Marco Giallini, ospite di spicco della quarta giornata del Giffoni Film Festival, mette in atto uno show in conferenza stampa tra l’ironia, la nostalgia di una gioventù spericolata, l’amore incondizionato per i suoi figli, i suoi progetti futuri e la voglia di un riscatto sociale che attraverso la leggerezza e la crudeltà della vita può trovare nuovi orizzonti.
Uno dei più grandi attori del cinema italiano degli ultimi anni, Marco Giallini, ha fatto visita al Giffoni Film Festival regalando sorrisi e suggestioni ai giornalisti presenti in sala stampa.
Marco Giallini, attore classe 1963 si presenta alla stampa del Giffoni Film Festival come un’anima rock cresciuta forse troppo in fretta. Tra le sue partecipazioni sul grande schermo ricordiamo i personaggi interpretati in L’odore della notte, A.C.A.B., Romanzo Criminale, la sua rinascita o meno rivalutazione artistica è accresciuta dall’alchimia trovata con il regista Paolo Genovesi grazie a film quali Una famiglia perfetta, Tutta colpa di Freud e Perfetti Sconosciuti.
Il suo incontro di oggi con la stampa è stato puro spettacolo, Giallini non si tira indietro, non esce mai dalla parte del burlone a cui piace la “caciara”.
Tante le domande dei giornalisti presenti in sala, sui suoi futuri lavori, sulla sua adolescenza, su quali possano essere le direttive da dare ai giovani che vogliono intraprendere il suo stesso percorso lavorativo.
Marco Giallini risponde a tutto, anche alle domande più banali, quelle che si ascoltano sempre e a cui avrà risposto almeno un migliaio di volte.
Lo fa, con tono scherzoso, senza prendersi mai troppo sul serio, elevandole e dangogli una cornice evocativa che profuma di nostalgia, ma anche di futuro. Si chiede quanto possa essere strana una popolazione che guarda i film polizieschi e western americani e disprezza il contributo del cinema italiano degli anni 50 e 60 a tale genere. Dice, cadenzato dal romano: “Perché se lo facciamo noi è istigazione alla violenza e se lo fanno gli americani è un capolavoro? Ma che strana popolazione!”
Guarda ai giovani con curiosità e rispetto, ma inveisce contro la musica che ascoltano, forse senza aguzzare troppo le orecchie al panorama musicale nostrano, ma è un nostalgico e deve farlo. Il suo consiglio ai giovani è quello di vivere ogni esperienza,anche i casini, e di guardare di meno lo smartphone e un po’ di più in prospettiva, verso il cambiamento, ma senza avere il chiodo fisso di una vita da superstar; accontentarsi della propria dimensione ordinaria è un ottimo punto di partenza, provare a cambiare ciò che ci affievolisce e migliorare la vivibilità è metà del tragitto.
Ci racconta che è un cultore della rock music, e che conosce particolari che neanche gli stessi musicisti ricorderebbero.
Questo sposta inevitabilmente l’asse del discorso al periodo della sua formazione umana: l’adolescenza. Spericolata, “..come nella canzone de coso, Vasco”, delle sue disavventure ai tempi della scuola, le sospensioni, le marachelle che gli costavano i rimproveri del papà un lavoratore di sinistra che “Credeva in qualcosa in cui oggi non crederebbe più”.
“Sei un ottimista!”, afferma il moderatore, “Certo, ottimista e di sinistra!”,
risponde Giallini citando Lucio Dalla.
Sui suoi progetti futuri rimane sul vago, ma non per fare il prezioso, solo per non stravolgere la dimensione spettacolare che aveva messo in atto. Svela che lavorerà ancora con Paolo Genovese, e precisa: “prima o poi la smetteremo”.
Il suo atteggiamento stravolge ogni formalità, come una vera e propria esibizione.
Sarà forse questo il motivo che lo induce a personalizzare ogni personaggio, dandogli una caratura che si rifà molto alla sua persona, ai suoi comportamenti quotidiani.
Stay rock Marco!
Giuseppe Luisi