Come ogni settimana torna Il Mondo in Questione, la rassegna geopolitica di Libero Pensiero che riassume in poche righe i fatti più importanti avvenuti nell’ultima settimana in tutto il mondo. Partiamo con la carrellata!
POLONIA: ALTA TENSIONE USA-RUSSIA
Le tensioni tra USA e Russia non accennano a fermarsi, anzi, nell’ultima settimana sembrano aver assunto una consistenza ancora più considerevole. Nei pressi del porto polacco di Gdynia si è verificata nella giornata di mercoledì una sorta di messa in scena da parte dell’aviazione russa con lo scopo di minacciare la nave americana Uss Donald Cook: due elicotteri russi hanno infatti puntato l’imbarcazione illuminandola nel classico assetto d’attacco e, subito dopo, questa è stata avvicinata da due bombardieri, anch’essi particolarmente minacciosi. Già il giorno precedente, martedì, le intimidazioni russe non erano mancate con due bombardieri che avevano di fatto sfiorato l’impatto con la nave. Il porto di Gdynia è da tempo un ormeggio NATO e il Cremlino sembra non accettare più la compresenza americana in uno stato vicino come la Polonia, soprattutto dopo gli avvenimenti verificatisi in Ucraina negli ultimi anni. Non sono di certo una novità gli avvertimenti russi, ma azioni di tale gravità e sfacciataggine non si vedevano da tempo: per i marinai statunitensi quella di martedì è stata «la provocazione più aggressiva che abbiamo visto finora».
PARLAMENTO EUROPEO APPROVA PNR,IL CONTROLLO SUI PASSEGGERI
Il Parlamento Europeo ha approvato la direttiva della Commissione sul Pnr (Passenger name records), che prevede lo scambio di informazioni tra i Paesi membri dei dati dei passeggeri che volano da o verso paesi terzi. Lo scambio potrà effettuarsi anche per i voli all’interno dell’Unione, ma la decisione in questo caso è deputata alla facoltà di ogni Stato membro. Le informazioni, oggetto di scambio, sono quelle fornite dai passeggeri al check in e al momento della prenotazione, circa l’itinerario, l’indirizzo, gli estremi e le modalità di pagamento dei passeggeri.
Il VENEZUELA CONTRO L’ONU
Il Ministro degli Esteri venezuelano, Delcy Rodríguez, ha aspramente contestato, lo scorso lunedì, l’appoggio che le Nazioni Unite hanno espresso nei confronti della Legge sull’Amnistia, appena approvata dall’Asamblea Nacional. Il Parlamento, da dicembre in mano all’opposizione, avrebbe votato un provvedimento che minerebbe le fondamenta costituzionali dello Stato, secondo la Rodríguez, e non a caso il Tribunal Supremo de Justicia, la Consulta venezuelana, l’avrebbe dichiarato incostituzionale. Ecco perché, sottolinea la Cancillera, il favore espresso dall’ONU e in particolare dall’Alto Commissario per i Diritti Umani appare ancor più irricevibile da parte del Governo di Caracas: va inoltre rimarcato, ha continuato il Ministro, che l’amnistia beneficerebbe gli affiliati del gruppo “La Salida”, che nel 2014 si resero protagonisti di alcuni tumulti che costarono la vita ad almeno 43 persone, oltre che, tra gli altri, gli autori del tentato colpo di Stato contro Chávez del 2002.
IL GOVERNO CONGOLESE DÀ LA CACCIA AI SIGNORI DELLA GUERRA
Attacchi d’elicottero contro ex miliziani nel sud della Repubblica del Congo hanno distrutto delle infrastrutture civili e hanno costretto diversi abitanti a scappare. Questo è quanto dichiarato nella giornata di venerdì da un vescovo cattolico. I bombardamenti nella regione di Pool è durato circa dieci giorni ma non è ancora stata accertata nessuna vittima. Gli attacchi hanno creato lo scompiglio tra la popolazione che precipitosamente è scappata dalle proprie abitazioni. Il testimone oculare di questa tragedia è Mbuyu, il vescovo di Kinkala, la capitale della regione; egli ha proseguito il suo racconto sostenendo che il mercoledì precedente era stato bombardato il villaggio di Soumouna, non lontano da Kinkala. Il vescovo ha riportato inoltre che era stata colpita una scuola la scorsa settimana ma fortunatamente dentro la struttura non era presente nessuno in quanto l’attacco è stato sferrato alle prime luci dell’alba. D’altro canto il governo congolese ha dichiarato di star attaccando le basi militari collegate a Frederic Bintsamou, meglio noto come Pastor Ntuni, che era a capo di una milizia che si opponeva al presidente Denis Sassou Nguesso dalla Guerra Civile del 1997.
I CURDI LANCIANO IL DOMINIO “.KRD” IN IRAN
I curdi iracheni hanno pubblicamente dichiarato l’indipendenza nel cyberspazio. La Internet Corporation for Assigned Names and Numbers (ICANN), ossia l’organizzazione che gestisce e controlla gli indirizzi internet, ha infatti autorizzato l’utilizzo del dominio “.krd”. Tuttavia, si tratta di un dominio molto generico, in quanto, di solito, i domini riservati agli stati sovrani sono composti soltanto da due lettere, ma comunque le autorità curdo-irachene hanno modificato i propri siti istituzionali in www.gov.krd o www.presidency.krd. Ciò nonostante, l’Iran non l’ha presa molto bene e, difatti, ha già presentato una protesta formale all’ICANN, motivando che una situazione del genere espone ad un grosso rischio l’intera regione come il verificarsi di «gravi scontri politici». In realtà, le autorità irachene temono che la creazione di un proprio dominio internet possa essere solo un primo passo verso il progetto di sottrarre porzione di territorio a Iran, Iraq, Turchia e Siria per formare il cosiddetto Kurdistan.
COREA DEL SUD, IL PARTITO DI MAGGIORANZA PERDE LE ELEZIONI
Lo scorso mercoledì, in Corea del Sud, il partito al governo è uscito sconfitto dalle elezioni nazionali. Stando ai dati emersi dagli exit pool, il partito Saenuri, capeggiato dalla storica leader Park Guen-eye, attualmente Capo di Stato, resta ancora il primo partito del paese, ma non è riuscito a conservare la maggioranza parlamentare (costituita dalla metà dei 300 seggi). All’elettorato non è piaciuta l’incapacità del governo nell’abbattere la notevole disoccupazione giovanile e nel rafforzare la sicurezza nazionale. Infatti, nonostante la Corea del Sud fosse la quarta economia asiatica, la disoccupazione giovanile nazionale è salita al 12.5% negli ultimi mesi, il valore più alto da quando il governo ha iniziato a registrarlo. A peggiorare la situazione, in particolar modo l’insicurezza dei cittadini, vi è sicuramente l’atteggiamento del “vicino” Kim Jong-un, presidente della Corea del Nord, soprattutto dopo le tensioni internazionali scaturite dai test nucleari di febbraio e il lancio di un missile nel mese scorso.