Matteo Salvini
Fonte: www.lanotiziagiornale.it

Il Governo di unità nazionale con Presidente Mario Draghi è sorto su iniziativa del presidente della Repubblica, per mettere in salvo economicamente l’Italia e realizzare riforme strutturali che vanno oltre le specifiche appartenenze politiche dei singoli partiti. In questo modo, si è andata a formare una maggioranza che non avrebbe dovuto tenere conto di calcoli elettorali, tattiche o interessi di partito. In questo governo in cui tutti devono rinunciare a qualcosa e le cui decisioni spesso contrastano con le idee ora dell’uno e ora dell’altro partito, si è inserita all’ultimo momento anche la Lega di Matteo Salvini, a detta sua “per evitare guai peggiori agli italiani”. Di fatto, il partito del Carroccio ha scelto di entrare in maggioranza per influenzare le scelte del governo con le proprie proposte ed evitare di lasciare ampio margine decisionale agli altri partiti di maggioranza.

Da una parte, questo ingresso della Lega all’interno del governo di larghe intese sta permettendo a Matteo Salvini di mostrare di saper governare e quindi di portare avanti il programma di riforme voluto da Mario Draghi, in modo da cercare di attrarre quella parte di elettorato berlusconiano, che si contraddistingue per credenze e per senso comune liberale. A questa strategia vanno collegate le risposte del Segretario della Lega, che individuano ben precisi ceti di riferimento e rispondono a una visione produttivistica invece che assistenzialistica del futuro dell’Italia. Da un’altra, invece, Salvini non perde l’occasione di mostrarsi nazional-populista e rivendicare l’anima movimentista della base del suo partito per non perdere consensi nei confronti della leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni. Non è un caso infatti se il leader del Carroccio, seppur con toni diversi rispetto a prima, continua a fare appello all’omogeneità etnica e all’unità del popolo italiano, come quando sostiene in merito al processo per il caso Open Arms che con lui in tribunale ci saranno milioni di italiani.

Una prima ipotesi è che le ragioni di questo ambiguo comportamento non sono soltanto individuabili come una precisa strategia. Di fatto il Segretario della Lega si ritrova a dover tenere in considerazione almeno tre correnti interne al suo partito: quella guidata dal Vicesegretario Giancarlo Giorgetti che sostiene talmente tanto Mario Draghi da averlo paragonato a Cristiano Ronaldo; l’ala veneta capeggiata dal Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, che ha chiesto “responsabilità” al partito; quella degli euroscettici rappresentata dall’economista Alberto Bagnai, anche essa arrivata a lanciare inizialmente segnali di apertura verso l’ex numero uno della BCE. Per mantenere perciò coesione interna al proprio partito, come si suole dire, il leader della Lega ha bisogno di “dare un colpo al cerchio e uno alla botte”. Con il passare del tempo, infatti, stiamo vedendo un Matteo Salvini che deve districarsi tra le richieste del Premier Mario Draghi e tra quelle degli intellettuali e dei militanti del proprio partito, ovvero stiamo assistendo come è stato definito da molti a “un Salvini di lotta e di governo”.

Ipotesi alquanto più suggestiva, invece, è che per certi versi questo paradossale comportamento della Lega potrebbe stare ad indicare una trasformazione che il partito sta iniziando a compiere, ovvero il passaggio da una ideologia nazional-populista ad un formazione politica con un’anima marcatamente di centro destra. Secondo il noto giornalista di destra Paolo Becchi, la Lega al governo merita particolare attenzione perché il suo l’ingresso nella maggioranza indica una sorta di investimento sul futuro. Il momentaneo comportamento schizofrenico del partito starebbe infatti ad indicare una sua crescita estremamente rapida e fuori controllo. Se questa analisi fosse corretta, il mutamento ideologico della Lega, sul lungo periodo, gioverebbe presumibilmente a tutta la destra italiana, dato che diventerebbe complementare, se non essenziale, per Fratelli d’Italia. Tuttavia, la posizione attuale del Carroccio sta suscitando non poca ironia da parte dei suoi avversari politici. Il Segretario del Partito Comunista, Marco Rizzo, ha infatti recentemente dichiarato: «Salvini che vuole fare tutte e due le cose mi sembra il Bertinotti dei tempi andati. Non si può fare il presidente della camera e stare in piazza con i cortei contro il governo che ti ha messo in maggioranza. Questo valeva per Bertinotti e vale anche per Salvini».

In ogni caso, questo atteggiamento camaleontico da parte di Matteo Salvini sta confondendo il suo elettorato, producendo non poche perplessità verso il suo operato. Per dimostrare che si può stare allo stesso tempo all’opposizione ed essere al governo, infatti, la Lega sta vivendo una caduta libera nei sondaggi settimanali. Secondo la Supermedia di YouTrend del 14 maggio, 3,2 punti separerebbero il partito di Matteo Salvini da quello di Giorgia Meloni, che toccherebbe una nuova percentuale record: 18,5%. L’elettorato di destra, dunque, sta apprezzando la chiara posizione di Fratelli d’Italia di essere andati all’opposizione, con il preciso intento di cavalcare l’ondata di malcontento nei confronti del delicato operato del governo, in modo da permettersi di conquistare il consenso degli elettori di estrema destra e poter superare il Carroccio nei sondaggi. Avere dunque ideali simili, dei programmi politici in competizione fra loro ed un elettorato che oscilla tra queste due realtà politiche, ad oggi sembra premiare il partito che di conseguenza adotta comportamenti quanto più coerenti possibili alle proprie dichiarazioni.

Dunque, alla lunga questa strategia sta mettendo Matteo Salvini nella condizione di ritrovarsi stretto “con due piedi in una scarpa”. Ma nonostante i sondaggi, la doppia personalità politica del leader del Carroccio non sembra potere avere fine entro breve tempo. Di fatto, il processo per il caso Open Arms renderà più difficile la convivenza nella maggioranza che sostiene il governo, e accentuerà la strategia della Lega di muoversi in una zona grigia tra governo e opposizione. Per Salvini il processo sarà un problema personale e nello stesso tempo  un’opportunità politica: quella di ergersi a difensore dell’Italia contro l’immigrazione clandestina. E quindi quella di poter rispolverare le sue idee naziona-populiste ed inneggiare all’identità unica del popolo italiano, in modo da provare a riscuotere qualche consenso. Se poi si considera anche la felpa di Open Arms indossata da Enrico Letta, si capisce che con il passare dei giorni i rapporti all’interno della maggioranza si fanno sempre più incandescenti. Di conseguenza, da ora in avanti, l’opinione pubblica italiana dovrà abituarsi a vedere ancor di più un Matteo Salvini in versione “Dottor Jekyll e Mister Hyde”.

Gabriele Caruso

Gabriele Caruso
Laureato in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali, mi occupo soprattutto di indagare la politica italiana e di far conoscere le rivendicazioni dei diversi movimenti sociali. Per quanto riguarda la politica estera, affronto prevalentemente le questioni inerenti al Regno Unito.

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