Una lunga inchiesta giornalistica, che ha coinvolto i più importanti quotidiani internazionali, ha dato vita allo scandalo dei cosiddetti Panama Papers ovvero dei documenti trapelati da una delle più importanti società del mondo, la Mossak Fonseca, che si occupa della nascita e dello sviluppo di società offshore.

Per poter comprendere al meglio la gravità dello scandalo, che riguarda soprattutto le più grandi company controllate da politici, banche e capi di Stato, bisogna capire cos’è una società offshore: Il termine società offshore (o off-shore) identifica una società registrata in base alle leggi di uno stato estero, ma che conduce la propria attività al di fuori dello stato o della giurisdizione in cui è registrata.
Grazie a questa definizione risulta più chiaro ciò di cui si occupava la sopracitata Mossak Fonseca la quale gestiva, per conto dei suoi clienti, società in “paradisi fiscali” ovvero paesi con condizioni fiscali privilegiate come ad esempio la Svizzera, le Seychelles o le Isole Vergini. La Mossak Fonseca ha sede a Panama, da questo il nome Panama Papers, ma ha ben 600 dipendenti in 42 diverse nazioni.

Le modalità con cui emergono i vari documenti sono molto simili a quelle che hanno caratterizzato gli scandali WikiLeaks e VatiLeaks: un dipendente anonimo della Mossak ha segretamente consegnato alcuni documenti riservati al giornale tedesco Süddeutsche Zeitung precisando come, con questo gesto, stesse mettendo a repentaglio la propria vita.
Il quotidiano tedesco ha poi condiviso le informazioni ed i documenti ottenuti con il Consortium of Investigative Journalists che, a sua volta, ha contattato 100 organizzazioni giornalistiche di 80 paesi tra cui il Guardian, la BBC e, in Italia, L’Espresso.
Si parla di 11,5 milioni di documenti per 2,6 terabyte di dati; ecco perchè gli esperti la definiscono la più grande fuga di notizie della storia, inoltre, si tratta di di file riguardanti le attività di Mossak Fonseca dall’anno della sua nascita (1997) fino ad ora e quindi sono coinvolte ben 214.000 società e 14.000 clienti, 143 politici di tutto il mondo tra questi.

Bisogna specificare che vi sono dei casi in cui è possibile avere dei soldi nei “paradisi fiscali”; innanzitutto devono essere informate le autorità competenti e poi devono esservi delle situazioni di necessità come il caso in cui ci siano regole da superare particolarmente rigide di alcuni paesi sullo scambio di valuta oppure per proteggere i propri patrimoni da furti.

Nel caso dei Panama Papers, come ammette un socio della Mossak che afferma che “il 95 per cento del nostro lavoro coincide con la vendita di sistemi per evadere le tasse”, si sta parlando di scopi illegali volti a nascondere ricchezza per evitare di dover pagare le tasse dovute nel paese interessato e per riciclare denaro.

Nei file, a conferma di ciò, ci sarebbero riferimenti a corruzione, violazioni e organizzazioni criminali.

Come già accennato in precedenza, sono stati coinvolti importanti nomi della politica e non solo tra cui il Primo Ministro islandese, David Gunnlaugsson, il quale è stato costretto a dimettersi a causa dei suoi conti off-shore. È emerso anche il nome del neo-Presidente della Fifa, Gianni Infantino, oltre quello del premier britannico David Cameron, di alcuni collaboratori di Putin, del Re Salman dell’Arabia Saudita e del Presidente ucraino Petro Poroshenko. Inoltre ci sarebbero stati banconote e lingotti nel “tesoro” intestato all’ex maggiordomo di Marine Le Pen. Ben 28 banche tedesche, insieme alla Credit Suisse e all’HSBC, sono state accusate di aver aiutato i loro clienti ad evadere le tasse.
Anche in Italia ci sono stati alcuni coinvolgimenti come quello di Marcello Dell’Utri e di Montezemolo tanto che l’Agenzia delle Entrate ha dichiarato di voler fare chiarezza sulla questione.

Nonostante le diverse dichiarazioni di non colpevolezza, la questione avrà dei risvolti importantissimi a livello globale: Putin ha dichiarato che l’operazione Panama Papers come voluta dalla C.I.A, mentre Obama e Bruxelles si sono mostrati soddisfatti dei risultati che sta ottenendo la lotta all’evasione.

Intanto Edward Snowden, whistleblower del Datagate, tramite Twitter ha detto: “La storia dietro i PanamaPapers? Il coraggio è contagioso“.

fonte: ilpost.it

Fabio Palmiero

Quotidiano indipendente online di ispirazione ambientalista, femminista, non-violenta, antirazzista e antifascista.

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