Il brainch della domenica: Legge Fiano, si può essere fascisti ma soltanto da sobri

 

Cari lettori,

la notizia della settimana è senz’altro l’approvazione alla Camera della Legge Fiano, che ha lo scopo di introdurre pene severe per chiunque propagandi o diffonda l’ideologia nazi-fascista, anche attraverso internet o gesti come il saluto romano.

Per chi non abbia aperto il link precedente, il testo della legge recita così:

«Art. 293-bis. – (Propaganda del regime fascista e nazifascista). – Chiunque propaganda le immagini o i contenuti propri del partito fascista o del partito nazionalsocialista tedesco, ovvero delle relative ideologie, anche solo attraverso la produzione, distribuzione, diffusione o vendita di beni raffiguranti persone, immagini o simboli a essi chiaramente riferiti, ovvero ne richiama pubblicamente la simbologia o la gestualità è punito con la reclusione da sei mesi a due anni.
La pena di cui al primo comma è aumentata di un terzo se il fatto è commesso attraverso strumenti telematici o informatici».

Nonostante non sia ancora entrata in vigore, dal momento che non è stata votata dal Senato, già si parla della Legge Fiano come di un provvedimento concreto ed effettivo, con relativo fuggi-fuggi di fascisti, cancellazione di scritte da obelischi, interruzione della vendita di vini e così via. E il dibattito che ne è scaturito, manco a dirlo, è infarcito delle solite banalità didascaliche di cui la politica italiana si alimenta.

Il Brainch della domenica
Illustrazione a cura di Antonella Monticelli

“Una pagliacciata”, la definisce Alessandro Di Battista; “legge liberticida” è invece il coro unanime che proviene da Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Simone Di Stefano di Casapound.

Come mai tanto clamore? Cerchiamo di capirlo insieme.

Anzitutto, giova ricordare che esistono già due leggi, la Scelba del 1952 e la Mancino del 1993 che regolamentano e condannano l’apologia di fascismo, la riorganizzazione di partiti e movimenti ad esso legati e i crimini d’odio correlati alle discriminazioni di tipo etnico, razziale e religioso, oltre alle gestualità tipiche dei modi fascisti.

Ciononostante, non sembra che le predette leggi abbiano impedito, nel corso del tempo, la nascita di gruppi fascisti né i proseliti ideologici basati sulla loro propaganda. Per dirla in parole povere: là fuori è ancora pieno di idioti che vorrebbero il ritorno del Duce e sono convinti della purezza e superiorità della loro stirpe, al punto da sbandierarlo ai quattro venti e ostentarlo su facebook in un marasma di congiuntivi buttati a caso e sinapsi collassate.

Perché, dunque, il fascismo esercita ancora tanta presa e fascino sugli italiani, al punto da rendere necessarie ben tre leggi per vietarlo?

Gadget fascisti
Gadget fascisti

Il primo motivo è senza dubbio storico: quel nero ventennio non è mai stato accettato come parte integrante della nostra storia, così da permettere un processo di pacificazione indispensabile per archiviare definitivamente l’orribile esperienza. In Italia non si riesce ancora a parlare di fascismo come di una colpa vergognosa per cui scusarsi e fare ammenda: di fatto, o lo si evoca con malinconica nostalgia o lo si esorcizza come demonico tabù.

Un secondo motivo è da ricercarsi nella congiuntura economica, giacché i periodi di crisi, disoccupazione e assenza di Stato sociale sono sempre stati favorevoli all’insorgere di tendenze totalitariste e pulsioni autoritarie, ancor di più se tali condizioni si associano a imponenti flussi migratori e cambiamenti demografici.

Un ultimo, e più importante motivo, è prettamente culturale: la mancanza di una reale educazione nel riconoscere i crimini fascisti, e più in generale nel condannare e stigmatizzare ogni sorta di discriminazione, violenza, forma d’odio.

Tra una legge e l’altra, infatti, ci si dimenticava che il modo migliore di combattere il fascismo non era quello di normare ogni singola fattispecie per confortarsi dell’illusoria convinzione di aver fatto la cosa giusta, di aver rispettato il bon ton o la netiquette; ci si dimenticava che i più pericolosi delinquenti non erano quelli che acquistavano cartoline o bevevano vino con l’etichetta di Mussolini, ma chi segregava, istigava, aggrediva.

Gli effetti della Legge Fiano sulla gente
Gli effetti della Legge Fiano sulla gente

Per quanto si possano condividere i contenuti della Legge Fiano, che vanno ad ampliare ed integrare le precedenti leggi Scelba e Mancino, si tratta pur sempre di mera repressione, i cui effetti, peraltro, sono tutt’altro che scontati: la polizia si precipiterà sotto casa di chiunque scriva “Viva il Duce!” sotto una fake news in un impeto di patrio nazionalismo? Immagino già la scena:

«Signor Litterio, qui è la polizia, ci apra»

«Che? La polizia? Ma perché, io non so niente, io non ho fatto niente»

«Non ci risulta, signor Litterio: abbiamo qui davanti un suo commento a un post sulla cugina di terzo grado dell’onorevole Boldrini che sarebbe diventata Regina del Molise con uno stipendio di 3 miliardi di euro a settimana senza passare da referendum. Lei ha risposto scrivendo ‘viva il Duce’, peraltro in caps lock. Come si giustifica, signor Litterio?»

«Chi… io… no, no, ma quando mai, cosa avete capito… io volevo scrivere ‘Viva il dolce’, pensavo di stare commentando le foto del tiramisù di mia mamma… vedete, è stato il correttore automatico… quella mia mamma la domenica fa un tiramisù che dopo per digerirlo devi marciare fino a Roma…»

Purtroppo la nostra ossessiva esigenza di legiferare per assolverci ha lasciato poco spazio ad una sana attuazione dei princìpi dell’antifascismo garantiti dalla nostra Costituzione. E non potrebbe essere altrimenti, per un Governo che ha fatto del manganello la propria prassi politica, che ha fomentato e aizzato la guerra fra poveri attraverso cariche e sgomberi forzati, che ha fatto di tutto per impedire alle ONG di salvare le vite dei migranti nel Mediterraneo, e che non ha alzato neppure il sopracciglio alla notizia di una “Marcia su Roma” convocata da Forza Nuova per il prossimo 28 ottobre.

Tutto ciò, è bene sottolinearlo, è stato compiuto in piena coscienza e non sotto l’effetto di qualche bicchiere di troppo versato da una bottiglia con scritto “credere, obbedire, combattere”. Come a dire che essere fascisti da ubriachi non va bene, ma da sobri sì. E chissà se è soltanto una coincidenza che la Legge Fiano porti proprio il nome di un apprezzatissimo vino bianco; dopotutto, è risaputo, in vino veritas. Ma la legge non ammette ignoranza, né sbronza.

Buona domenica, lettori cari.

Emanuele Tanzilli
@EmaTanzilli

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