– DI EMANUELE TANZILLI
emanuele.tanzilli@liberopensiero.eu
No Maria, io la lettera non la apro, anzi me ne torno a casa.
Cari amici, nella classifica mondiale delle attività più irritanti e frustranti di tutti i tempi, la fila alla Posta è senza dubbio ai primi posti, se non al vertice assoluto. Ognuno di noi almeno una volta nella vita ci è passato, e sa cosa significhi, in modo particolare qui al meridione, doversi sottoporre a questo tantalico rito.
Bollette, pensioni, lettere e pacchi, vaglia e prelievi: quale che sia l’operazione da compiere, il tutto comincia di solito con un bel segno della croce e finisce, tre/quattro ore dopo, con imprecazioni varie e una serie di istinti che vanno dalla piromania alla strage plurima. Una statistica di qualche tempo fa evidenziava che il tempo trascorso in fila, negli uffici postali del Nord, superava la mezz’ora solamente in un caso su quattro, mentre al Sud questo accadeva in tre casi su quattro.
Una perdita di tempo scandalosa, avvilente, mortificante, più tutta un’altra serie di aggettivi terribili, che è dovuta ad una serie di fattori psico-sociali tra cui: la disorganizzazione degli uffici postali di cui sopra; la scarsa vena lavorativa degli impiegati; la cronica mancanza di civiltà dei cittadini/clienti. Perché noi, a Napoli, dobbiamo sempre fare a capa nostra, perché tanto siamo napoletani e quindi che ce ne frega a noi.
E così ecco un prolificare quotidiano di furberie all’insegna di estro e creatività, il “chiedo solo una cosa”, il “passo un attimo che ho la macchina in sesta fila”, il mercato nero dei numeri che comincia alle tre di notte, il “signo’ me la pagate questa bolletta voi che i numeri so’ finiti?”, gli operatori che si alzano per fare una fotocopia e spariscono per intere settimane, e via dicendo.
Di recente poi, in alcune località tra cui la nostra amena Casoria, le brillanti menti dirigenziali hanno pensato bene di cambiare le modalità di accesso agli uffici. In pratica, adesso si deve fare la fila pure per entrare. La fila prima della fila. Nei locali si entra dieci alla volta, come in discoteca, tutti gli altri aspettano fuori il loro turno. Che poi piova, nevichi o ci siano venti gradi sotto zero non importa, almeno dentro si mantiene l’ordine. Vi assicuro, vedere anziane pensionate costrette ad attendere lunghi interminabili minuti, in piedi al gelo, soltanto per poter mettere piede in un ufficio a ritirare pochi spiccioli, mi fa arrabbiare. Anzi, mi fa incazzare. Questo è lo Stato che si prende cura dei cittadini? Che s’inventeranno ancora, buttafuori che non lasceranno entrare chi non è vestito a modo? Poste Italiane è una società che fornisce servizi pubblici o una loggia massonica per pochi eletti? Domande retoriche, per carità.
L’alternativa, in parte, esiste, ed è rappresentata dai circuiti Lottomatica e dalle cosiddette “poste private”, che tuttavia spesso non sono in grado di garantire i medesimi servizi o richiedono costi ben maggiori. Il quadro che ne risulta è un monopolio de facto che ancora una volta penalizza i più deboli, i meno abbienti e gli anziani. Ditemi voi cosa resta, ad un precario che salta una giornata di lavoro per pagare puntualmente l’affitto ed evitare di essere sfrattato. Che umanità può esserci nel lasciare decine di persone in attesa in mezzo alla strada, per costringerle poi magari a confrontarsi con l’incompetenza e l’inadempienza degli addetti ai lavori. Che idea di welfare è sottesa all’abitudine – ormai consolidata – di aumentare ogni anno le tariffe del 30 o 50%.
L’andazzo è questo, e le Poste del futuro io le immagino così: faremo domanda preventiva tramite un apposito modulo su internet per ottenere l’autorizzazione alla fila. Simpatici e qualificati (la licenza elementare è una qualifica, giusto?) individui venderanno abusivamente i numeri a 5 euro l’uno da un banchetto piazzato fin dalla mezzanotte all’ingresso degli uffici; anzi, subappalteranno questo compito a qualche extracomunitario per poi spartirsi i proventi. Per mettersi in fila si terranno delle estrazioni tipo tombola, e ci sarà sempre l’idiota di turno che al primo estratto griderà “Bast’ a ‘mme!”. Alle Poste andremo tutti col kalashnikov, perché le risse e le rapine saranno all’ordine del giorno. Gli impiegati agli sportelli saranno sostituiti da bradipi nutriti con carta riciclata, più efficienti del 20% e più ecologici. Perché l’ambiente è importante, oh. Un rilevatore di simpatia a raggi X farà in modo che i terminali si blocchino ogniqualvolta vi sia una protesta o una lamentela, stimolando la buona educazione. Infine, per tutti coloro che non dovessero fare in tempo a raggiungere il loro turno prima di Madre Natura, verrà stipulata una convenzione con un’agenzia di pompe funebri e i cadaveri saranno spediti direttamente nei loculi tramite PaccoCelere1 o 3, a scelta degli eredi.
Cari amici, a casa è arrivata una bolletta da pagare. Se non dovessimo rivederci più, ricordatemi almeno come una brava persona.
Buona domenica a tutti.