Il Terzo Polo non c’é più. In seguito ai burrascosi avvenimenti che hanno coinvolto i partiti Azione e Italia Viva negli ultimi giorni, sentiamo il dovere di parlare al passato: il partito unitario di cui tanto si parlava fino alla settimana scorsa, sembra oggi essere diventato infatti un lontana suggestione. Ripercorriamo quello che è accaduto partendo dalle origini.
Nel dicembre dello scorso anno, Azione ed Italia Viva hanno voluto approfondire il proprio rapporto politico dando vita ad una federazione, dopo che i due partiti di orientamento liberale avevano partecipato alle elezioni del 25 settembre con una lista comune, ottenendo peraltro discreti risultati. Questa forma di associazione doveva dare avvio ad un percorso politico graduale che avrebbe permesso ai due soggetti politici di presentarsi come partito unico alle elezioni europee che si svolgeranno nel 2024. I due leader Carlo Calenda e Matteo Renzi avevano di fatto – quanto meno a parole – espresso la volontà di sciogliere i loro rispettivi partiti di appartenenza per fare spazio ad un attore politico unitario, appunto il Terzo Polo.
Ne consegue che i due partiti avevano indicato la giornata del 10 giugno come data spartiacque che avrebbe dovuto portare Azione ed Italia Viva a fondersi in modo da dare vita al nuovo soggetto. Improvvisamente, il giorno 11 aprile, le cose precipitano: un alto dirigente di Azione rimasto anonimo, ha definito come inaccettabili i tatticismi durati mesi dell’ex premier Matteo Renzi. Questo dirigente ha quindi dichiarato all’Ansa che: «L’unico problema dirimente oggi per la costruzione del partito unico dei liberal-democratici è che Renzi non vuole prendere l’impegno a sciogliere Italia Viva e a finanziare il nuovo soggetto e le campagne elettorali». Da qui sono iniziate una serie di schermaglie via Twitter tra esponenti dei due partiti, trasformatesi poi in una guerra di documenti segreti che contenevano le condizioni per la fusione, ed infine si è verificato uno scambio di offese e invettive a distanza tra Renzi e Calenda, che hanno definitivamente portato il Terzo Polo al capolinea prima ancora di prendere forma. Mosse e contromosse alla ricerca esasperata di consenso da parte dei due leader, riconducibili alla permanente condizione di campagna elettorale a cui i partiti sono sottoporsi nell’era digitale.
A spiegare così il nervosismo di Azione è stato proprio Matteo Renzi, il quale ha dichiarato: «Lo scioglimento di Italia Viva? Evidente che se facciamo il partito unico si scioglie Italia Viva, come si scioglie Azione. Ma lo scioglimento anticipato non si è mai visto nella storia. Va contro le leggi della fisica: prima si fa il partito unico che non può che essere un partito fondato su un percorso democratico dal basso». Secondo Italia Viva, Calenda avrebbe infatti chiesto lo scioglimento anticipato dei partiti per paura di perdere il congresso. Del resto, un congresso che parta dai territori potrebbe mettere in difficoltà un partito meno strutturato come quello di Azione. L’improvvisa dichiarazione anonima aveva quindi il fine di fare saltare la formazione del Terzo Polo e addossare la responsabilità della mancata fusione a Italia Viva, colpevole di tenere sotto scacco il suo partito, anche in seguito alla nomina di Renzi a Direttore del quotidiano Il Riformista.
A detta di Matteo Renzi il suo voleva essere un passo di lato per lasciare la leadership del nuovo partita a Carlo Calenda. Pertanto l’ex premier ha sostenuto: «Sul Riformista voglio essere molto chiaro. Nella telefonata che ha preceduto la mia conferenza stampa Carlo era entusiasta e mi ha spiegato che bisognava fare il giornale del Terzo Polo. Io gli ho spiegato di no, non aveva senso». Tuttavia questa mossa è stata vista da Azione come l’ennesimo tentativo di accentramento di potere da parte di Renzi. Intervenendo su Sky Start, il noto esponente di Azione e capogruppo del Terzo Polo alla Camera, Matteo Richetti, infatti ha affermato: «Che Matteo Renzi faccia il direttore del Riformista è una notizia per i lettori del Riformista, non per gli elettori del Terzo Polo». Ha poi continuato: “Uno deve decidere se nella vita fa politica o informazione. Quando telefona Renzi mi parla del partito o mi intervista per il Riformista? Il Terzo Polo è forte se è un progetto chiaro per tutti: per Azione, Italia Viva, i liberali, i cattolici, i repubblicani». Dichiarazioni che non solo accusano il leader di Italia Viva di conflitto di interessi, ma che dimostrano anche l’importanza che i mezzi di informazione hanno nel creare il carisma di un leader e allo stesso tempo farne diventare impopolare un altro.
Sullo sfondo resta +Europa, consapevole che il tempo le ha dato ragione. Prima delle elezioni dello scorso 25 settembre fu infatti evidente l’impossibilità di ipotizzare una qualche forma di alleanza con un partito personale come quello di Carlo Calenda, poco strutturato e carente sul fronte della partecipazione democratica interna. In ogni caso, il percorso di avvicinamento tra questi tre partiti liberali, potrebbe essersi solo momentaneamente arenato. Il gruppo politico liberale al Parlamento Europeo, Renew Europe, guarda infatti con speranza a qualche forma di associazione in Italia che assomigli il più possibile al Terzo Polo – fa sapere l’europarlamentare renziano Nicola Danti. Staremo quindi a vedere prossimamente se la cornice europea potrà favorire in qualche modo una lista unica dei partiti Alde e Renew Europe, oppure se Azione ed Italia Viva abbiano definitivamente gettato il bambino insieme all’acqua sporca a causa dello smisurato ego dei propri leader.
Gabriele Caruso