Nel preciso momento in cui Matteo Salvini ha promesso fedeltà al governo di unità nazionale ha dimenticato di fare i conti con Fratelli d’Italia, il partito alla sua destra che è rimasto fuori dalla maggioranza. In questo modo all’esterno della fragile cerchia di consensi attorno al Presidente Mario Draghi, è maturata una solida forza politica guidata da Giorgia Meloni. Secondo la Supermedia di YouTrend del 27 maggio, i primi due partiti italiani sono le due forze sovraniste di destra.
Da mesi, infatti, i sondaggi confermato che Fratelli d’Italia è la forza politica in più rapida crescita nel nostro Paese, seconda per popolarità soltanto alla Lega di Salvini. Ma nelle ultime settimane il partito di Giorgia Meloni sarebbe cresciuto in media dello 0,5% arrivando così a toccare la percentuale del 19% (con punte che arrivano anche al 20%), mentre la Lega starebbe proseguendo nel suo trend discendente, facendo riscontrare una percentuale del 21,5%.
Il vantaggio di cavalcare l’onda del malcontento sta permettendo a Fratelli d’Italia di crescere un po’ su tutto il territorio nazionale. Tuttavia è al Sud che sta sorprendendo maggiormente dato che ha raggiunto il picco del 24,2%, raccogliendo quindi il consenso di circa un elettore su quattro (non era mai accaduto dal Dopoguerra a oggi). Con una presenza per lo più limitata al di sopra del Tevere, il partito di Giorgia Meloni sta cominciando ad avere consensi anche nelle aree che prima erano bacino elettorale del Movimento 5 Stelle e in cui Matteo Salvini continua a faticare nel guadagnare terreno a causa del recente passato del suo partito.
Di fatto il Meridione sta perdendo i suoi punti politici di riferimento, dato che si sta ritrovando a fare i conti con la fine del berlusconismo e sta assistendo al cupo tramonto delle pretese rigeneratrici pentastellate. Partendo da questo fabbisogno insoddisfatto ha maturato pazientemente consistenza l’operazione meloniana, che ha adottato un doppio registro: quello immediato della rappresentanza degli interessi territoriali e quello a lunga gittata della costruzione di un voto di opinione ponderato, attraverso l’offerta di una prospettiva nazional-conservatrice.
La scelta di Meloni di stare da sola all’opposizione sembra essere finora vincente. Stando infatti a questi sondaggi sembra chiaro che l’ambivalenza del leader della Lega non stia pagando quanto la coerenza assunta dalla posizione di Fratelli d’Italia di restare all’opposizione. Al contrario, la posizione di Salvini sta dando la possibilità a Meloni di metterlo in difficoltà e crescere a scapito del suo partito. Questo, per esempio, è accaduto quando il partito di Fratelli d’Italia ha votato un mozione di sfiducia contro Roberto Speranza, il Ministro della Salute. Il voto non ha avuto possibilità di successo, ma ha costretto Salvini a votare in modo imbarazzante a favore dell’uomo che aveva passato mesi ad attaccare come incompetente.
Tuttavia, in risposta a questo comportamento Giorgia Meloni ha affermato di: «Non provocare Lega e Forza Italia, ma di aiutarli a difendersi da sinistra», precisando che «Se avesse voluto provocare gli alleati avrebbe diretto la sua azione contro i ministri del centrodestra. Ma non le pare lo abbia fatto».
L’anima “nera” del partito di Giorgia Meloni
Quello della 44enne romana è un partito che professa apertamente un’ideologia post-fascista. Tuttavia, questo partito si allontana da nostalgie del passato andando al di là del tempo del regime. Esso, di fatto, non vuole “far sognare” i suoi elettori con la nostalgia, ma li vuole convincere pragmaticamente. Il post-fascismo perciò prende la sua linfa vitale dalla crisi economica e dall’esaurirsi delle democrazie liberali che hanno spinto le classi popolari verso l’astensionismo. Democrazie che si identificano oramai, in tutte le loro componenti, con le politiche d’austerità dell’Unione Europea.
FdI promette come risposta un ritorno all’ordine – economico, sociale, morale. Dunque, lontano dall’essere o dall’apparire “rivoluzionario”, il post-fascismo è profondamente conservatore e reazionario. In ogni caso, anche se esso sa creare e sfruttare la paura presentandosi come baluardo contro i nuovi nemici che minacciano la “gente comune” – la globalizzazione, l’Islam, l’immigrazione, il terrorismo –, le sue soluzioni consisteranno sempre e comunque nel tornare al passato.
Nonostante il loro elettorato sembri almeno in parte essere sovrapponibile, è possibile affermare che Lega e Fratelli d’Italia siano sostanzialmente complementari. Se il partito del Carroccio si caratterizza per essere nazional-populista, quello di Giorgia Meloni ha una tradizione radicata nella destra italiana. Questo consente a organizzazioni di estrema destra come quelle di CasaPound Italia e Forza Nuova di riciclarsi all’interno del partito. Innanzitutto perché i camerati del vecchio e nuovo millennio non hanno certo difficoltà a riconoscere nel partito di Giorgia Meloni i tratti della loro identità e i loro valori.
Queste organizzazioni di estrema destra provano a sfruttare le opportunità e le risorse che può offrire una forza parlamentare. Esse hanno bisogno di ripulirsi da scandali e violenze di piazza, in modo da potersi mostrare presentabili agli occhi delle persone. In Italia c’è inoltre una parte della popolazione che ha un giudizio non necessariamente negativo riguardo al regime di Mussolini, sono quelli del classico “ha fatto anche cose buone”.
Le tradizionali posizioni nazionali ed europee di Fratelli d’Italia
La sua anima da destra sociale, consente a Fratelli d’Italia di poter essere accomunato, per certi versi, al partito polacco “Legge e Giustizia”. FdI chiede infatti di rilanciare il crollo della natalità italiana con la retorica di “Dio, Patria e Famiglia”. Sposa un cristianesimo culturale xenofobo, scagliandosi contro il diritto all’aborto, i matrimoni tra persone omosessuali e i pericoli dell’islamizzazione. Per quanto riguarda invece le posizioni assunte da questo partito in merito a tematiche ambientali, FdI intende salvare l’ambiente ma senza danneggiare le rendite economiche.
Sul tema immigrazioni Giorgia Meloni sostiene posizioni molto simili ha quelle della Lega, visto che spesso e volentieri si accanisce contro le migrazioni irregolari, invocato più volte il blocco navale per fermare gli sbarchi sulle coste meridionali italiane. In merito ad uno sbarco che si è verificato durante il periodo di pandemia ha affermato: «Mentre il turismo italiano subisce duramente il coprifuoco, il Governo accoglie gli immigrati clandestini, concedendo tutte le libertà che i cittadini italiani non hanno più da tempo.»
La posizione di Giorgia Meloni oggi è invidiabile e prestigiosa anche in Europa. La leader di Fratelli d’Italia è stata eletta capo dei conservatori europei e questa carica le attribuisce più credibilità rispetto a Salvini a livello internazionale. Il suo partito fa parte del “Partito dei Conservatori e dei Riformisti europei” (ECR), che sostengono di volere un’Europa di nazioni che cooperano soltanto su alcuni punti. Giorgia Meloni perciò ha saputo ritagliarsi il suo spazio con un programma che strizza l’occhio all’area conservatrice, ma che non condivide del tutto le posizioni euro-scettiche della Lega.
Di conseguenza la proposta del leader del Carroccio di federare in un solo gruppo sovranisti, conservatori e persino quelle anime dei popolari vicine all’ungherese Viktor Orban, tesa a diluire il peso meloniano in un contenitore più ampio, non ha avuto successo. Lo stesso insuccesso si verificherà, verosimilmente, per quanto riguarda il tentativo di federazione della coalizione di centro-destra in Italia.
In Italia tira una brutta aria
Giorgia Meloni non sarà una meteora, ma la leader di una forza politica con cui si dovranno fare i conti. L’ascesa alla ribalta di Fratelli d’Italia e della sua abrasiva leader rappresenta uno sviluppo particolarmente inquietante. Tuttavia, questo partito non è altro che l’estremo risultato della fallacia del sistema liberale-liberista e delle sue disfunzioni. L’aria che si respira nella società italiana al tempo della crisi sanitaria e sociale prodotta dalla pandemia non è rassicurante, e la saldatura tra istanze di cambiamento e sovranismo identitario è più di un rischio concreto, bensì una realtà.
Il nostro è Paese in cui la Marina Militare (non propriamente gruppuscoli di militanti estrema destra), sul proprio profilo social ufficiale e nel suo sito internet, celebra le azioni contro le forze Alleate britanniche compiute dalla X Flottiglia Mas a Creta nel 1941. Un Paese in cui non un’associazione nostalgica ma la magistratura della Repubblica ritiene possibile che le istituzioni erigano un monumento ad un criminale di guerra come Rodolfo Graziani, senza commettere reato di apologia del fascismo.
Pertanto, l’ideologia fascista prende forma anche grazie e attraverso le istituzioni, in una sorta di processo carsico, e continua a fare egemonia nella società italiana. Quelli riconducibili al fascismo sono infatti retaggi che vengono dal passato e si nutrono delle rimozioni e della pavidità italica nel fare i conti con quella storia, che nei suoi corsi e ricorsi intreccia passato remoto, passato prossimo e presente. Tenendo presente ciò, dunque, diviene più chiara la popolarità di partiti come quello di Fratelli d’Italia nel nostro Paese.
Non è tempo di rassegnarsi all’inesorabile. La crescita impetuosa di queste forze politiche neo-fasciste deve essere occasione di mettere in discussione l’identità politica italiana, e quindi cominciare ad affrontare seriamente il nostro passato fascista. Costruire un’alternativa non significa semplicemente contrapporsi mediaticamente al fascismo, ma riflettere e insistere sui nodi problematici che portano alla recrudescenza di quel pensiero politico.
Solamente tenendo ben presente la nostra storia sarà possibile non ripetere gli orrori commessi durante il “Ventennio” e quindi evitare che acquisiscano forza partiti come Fratelli d’Italia e vengano apprezzate figure come quella di Giorgia Meloni. Per questo motivo, anche se può essere esilarante, non ci si può certamente fermare ad un libro posizionato sottosopra sugli scaffali delle librerie per contrastare l’avanzata del nuovo fascismo.
Gabriele Caruso