Ambulanti presenti sin dalle prime luci dell’alba, file di macchine già dalle 8:00 di mattina per accaparrarsi il parcheggio più vicino al centro storico, tutti in fermento e pronti ad onorare una delle più sentite tradizioni aquilane. L’Aquila si accinge a respirare aria nuova con un leggero retrogusto di salsiccia e cipolla, must del pranzo, tra le bancarelle della Fiera dell’Epifania giunta alla settantesima edizione.

«È bellissimo vedere il centro storico così affollato in questo tradizionale giorno di festa» – ha commentato in una nota il sindaco, Pierluigi Biondi – «Un dato significativo è l’arrivo di moltissimi visitatori da tutta la regione. Un successo che ribadisce l’importanza e il significato di questa manifestazione.»

Biondi si è congratulato con l’organizzazione e, in particolare, con gli assessori al commercio Alessandro Piccinini, alla mobilità Carla Mannetti e alla Protezione civile Emanuele Imprudente, con il vice sindaco e assessore ai Lavori pubblici Guido Liris, con il direttore della FIVA Confcommercio Alberto Capretti, che hanno lavorato per mesi con impegno ed entusiasmo alla riuscita di questa manifestazione tanto cara agli aquilani.

«Ringrazio il Corpo di Polizia municipale, le forze dell’ordine, il personale del Comune e le società Asm e Ama per il loro contributo – ha aggiunto – Un sentito ringraziamento a tutti gli ambulanti che hanno animato la manifestazione, in particolare quelli aquilani. Ribadisco la volontà, già espressa dall’assessore Piccinini, di prevedere, il prossimo anno, un’area riservata a loro. Ci auguriamo e contiamo, nella prossima edizione, di poter ampliare l’area interessata dalla Fiera, in modo da poterci gradualmente riavvicinare alle dimensioni e al numero di postazioni che si avevano prima del sisma.»

È proprio il post-sisma e la grande voglia di rinascita che spinge, in modo molto più importante oggi rispetto a 10 anni fa, i cittadini aquilani a partecipare a questa fiera. Quasi sembrano sparire puntellamenti e cartelli con scritto “ZONA ROSSA”. Si prova a respirare un po’ di normalità in un centro storico che fa fatica a rinascere, a ripartire. Strade deserte nei giorni “normali”, pochi passi risuonano tra i vicoli della bomboniera d’Abruzzo. Il 5 gennaio profumi e voci di terre vicine e lontane animano la città, la ressa per assicurarsi il solito macchinario che taglia le verdure, il panno che pulisce alla perfezione i vetri, il togliragnatela. I soliti passeggini che rallentano il cammino ed è subito ora di pranzo.

L’usanza aquilana vuole come segno inequivocabile della propria presenza alla fiera, il pranzo con la piadina guarnita con salsiccia, peperoni e cipolla e quindi file interminabili agli stand romagnoli  già ben forniti del necessario, cotto in mattinata per snellire più celermente le affamate code. Con lo stomaco pieno e l’alito simpatico, si riparte per un altro giro tra le bancarelle e, alla fine, stanchi e sfiniti dalla giornata ci si riavvia alle vetture parcheggiate km e km lontane.

Sembra una bella cartolina, piena di vita e colori. Una fiera come tante, forse, ma per i cittadini aquilani sintomo di attaccamento alla città ed alla terra. Non si può mancare perché L’Aquila merita questa flebo di vita ed i cittadini questa boccata di normalità.

Se non si è aquilani, forse, è difficile comprendere  cosa significhi vedere il centro storico medicato, bendato, nel tentativo di ripartire da, ormai, quasi 9 anni. Ogni gru sempre lì a ricordare ciò che era e non è più. Solo il tempo e la pazienza potranno restituire l’antica bellezza originaria. Per ora ci si accontenta di ricordare e, il 5 Gennaio, regala ogni anno l’illusione che sia tutto apposto e nella norma. Fa riflettere quanto ciò che prima era dato per ovvio, una volta perso, diventi straordinario. Questa epifania 2018 è stata persino graziata da un sole caldo ed un clima molto gradevole che ha reso il tutto ancora più bello, ha scaldato le ossa di edifici rimasti freddi scheletri e quei cuori aquilani tuttora speranzosi che, un giorno, L’Aquila tornerà a volare.

Valentina Di Fonzo

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