Dopo più di un decennio dai primi colloqui di pace tra il Governo della Colombia e l’Esercito di Liberazione Nazionale (ELN), la risoluzione positiva sembra potersi concretizzare.

L’ELN è un’organizzazione armata attiva in Colombia dal 1964, fondata sulle ideologie marxiste e della teologia della liberazione, e meno conosciuta delle FARC, le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia, con le quali il Governo di Bogotà ha stipulato e ratificato i definitivi accordi di pace tra l’ottobre e il dicembre 2016.

Il dialogo tra il Governo colombiano e l’ELN iniziò nel 2002, ma si concluse bruscamente nel 2007 all’Havana, per volontà dei rappresentanti dell’Esercito di Liberazione Nazionale, che ritenevano le due posizioni inconciliabili. Nel 2008, l’allora Presidente della Colombia Álvaro Uribe aprì un nuovo spiraglio per la pacificazione con l’ELN, che pare possa concretizzarsi solamente nel corso di questo 2017.

Il 10 ottobre 2016, dopo due anni di consultazioni, Juan Manuel Santos Calderón, l’attuale Presidente della Colombia e vincitore del Premio Nobel per la Pace del 2016, annunciava l’inizio di pubbliche negoziazioni di pace tra il Governo e l’ELN. Il dialogo tra le due forze politiche sarebbe dovuto iniziare il 27 ottobre a Quito, in Ecuador, ma solo lo scorso 7 febbraio è avvenuta l’inaugurazione ufficiale.

L’ennesimo rallentamento delle negoziazioni di pace è stato dovuto ai continui rapimenti dell’ELN e al mancato rilascio dell’ex parlamentare Odín Sánchez, avvenuto lo scorso 1° febbraio dopo 10 mesi di prigionia. A dimostrazione della buona volontà di entrambe le parti in causa, Colombia e ELN, il 7 febbraio l’organizzazione armata ha consegnato alla Croce Rossa Internazionale un altro prigioniero, il soldato Fredy Moreno, dopo una settimana dal sequestro.

Dopo gli accordi di pace conclusi tra il Governo e le FARC, la speranza del Presidente della Colombia Juan Manuel Santos Calderón è che si possano replicare quegli esiti positivi con l’ELN entro il 2018, quando scadrà il suo mandato alla guida del Paese. Ai buoni propositi di Pablo Beltrán, responsabile dell’ELN per le negoziazioni, e di Juan Camilo Restrepo, emissario del Governo, si accompagnano tuttavia le perplessità dell’opinione pubblica.

I principali dubbi riguardano le tempistiche a disposizione delle due forze politiche. Come già accennato infatti il mandato dell’attuale Presidente della Colombia ha una scadenza prossima: il 2018. Per definire gli accordi di pace con le FARC, organizzazione armata affine, almeno nell’ideologia, all’ELN, sebbene più radicata e numerosa dell’Esercito di Liberazione Nazionale, sono stati necessari cinque anni di negoziazioni.

Le FARC disponevano di un gran numero di soldati, mentre l’ELN attualmente potrebbe contare su circa 1.500 armati, almeno secondo l’intelligence della Colombia. Ciò nonostante le negoziazioni potrebbero essere più complicate delle precedenti, in virtù della differente struttura gerarchica delle due realtà terroristiche. Le FARC erano organizzate in modo verticale, rendendo più agevoli le consultazioni con dei leader riconosciuti, ma l’ELN è strutturata con una gerarchia orizzontale, non ha mai sviluppato programmi politici o ambito alla presa del potere, ma si è sempre volontariamente limitata all’attività di guerriglia armata.

L’inizio delle negoziazioni di pace dello scorso 8 febbraio fa dunque ben sperare, quantomeno per il reciproco impegno del Governo colombiano e dell’ELN, ma soprattutto perché, al di là delle perplessità, rappresenta un concreto passo avanti nella pacificazione della Colombia, che da 50 anni è martoriata da conflitti armati interni. Il precedente accordo con le FARC è certamente un punto di riferimento importante, auspicando che non avvengano risvolti negativi, come le temute difficoltà d’inserimento nella società degli ex-guerriglieri.

Andrea Massera

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