Il 20 gennaio Barack Obama trasferirà ufficialmente i poteri a Donald Trump.
Forte fragore e agitazione aleggiano tra i curiosi osservatori esteri, il popolo americano e quello messicano.
Non è ancora ben chiaro cosa realmente accadrà con Trump al potere, ma di certo alcune indiscrezioni non si fanno attendere.
Trump si è, difatti, già fortemente prodigato affinché le proprie idee di governo fossero chiare prima ancora di accedere allo Studio Ovale nelle vesti ufficiali di Presidente degli Stati Uniti d’America.
Numerosi sono i risultati che intende porre in essere, molti dei quali in disaccordo con la linea politica portata avanti dal futuro ex Presidente, Barack Obama.
Primo punto di evidente disaccordo è l’Obamacare, definito anche Patient Protection and Affordable Care Act. Si tratta, più precisamente, della principale riforma riguardo alla sanità ad opera del governo Obama incentrata sull’accesso alle cure mediche per i cittadini americani.
Trump si schiera contro tale riforma, attraverso un tweet del tycoon che recita: «la gente deve ricordare che l’Obamacare non funziona e non è a buon mercato. 116% di aumenti (Arizona). Bill Clinton lo ha definito folle».
I parlamentari repubblicani si dicono favorevoli a tale posizione, ma certo abrogare questa riforma significherebbe privare milioni di americani di una protezione sanitaria essenziale. Per tale ragione, a seguito del recente incontro con Obama, Trump afferma di riservarsi di salvare alcuni punti dell’Obamacare.
Se su alcune scelte Trump potrà contare sull’appoggio dei propri compagni di partito, dovrà d’altro canto tenersi pronto a dover cercare un compromesso per tematiche come quelle ambientali ed economiche.
Nello specifico, Trump potrebbe aver bisogno dell’appoggio del partito democratico per l’approvazione di politiche protezionistiche contro cui i Repubblicani (tradizionalmente a favore del libero mercato) potrebbero schierarsi. Di pari passo vanno i dubbi riguardanti la possibilità di appoggio repubblicano riguardo all’intenzione del futuro governo Trump di smantellare il NAFTA, piuttosto che l’accordo riguardante il libero scambio con Messico e Canada.
Interessanti segnali d’apertura da parte di alcuni senatori schierati a sinistra quali Bernie Sanders ed Elizabeth Warren si intravedono per quanto riguarda futuri investimenti infrastrutturali e penalizzazioni per concorrenti come la Cina colpevoli di aver “sottratto” posti di lavoro agli USA.
Se, però, da un lato assistiamo a un positivo interesse verso il futuro operato di Donald Trump, dall’altro lato possiamo assistere ad azioni politiche che puntano a far sì che il futuro Presidente cambi rotta in materia ambientale e sociale.
Un esempio chiaro è la nuova legge in fatto di divieto d’estrazioni minerarie dalle cime delle montagne, che entrerà in vigore il 20 gennaio, e il blocco delle estrazioni petrolifere al largo della costa atlantica. Si prevede, inoltre, in data 21 gennaio una marcia a Washington contro l’atteggiamento di Trump nei confronti delle donne e un concerto a Miami in contemporanea con la cerimonia di giuramento di Trump.
Nuovi scontri in ambito politico, ancora, riguardano il recente annuncio del tycoon riguardo alla valutazione delle condizioni finanziarie e materiali per la costruzione del muro sul confine con il Messico.
Riguardo quest’ultimo, inoltre, attacchi alla General Motors sono stati mossi da Trump in riferimento alla produzione delle loro auto in territorio messicano, per poi rivenderle negli USA, e sono stati avvertiti del pagamento di «grossi dazi» nel caso in cui si rifiutino di riportare il lavoro in America. La Ford, in questo, si è dimostrata furba portando gli impianti per la produzione della Lincoln in Kentucky piuttosto che in Messico.
Focale interesse, dunque, del governo Trump è porre affidabilità e sicurezza finanziaria americana al primo posto. A tal proposito sarà Jay Clayton, avvocato di Wall Street, il futuro presidente della Securities and Exchange Commission.
Di lui Trump parla come di «un esperto di grande talento su molti aspetti delle leggi e della regolamentazione finanziaria. Garantirà che le nostre istituzioni finanziarie possano prosperare e creare posti di lavoro, rispettando allo stesso tempo le regole».
Altro punto d’interesse riguarda lo smantellamento del carcere di massima sicurezza di Guantanamo.
Quest’ultimo è finito sotto accusa a causa di torture e abusi nei confronti dei detenuti avvenuti durante l’amministrazione Bush. Una delle promesse del programma politico di Obama era proprio la chiusura di tale carcere, attraverso un programma di trasferimento dei detenuti. Trump si schiera contro tale decisione affermando che «non dovranno esserci altre scarcerazioni da Guantanamo. Sono persone estremamente pericolose e non si deve consentire che tornino sul campo di battaglia». Tweet di sfida sono stati postati dallo staff di Obama in risposta a tali dichiarazioni.
Per concludere, sul piano della politica internazionale, si prospetta una futura distensione dei rapporti con la Russia, peggiorati a causa dell’espulsione di 35 funzionari (identificati come spie) da parte dell’odierna amministrazione Obama. Meno pacifici, invece, si dimostrano i rapporti futuri USA-Cina e USA-Corea del Nord.
Nello specifico, Trump ritiene impossibile l’imminente lancio di un missile balistico intercontinentale che il leader nordcoreano Kim Jong-un, già chiamato da Trump «maniaco» durante la campagna elettorale, minaccia di scagliare contro gli USA. A ciò si aggiunge che scagliandosi contro Pechino parla di «un commercio totalmente a senso a unico».
Chiaramente Trump non teme di esprimere la propria opinione, ma bisognerà attendere per scoprirne gli effetti.
Ginevra Caterino