“Eravate un popolo di analfabeti, dopo 80 anni torno e vi ritrovo un popolo di analfabeti”.
La frase è del film Sono Tornato, nuova fatica di Luca Miniero. Benito Mussolini è di nuovo tra noi e non la manda di certo a dire.
Il Duce fa la sua comparsa nel centro di Roma, a Piazza Vittorio, in un’epoca e in una città che vede tante culture mescolarsi tra di loro ma soprattutto un’epoca contraddistinta da una grave confusione politica, argomento chiave del film.
Il progetto, per quanto apparentemente banale (e anche un po’ trash), si rivela invece interessante, capace di regalare delle letture e interpretazioni che fanno riflettere. “Squadra che vince non si cambia”: Luca Miniero già avvezzo ai remake (Benvenuti al Sud e Benvenuti al Nord) questa volta attinge dal tedesco Lui è tornato di David Wnendt tratto a sua volta dall’omonimo libro, in cui però il colui che “torna” è nientemeno che Adolf Hitler.
La trama del film è abbastanza semplice nel suo complesso e ripercorre le vicende già viste nel film tedesco; il Duce dopo essersi ritrovato ai giorni nostri incontra un disperato regista – interpretato da Frank Matano – che lo aiuterà accompagnandolo e documentandolo in questo improbabile viaggio per l’Italia raccogliendo pensieri e impressioni delle persone comuni. Nella pellicola vengono mescolate scene recitate (spesso e volentieri anche male ahimè) a scene “live”, come piccole candid-camera per catturare le reazioni dei passanti.
Massimo Popolizio – interprete di Benito Mussolini – calato perfettamente nella parte, supera egregiamente la prova non facile di ridare vita a un iconico personaggio catapultato in quest’epoca così distante da quella che lo ha visto protagonista.
Il film funziona: è irriverente, divertente e allo stesso tempo fa riflettere su quella che è la situazione attuale attraverso un po’ di sana satira politica. Tuttavia un paragone va comunque fatto: la figura di Hitler è stata da sempre condannata a livello globale (e dalla Germania stessa) per le atrocità commesse e la stessa cosa non si può dire per Mussolini, considerato da sempre una figura “minore”, a volte anche giustificato dall’opinione pubblica e ricordato da molti con un ingiustificato “affetto”, il famoso “quando c’era Lui”. Per questo il film non riesce a colpire emotivamente lo spettatore come riesce il film originale, che invece riesce a scendere più nel profondo superando l’iniziale pregiudizio, rancore se vogliamo, che si ha nei confronti del protagonista stesso.
«Se Hitler era un demonio, Mussolini è un parademonio che è già stato giudicato dalla Storia», dichiara Miniero durante la presentazione del film a Villa Torlonia, a Roma. Il regista allontana così le accuse di aver avuto un atteggiamento fin troppo morbido nei confronti di quello che è comunque stato un dittatore e ribadisce che in ogni caso il film non è un’apologia al fascismo. Lo scopo, infatti, pare quello di sottolineare la natura profondamente populista di Mussolini criticando la politica, l’antipolitica, l’immigrazione, la globalizzazione, la povertà diffusa e la disoccupazione, ma non dando mai delle vere soluzioni proprio per evitare di incorrere nello sbaglio sopra citato.
Sono Tornato è il racconto di una nazione che ancora oggi probabilmente avrebbe difficoltà a opporsi alle idee totalitarie ed estremiste di un solo uomo intenzionato a (ri)prendere in mano il potere di un intero paese.
“Sì, ma una dittatura libera però, una dittatura non troppo dittatura”, come dice una delle tante “vittime” delle riprese live del film, tra i tanti intervistati.
Stando in una sala stranamente gremita di persone, la sensazione che abbiamo provato è stata quella che la maggior parte dei presenti, e probabilmente degli italiani, si comporterebbe esattamente come 80 anni fa; anzi, questa volta lo appoggerebbe ancor di più.
Può questo nostro periodo di instabilità politica influenzare così tanto il cittadino medio al punto da portarlo a preferire un regime totalitario alla nostra democrazia (seppur affievolita dalle cattive amministrazioni)?! Probabilmente il risultato di questi sentimenti e desideri di cambiamento lo vedremmo dopo il prossimo 4 marzo, data prevista per le prossime elezioni.
Giuseppe Palladino