La guglia di San Domenico è solo una delle tante che costellano Napoli, eppure ha un fascino che la rende unica. Ecco la sua storia.
Passeggiando per Spaccanapoli, una delle vie più suggestive della città partenopea – chiamata così perché costituita da una serie contigua di piccole vie che formano una linea perfettamente verticale che taglia in due Napoli – ci si imbatte in meravigliosi profumi, colori, suoni. È la magia di una città che sa regalare felicità, senza retoriche. Ma lungo Spaccanapoli si ha la fortuna di imbattersi anche in due piazze di importante interesse storico e architettonico, accomunate dal fatto di avere ciascuna una propria guglia: piazza del Gesù Nuovo e piazza San Domenico Maggiore.
Se la prima piazza ha spesso riscosso le simpatie di guide turistiche o blog di viaggi pronti a elargire generosamente informazioni sulla sua guglia e sulla chiesa del Gesù Nuovo, dalla quale la piazza stessa prende il nome, purtroppo non lo stesso trattamento è stato riservato a piazza San Domenico Maggiore e alla propria guglia.
La storia di piazza San Domenico Maggiore
Anche piazza San Domenico Maggiore prende il nome dalla basilica che affaccia sulla piazza. La basilica fu completata nel 1324 per volere di Carlo II d’Angiò ed è un bellissimo complesso in stile barocco all’interno e in stile gotico angioino all’esterno, in un contrasto tra austerità e sfarzosità. Insieme con la chiesa, il complesso di San Domenico Maggiore è costituito anche da una biblioteca domenicana e da un convento, sede dei frati predicatori dell’ordine dei domenicani. Il convento ha ospitato in passato illustri figure appartenenti all’ordine dei domenicani, tra le quali quella di Giordano Bruno e di San Tommaso d’Aquino.
Accanto al complesso di San Domenico Maggiore sorge anche Palazzo Corigliano, sede del dipartimento di Asia, Africa e Mediterraneo della prestigiosa università “L’Orientale” di Napoli. È un palazzo con interni in stile rococò, tra cui la biblioteca che affaccia proprio sulla guglia di piazza San Domenico Maggiore.
Storia della guglia
La guglia (o “obelisco”) situata in piazza San Domenico Maggiore è una delle tre guglie più famose di Napoli insieme con la già citata guglia di piazza del Gesù Nuovo e con la guglia di San Gennaro, che risulta essere la più antica della città. La guglia fu ideata nel 1656, anno che fu interessato da una grave pestilenza. La guglia, quindi, venne eretta dalla popolazione in qualità di ex-voto a San Domenico affinché liberasse Napoli dalla pestilenza. I lavori di costruzione videro avvicendarsi diversi architetti: il primo fu il bergamasco Cosimo Fanzago, il secondo fu il napoletano Francesco Antonio Picchiatti. Terzo architetto fu Lorenzo Vaccaro che nominò a sua volta come successore suo figlio, Domenico Antonio Vaccaro. Nel 1736 la guglia fu finalmente completata, anche se ancora priva della statua di San Domenico che oggi la sovrasta e che fu collocata dieci anni dopo il completamento dell’opera.
Composizione della guglia
La guglia oggi si presenta con un basamento e quattro ordini. Il basamento è opera di Fanzago, decorato da elementi marmorei aggiunti da Lorenzo Vaccaro. Grazie a Picchiatti vennero aggiunte diverse sculture agli altri ordini della guglia, tra le quali quelle a opera di Fanzago, ovvero stemmi rappresentanti la città di Napoli, l’ordine dei domenicani o i vicerè di Aragona. Nel terzo ordine della guglia vi sono quattro medaglioni raffiguranti quattro santi domenicani in bassorilievo: San Vincenzo Ferrer, Sant’Agnese, Santa Margherita e San Pio V. Cosa si sa della statua di bronzo raffigurante san Domenico che è posta alla sommità della guglia? A oggi, purtroppo, il suo autore rimane ignoto, ma c’è una piccola curiosità che la riguarda: se si osserva la statua, si può notare come la figura di san Domenico sia rivolta proprio in direzione della guglia presente in piazza del Gesù Nuovo, a un paio di centinaia di metri di distanza, quasi come a voler sottolineare un legame tra i due monumenti storici di Napoli.
Piazza san Domenico Maggiore brulica ogni giorno di ogni forma di vita. Turisti, studenti, mercanti, semplici abitanti del centro di Napoli la percorrono in svariati modi: c’è chi si ferma a scattare una foto, chi si siede ai tavolini di un bar della piazza, gustando una sfogliatella e gettando uno sguardo distratto alla guglia, c’è chi la attraversa di fretta, in ritardo per la prossima lezione universitaria o per il prossimo allenamento in palestra, salutando di sfuggita quel silenzioso gigante di pietra al centro della piazza. Si rimane incantati quando ci si accorge di quante emozioni diverse possa comunicare una piazza così importante e così centrale, insieme con la sua guglia. Piazza San Domenico Maggiore assomiglia quasi a una mamma silente, che con i suoi spazi vuoti ti accoglie quando più ne hai bisogno. Se poi, al tramonto di un’altra giornata, si ha la fortuna di passare di lì, probabilmente un bel cielo “‘e mille culure“, che contribuisce a rendere piazza San Domenico Maggiore ancora più suggestiva, non si nega a nessuno.
Anna Rita Orlando