M5S non ha mai varcato la soglia del Municipio per chiedere formalmente i dati relativi al sito. L’unico modo di comunicazione è stato quello dei post su Facebook, dove si chiedeva pubblicamente di ricevere notizie sullo stato di bonifica del sito e delle tonnellate di PFU ancora da smaltire, nonostante sia stato ripetuto più volte che solo i diretti interessati possono smaltire privatamente i PFU combusti.
La verità è che – permettetemi il linguaggio – si fa a gara a chi urina più lontano, non ci si preoccupa minimamente dell’essere attivi sul territorio in modo serio e costante.
L’ultima volta di cui si è discusso del “Cimitero delle gomme” è stato nel precedente periodo elettorale, dopodiché tutti hanno ignorato il problema.
Il caso ha voluto che quest’anno l’argomento fosse nuovamente oggetto di discussione, sia tramite internet, sia tramite incontri nelle piazze del paese. Ovviamente, ogni riferimento alle elezioni comunali del 2018 è puramente casuale.
Nessuno ha realmente interesse nel rimuovere i PFU e bonificare il sito, nessuno ha realmente interesse nel tutelare i cittadini. Il gioco dei prestanome, della campagna elettorale e degli attivisti che alzano polveroni per farsi strada in un mondo politico non adatto a loro, ha funzionato ancora una volta.
Ilaria Cozzolino