Il 16 febbraio del 1907 l’addio a Giosuè Carducci, l’esponente maggiore della reazione classicista italiana alla tendenza Simbolista della seconda metà dell’Ottocento. Era nato a Valdicastello nel 1835 e ben presto si era distinto per l’eccellenza negli studi – soprattutto classici.
A poco più di 20 anni pubblicò le Rime, sotto lo pseudonimo di Enotrio Romano e vinse la cattedra di eloquenza nella città di Bologna dove trascorse molti anni della sua vita.
La sua raccolta di poesie più importante è forse Odi Barbare, scritta nel periodo della maturità, che comprende ben 50 componimenti. Già il termine ode rimanda alla tradizione classica ma è nel metro greco-latino utilizzato la vera innovazione nella resa in italiano.
Il 1870 è un anno cruciale per la vita del poeta: nel febbraio muore la madre e solo nove mesi dopo il figlioletto Dante. « …A febbraio la mia povera mamma; ora il mio bambino; il principio e la fine della vita e degli affetti. Il mio povero bambino mi è morto; morto di un versamento al cervello. Gli presero alcune febbri violente, con assopimento; si sveglia a un tratto la sera del passato giovedì (sono otto giorni), comincia a gittare orribili grida, spasmodiche, a tre a tre, come a colpi di martello, per mezz’ora: poi di nuovo, assopimento, rotto soltanto dalle smanie della febbre, da qualche lamento, poi da convulsioni e paralisi, poi dalla morte, ieri, mercoledì, a ore due.»
A lui dedicherà una delle poesie più toccanti del repertorio di Carducci, Pianto antico:
[…]Tu fior de la mia pianta
Percossa e inaridita,
Tu de l’inutil vita
Estremo unico fior,
Sei ne la terra fredda,
Sei ne la terra negra;
Né il sol piú ti rallegra
Né ti risveglia amor.
Soltanto un anno prima della sua morte, nel 1906, Carducci aveva ricevuto il premio Nobel per la Letteratura con questa motivazione:
“non solo in riconoscimento dei suoi profondi insegnamenti e ricerche critiche, ma su tutto un tributo all’energia creativa, alla purezza dello stile ed alla forza lirica che caratterizza il suo capolavoro di poetica”.
Fu il primo scrittore italiano a ricevere un premio così importante. Esso venne portato personalmente allo scrittore che, ormai anziano e malato, era costretto a letto quasi infermo. Il comune di Bologna, alla notizia, inviò subito un messaggio a Carducci: “Come la madre affettuosa si gloria dell’omaggio al suo figlio insigne, Bologna che è vostra madre adottiva è superba di Voi”.
Maria Pisani