Venerdì 28 aprile, a Roma ha avuto luogo la mobilitazione “Non sulla nostra pelle” contro il “Decreto Cutro”. Alla manifestazione partita da Piazza dell’Esquilino, hanno preso parte numerosi migranti che, fin dalla loro discesa dagli autobus, hanno scandito con cadenza regolare lo slogan “Subito!” “Subito!”, alludendo al diritto alla casa, al lavoro, ad avere i documenti, per tutte e tutti loro. Così, una volta giunti a Piazza Venezia, le varie associazioni provenienti da ogni parte di Italia hanno rilasciato dichiarazioni contro le politiche securitarie varate dal governo Meloni. Abbiamo perciò sottoposto loro la domanda “Cosa rispondete al governo Meloni quando dichiara di voler limitare gli sbarchi?”, in modo tale da mettere a punto un’intervista strutturata capace di dare finalmente parola ai soggetti migranti, ancora esclusi dai processi decisionali e dalle scelte politiche che li vedono direttamente coinvolti.
Il primo a rilasciare dichiarazioni in merito al Decreto Cutro è stato Moussa Diakite, portavoce del Movimento Migranti e Rifugiati di Napoli e promotore della mobilitazione “Non sulla nostra pelle”: «La risposta che noi vogliamo dare a Giorgia Meloni è che lei deve andare a vedere in quei Paesi e capire il motivo per il quale la gente sta partendo. Lo scenario internazionale ci dice che tanti Paesi africani importano il grano dall’Ucraina e questa guerra fa si che tanti di questi Paesi non riescono a sostenere i bisogni delle loro popolazioni, soprattutto per quel che riguarda i beni di prima necessità. La gente non può rimanere nel Sudan e nemmeno in Tunisia, dato che sono paesi sull’orlo del fallimento. Non si vanno a considerare le cause concrete delle persone che vengono qui, cosa spinge le persone a partire, tra cui anche i disastri ambientali. Non ci sono perciò ricette facili come i blocchi navali ma devono essere trovate soluzioni a livello europeo, il che significa spingere gli altri Paesi europei affinché si trovi una soluzione concreta per tutti quanti, in modo che le migrazioni non pesino sull’Italia. Si deve lavorare per superare il trattato di Dublino, poiché questo è un paese di approdo dato che si trova alle porte dell’Europa e la gente che sbarca qui non ha intenzione di fermarsi, ma al contrario va a ricongiungersi con i familiari presenti altrove. Non serve quindi lanciare degli slogan durante la campagna elettorale e avere il pugno duro. L’unico modo per risolvere il problema e fermare i trafficanti non è varare un decreto, ma moltiplicare le azioni diplomatiche affinché non si verifichino più guerre e provare a mettere al centro il disastro ambientale per far rimanere la gente a casa propria. Se casa mia è distrutta dove devo andare? Vado nel primo posto sicuro! Il “Decreto Cutro” non è perciò una risposta per fermare i trafficanti».
Si è espresso poi riguardo al Decreto Cutro il Coordinatore per il lavoro agricolo Patrick Kondè, responsabile immigrazione dell’Unione Sindacale di Base Federazione del Sociale (USB): «Niente di nuovo! Questa è l’ennesima volta che il governo approccia in modo emergenziale, nel senso che chiunque arrivi al governo tratta provvedimenti limitativi rispetto l’immigrazione. Noi pensiamo che il problema di limitare gli sbarchi non esiste. Noi abbiamo più un problema all’interno, rispetto ai migranti che vivono qua. È da sei mesi che il governo ha proclamato lo stato di emergenza, senza pensare che in questo territorio ci sono persone che vivono in una situazione di difficoltà, come la mancanza del rinnovo dei permessi di soggiorno. Stanno tardando le pratiche sul rinnovo dei permessi di soggiorno in questura ed esistono problematiche legate al permesso di soggiorno per motivi speciali, che per noi non deve essere tolto e se viene tolto bisogna comunque trovare un’alternativa. Al contrario, fino adesso le persone sono rimaste in un limbo, all’oscuro, poiché non si sa cosa diventeranno queste persone. La legge è stata votata il 10 di marzo e il giorno 11 è entrata in vigore; da quel giorno in poi neanche gli avvocati sanno come comportarsi, mentre noi stiamo aspettando l’interpretazione che daranno e con il tempo lo vedremo. Per cui la situazione è drammatica, perché se non trovano una soluzione vuole dire che almeno una percentuale significativa di persone si ritroverà in uno stato di clandestinità, andando ad aumentare quelle situazioni di emergenza, come l’occupazione dei braccianti, dove anche lì è da anni che noi facciamo la lotta. Dunque siamo di fronte ad un’emergenza immigrazione all’interno del territorio italiano».
Oltre a quanto già letto, riportiamo anche le parole contro il Decreto Cutro di Ayoub Moussaid, attivista per i Diritti Umani, animatore socio educativo e mediatore sociale. Il presidente dell’associazione InMenteItaca APS e portavoce della Rete 21 marzo mano nella mano contro il razzismo, ha così dichiarato: «Non è possibile limitare il fenomeno migratorio, non è possibile fermare i viaggi di speranza delle persone che lottano andando contro la morte per scappare da luoghi di torture e morte come in Libia o in paesi di guerra e dittatura. Si parla degli sbarchi dimenticando che prima ci sono chilometri di deserto e altrettanto viaggi di settimane e mesi nei Balcani e in Africa, prima di raggiungere il Mediterraneo. Si può pensare invece di salvare le persone evitando ai molti la morte in mare e creando dei percorsi sicuri di migrazione che evitano il rischio degli sbarchi. La vita delle persone è importante, non solo quando sono braccia da usare o sfruttare ma altrettanto corpi di uomini e donne, di ragazzi e ragazze che cercano un’alternativa alla vita che vivono in un mondo ingiusto».
Contrario al Decreto Cutro è anche la posizione del presidente dell’associazione gambiana di Palermo, Ousman Drammeh, il quale ha affermato: «Io la vedo come una mancanza di rispetto verso i diritti umani, perché se i diritti umani riguardano tutti allora perché alcuni devono essere privilegiati ed altri no? Qualche settimana fa abbiamo visto quello che è successo a Cutro, dove secondo me i migranti dovevano essere prima salvati e poi se ne discuteva. Meloni è una figura importante di questo Paese, ma questa figura deve stare lì per garantire i diritti dei cittadini. E quando parlo di cittadini, io non mi riferisco solo ai cittadini italiani, ma tutti quelli che vivono in quel luogo, nello stesso Paese. Pertanto i diritti umani devono essere tutelati e garantiti verso tutti quanti».
Nonostante il “Decreto Cutro” sia stato convertito in legge, coloro che hanno partecipato a questa mobilitazione continuano a chiede di fermare le morti nel Mediterraneo causate da politiche emergenziali, creando appositi canali regolari di ingresso e corridori umanitari per un fenomeno migratorio che è strutturale. Questo provvedimento adottato dal governo Meloni è riuscito perciò a mettere insieme le comunità sul territorio, a gettare le basi per una credibile opposizione formata da associazioni, sindacati, organizzazioni politiche che vogliono una gestione diversa delle frontiere e delle migrazioni. In questo modo i soggetti migranti, stanchi di non essere ascoltati, hanno dimostrato di potersi prendere la scena da ora in avanti e di fare sentire le proprie ragioni ogni qual volta una situazione li vedrà chiamati in causa. Ne consegue che quella di Roma potrebbe essere l’inizio di una valida opposizione da parte di un gran numero di forze sociali all’attuale governo di destra.
Gabriele Caruso