Dal 3 al 14 dicembre 2018 la città polacca di Katowice ospiterà la Conferenza delle Nazioni Unite sul Cambiamento Climatico del 2018, anche detta COP24.
La Polonia quest’anno presiederà per la quarta volta una conferenza ONU sui cambiamenti climatici. Nel 1999 a Bonn si era tenuta la COP5, mentre nel 2008 e nel 2013 rispettivamente la COP14 a Poznan e la COP19 a Varsavia.
Katowice, cittadina situata in una regione del paese nota per le zone montagnose ricche di carbone e per l’industria pesante, è stata scelta personalmente dal Segretario Esecutivo della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) Patricia Espinosa durante una sua visita in Polonia.
Il Ministro dell’Ambiente polacco Jan Szyszko ha reso noto che all’appuntamento, che vedrà impegnati capi di governo e ministri di tutto il mondo, saranno presenti oltre 30 000 delegati. L’obiettivo è quello di monitorare i progressi dei Paesi che si sono impegnati formalmente per raggiungere gli obiettivi fissati alla Conferenza della Parti di Parigi in materia di salvaguardia del clima e ambiente.
Nel 2020 entrerà in vigore l’Accordo di Parigi. Urge, pertanto, trarre un bilancio delle misure che gli Stati firmatari stanno mettendo a punto per raggiungere gli obiettivi fissati in sede della COP21, tenutasi nel capoluogo francese, e fissare alcuni punti chiave condivisi per rispettare l’impegno preso.
Abbiamo avuto il piacere di intervistare Luca Iacoboni, responsabile campagna Energia e Clima Greenpeace Italia.
«La COP24 deve assolutamente essere un punto di svolta. A Parigi, 3 anni fa, i governi di tutto il mondo si accordarono sull’obiettivo del 1.5°C come “suggerito” dalla scienza, ma purtroppo gli impegni di riduzione delle emissioni presi dagli stessi Paesi ci proiettano verso un aumento di oltre 3°C. In pratica, se da una parte i leader mondiali hanno detto di voler combattere i cambiamenti climatici, dall’altra invece hanno dimostrato di non essere abbastanza ambiziosi. In Polonia tutti i Paesi sono appunto chiamati a rivedere le proprie politiche ambientali affinché esse siano in linea con l’obiettivo di aumento della temperatura entro 1.5°C. La COP24 di Katowice sarà dunque una sorta di esame di riparazione per tutti i governi, consapevoli che – come ha chiaramente detto la scienza – il tempo stringe e non ci saranno prove d’appello.»
Il tema della COP24 è “Changing Together”, ossia “Cambiamo Insieme”. Il Ministro dell’Ambiente polacco Jan Szyszko ha diffuso l’informazione che alla COP di quest’anno saranno presenti più di 30 000 delegati da tutto il mondo. Sembrerebbe che gli Stati coinvolti abbiano raggiunto la consapevolezza che solo attraverso decisioni collettive e responsabili si può contrastare il problema planetario dell’inquinamento. Secondo lei, agendo in tal maniera, è realmente possibile riuscire a rispettare gli obiettivi fissati a Parigi nonostante i tempi stretti? Quali misure andrebbero intraprese per contrastare gli incombenti cambiamenti climatici?
«Mettere intorno a un tavolo i governi di tutto il mondo è un unicum che si raggiunge quasi esclusivamente alle conferenze sul clima. Non potrebbe essere altrimenti dato che il cambiamento climatico è un fenomeno planetario e come tale va affrontato. La consapevolezza su questo fenomeno è probabilmente aumentata visti gli impatti drammatici dei cambiamenti climatici ormai in ogni angolo di mondo, Italia compresa, sotto forma di alluvioni, siccità, uragani e altri fenomeni meteorologi estremi. Quello che ancora manca è, però, una assunzione di responsabilità da parte della politica. Nella fattispecie mancano obiettivi nazionali di riduzione delle emissioni e di produzione di energia da fonti rinnovabili che siano ambiziosi e vincolanti. Le soluzioni ci sono, la scienza le ha individuate, ora sta alla politica metterle in campo. Abbandonare i combustibili fossili (carbone, petrolio e gas) e velocizzare la transizione energetica verso un mondo 100% rinnovabile, fermare la deforestazione e gli allevamenti intensivi sono tutte misure che vanno messe in campo rapidamente. Vedremo se i leader mondiali si schiereranno dalla parte dei cittadini o da parte di quella delle imprese che inquinano il pianeta riversando le conseguenze sulle persone.»
Di recente il ministro dell’Ambiente Sergio Costa ha fatto sapere al Sir che la posizione dell’Italia in vista della COP24 è quella di promuovere un nuovo cammino di partnership, trovare alleanze internazionali e portare avanti incontri bilaterali di sostegno con i Paesi che hanno maggiore difficoltà. Tra l’altro, ha dichiarato che siamo il primo Paese al mondo intenzionato ad investire in modo eco-compatibile nel Sahel. La direzione intrapresa dal Governo in vista della Conferenza di Katowice è quella giusta o si dovrebbe agire diversamente?
«Le intenzioni sono quelle giuste, ma i negoziati si sono sempre fermati nel momento di passare dalle parole ai fatti. A Katowice c’è bisogno che le economie più sviluppate mettano sul tavolo impegni reali di taglio delle proprie emissioni e fondi per supportare i Paesi meno sviluppati in una transizione verso un’economia a zero emissioni. Oltre a questo il Governo italiano deve anche dimostrare di essere ambizioso nei confini nazionali, a cominciare dalla redazione di un Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici e dal recepimento della direttiva rinnovabili che è stata approvata quest’anno a Bruxelles e che potrebbe finalmente mettere i cittadini al centro del sistema energetico.»
Nei giorni scorsi, sono stati tanti i territori colpiti da frane, esondazioni e trombe d’aria. Il maltempo ha abbattuto 14 milioni di alberi nei pressi di Belluno, fatto esondare il Po a Torino, provocato gravi disastri in Liguria e addirittura causato la morte di due famiglie in Sicilia. Nonostante i fatti e i numeri parlino chiaro, in Italia la strada per una corretta gestione del patrimonio e per garantire benessere e sicurezza ai cittadini è ancora lunga. Per fare un esempio pratico negli oltre 100 articoli che compongono la legge di bilancio 2019 non sono previste spese mirate sull’ambiente e sulla mobilità ciclistica. L’assenza di un impegno esplicito da parte del Governo sui temi ambientali la spaventa?
«Prima di tutto va precisato che tutti gli eventi meteorologici disastrosi che sono accaduti nelle ultime settimane dovrebbero essere inquadrati dentro la questione del cambiamento climatico e non meramente trattati come “maltempo”. Evocare delle semplici condizioni meteorologiche negative, o molto negative, significa implicitamente rinunciare a trovare le cause e le soluzioni del problema. Anni fa, i cambiamenti climatici erano una minaccia per il futuro, oggi sono purtroppo una realtà in tutto il mondo, Italia compresa. Non dovremmo trattarli con definizioni e argomenti di comodo o banalizzarli. Fatta questa precisazione, certamente ci si aspetta di più da questo governo in tema ambientale, in particolare in termini di energia e clima. Il Movimento 5 Stelle ha da sempre fatto dell’ambiente una sua bandiera, mentre la Lega ha votato addirittura contro l’adozione dell’Accordo di Parigi a Bruxelles e si è detta felice dell’elezione di Trump perché avrebbe riportato serietà nel dibattito climatico. Vedremo se e come queste posizioni staranno insieme al Governo. Quel che è certo è che bisogna fare più di quanto si è fatto in passato e anche di quanto si stia facendo oggi.»
Vincenzo Nicoletti