Dopo la manifestazione di protesta delle donne polacche, tenutasi il 3 ottobre, il Parlamento respinge il nuovo disegno di legge. Quest’ultimo prevedeva l’interruzione di gravidanza solo nel momento in cui la vita della donna fosse in pericolo.

“Non siamo mai stati favorevoli a una politica che punisca le donne” ha affermato Tomasz Latos, deputato di Diritto e Giustizia (PiS). Nonostante questa dichiarazione, i conti non tornano: il partito nazional-conservatore – per l’appunto il PiS – senza batter ciglio, ha concesso la proposta del nuovo disegno di legge, iniziativa di diversi gruppi religiosi appoggiata dalla Conferenza Episcopale polacca.

Infatti, dopo il voto a favore della restrizione di legge alla Camera bassa dei 267 deputati, Beata Szydło, portavoce del governo di Diritto e Giustizia, ha giustificato l’esito sostenendo che bisognasse “restaurare il primato dei valori cristiani di difesa della vita e distanziarsi dal comodo mainstream dell’Europa secolarizzata”. Mi chiedo se questa donna, ad esempio, abbia mai riflettuto sulle preoccupanti statistiche delle violenze sessuali. Sono 652 mila le donne che hanno subito stupri nel mondo. Vogliamo sul serio credere che nessuna di queste abbia avuto una gravidanza indesiderata a causa del suo carnefice? E che in quei famosi otto Paesi, in cui l’aborto è proibito, queste donne siano state felici di mettere al mondo un bambino frutto di una violenza sessuale?

Beata Szydło, la Lorenzin polacca, non è stata l’unica ad esprimere uno sconcertante parere: “dulcis in fundo”, Mariusz Blaszczak, ministro dell’Interno, ha paragonato l’aborto all’eugenetica dei nazisti.

Beata Szydło e Mariusz Blaszczak non avevano considerato che l’intera Polonia si sarebbe paralizzata grazie a migliaia di donne. Queste, vestite di nero, hanno bloccato l’accesso alla sede del partito di governo a Varsavia, lasciando ogni attività, compreso il posto di lavoro. Forti e coraggiose, appoggiate dai movimenti femministi, dalle donne e dagli uomini di tutto il mondo, hanno lottato e vinto contro un governo che già in parte, a causa della legge in vigore dal 1993, prova a strumentalizzare il corpo femminile. Ricordiamo che attualmente l’interruzione di gravidanza è consentita esclusivamente in determinati casi: quando la donna rischia di perdere la vita, in caso di incesto o stupro e quando il feto è malformato. Dunque, nonostante il nuovo disegno di legge sia stato respinto, le donne polacche si trovano a fare i conti con la quasi totale mancanza di un diritto innegabile.

Malgrado vi fossero migliaia di sostenitori in tutto il mondo, purtroppo l’argomento “pro o anti-aborto” risulta, ancora oggi, un tasto dolente. La statistica afferma che più del 50% del popolo polacco è contrario all’aborto: migliaia sono anche le persone che non interromperebbero volontariamente una gravidanza, che priverebbero questo diritto ai propri figli e a chiunque altro possa solo pensare di poter decidere cosa fare del proprio corpo. Ed è questo il motivo per cui la legge del 1993 è tuttora in vigore.

Ilaria Cozzolino

Polonia: legge anti-aborto e protesta in nero

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