Quattro giorni dopo la pubblicazione di This is America, il nuovo singolo e video di Childish Gambino, ha raggiunto più di 47 milioni di persone.
“Capolavoro satirico”, lo definisce il The Guardian, This is America è il miglior video del 2018. Donald Glover (aka Childish Gambino) è stato definito un genio, e così il regista del video Hiro Murai.
Non solo i giornali americani ed europei, ma fan e critici hanno subito iniziato a dissezionare il video alla ricerca degli innumerevoli riferimenti nascosti al suo interno.
Dal richiamo al Blackface, alla strage di Charleston, This is America ci conduce attraverso un racconto della Black America. Con Childish Gambino costantemente impegnato a ballare in primo piano, e l’inferno che prende luogo alle sue spalle.
La canzone inizia con l’intro, cantata da un coro e il protagonista di spalle, mentre il musicista Calvin The Second suona la chitarra. In pochi secondi l’atmosfera cambia. Glover, il cui corpo si muove in maniera ipnotica attirando l’attenzione dell’osservatore in maniera quasi feticista, spara alle spalle dell’uomo (che intanto appare con la testa coperta da un sacco), il quale viene brutalmente trascinato via mentre qualcuno riceve, in un elegante panno rosso, la pistola usata da Glover.
Si aprono le danze con Glover accompagnato da un corpo di ballo di ragazzini in uniforme scolastica, e inizia il pezzo rap al quale partecipano gli artisti più in voga della scena trap americana. Sullo sfondo del bianchissimo capannone in cui è girato il video, continuano a susseguirsi scene di violenza, folle che corrono e polizia, addirittura un suicidio.
“This is a celly / that’s a tool“, ambiguo riferimento alla possibilità di usare il cellulare come arma di diffusione della brutalità della polizia, e alla possibilità che il cellulare sia visto come un arma, ‘tool’, come nel caso di Stephon Clark, abbattuto dalla polizia qualche settimana fa perché armato di un iPhone.
Nella penultima scena, introdotta dal protagonista che si accende una canna e il ritorno di Calvin con il sacco in testa (ucciso nella prima scena) che questa volta suona una chitarra sporca di sangue, vediamo Childish Gambino ballare in cima ad una macchina. Le ‘traffic stop killings’, i casi di omicidi di uomini neri da parte della polizia perché fermati per un controllo stradale, sono classificati tra la principali cause di morte della popolazione nera negli ultimi anni. Appoggiata ad una macchina appare anche SZA, cantante R&B statunitense.
Il video si conclude con una scena che ricorda l’estetica del film Get Out di Jordan Peele (davvero un gran film, per chi non l’avesse visto) e la sua metafora sulla marginalizzazione della Black community.
This is America è una narrazione.
Una narrazione che ci parla di marginalizzazione, di violenza, di armi, ma soprattutto di indifferenza. Ci parla di una realtà in primo piano, di una Black culture fatta di danze africane (o meglio la reinterpretazione di elementi tradizionali fatta ad uso e consumo di un pubblico euroamericano), di uomini e donne costretti a scegliere uno stereotipo, tra musica e criminalità, soldi e pistole, ci parla col e del rap.
Ma il focus è su quello che accade in secondo piano, folle che corrono in preda a una sorta di protesta spontanea, che si inseguono a vicenda, o che la polizia insegue. L’attenzione dell’osservatore si divide tra il simpatico ballo in primo piano e il caos infernale (ad un certo punto appare anche un cavallo bianco, che molti hanno interpretato come un riferimento biblico all’Apocalisse) sullo sfondo.
Sicuramente un video che fa riflettere. Ma This is America è davvero così ambiguo e scioccante come lo descrivono i media?
Se l’americano medio è in grado di cogliere perfettamente tutti i riferimenti del video, e recepisce senza problemi il messaggio, cosa c’è di scandaloso in questa opera d’arte? È chiaro che Childish Gambino sta criticando una società nella quale la musica e le danze oscurano la realtà dei corpi neri senza nome.
Ma in che misura questa canzone e questo video cambiano lo stato delle cose? Forse da quattro giorni si è generato un dibattito sul razzismo? O piuttosto i bianchissimi fan della scena trap americana continuano a fare a gara per trovare l’ultimo riferimento, per riconoscere tutti gli artisti presenti nella canzone e per tessere le lodi dell’acconciatura da Statua della Libertà di SZA?
Anche la scena artistica Black plaude a quest’opera, soprattutto dopo lo shock delle dichiarazioni di Kanye West. Sapientemente girato, il video è diventato un successo commerciale in pochissimo tempo perché la sua estetica risponde esattamente a quello che il pubblico vuole vedere. Senza contare la facilità con cui un prodotto del genere, stracolmo di nomi famosi e condiviso da altrettanti, diventa virale sui social.
This is America è provocatorio? Sì, ma forse non abbastanza profondo, se messo a confronto con il lavoro di molti altri artisti afroamericani. Nonostante gli sforzi, perfettamente riusciti, di costruire una narrazione che è necessario sciogliere e dibattere, il contenuto del video è prevedibile. Dopo il primo sparo e l’inizio della parte rappata, niente sorprende veramente, neanche il secondo sparo.
Ancora più prevedibile è la reazione generale. Un apprezzamento sostanzialmente unanime, un effetto a catena di accettazione acritica a dimostrazione che sì, fa più notizia la nuova ‘hit’ dell’attore, scrittore, musicista della classe media newyorkese che le proteste politiche delle masse nere. Il pop, ambizioso e ‘stylish’, trionfa ancora una volta e la satira, se non abbastanza dissacrante, perde la sua forza e si trasforma in un espediente commerciale per cavalcare l’onda dell’opinione pubblica.
Claudia Tatangelo