Era il 1983, I fratelli Vanzina e Filmauro ebbero un’idea: inscenare una pellicola comica avendo come oggetto le vacanze di natale. Il film sarebbe uscito proprio in quel periodo dell’anno tra luci guizzanti e abeti rigogliosi, creando una comunanza temporale tra spettatore e recitanti, sfruttando un momento dove, si sa, c’è maggior possibilità di andare al cinema con famiglia e amici. Una formula studiata che poteva garantire una discreta entrata al botteghino. Ma nessuno poteva pensare che quella idea si sarebbe trasformata presto in un’istituzione del nostro paese, in una declinazione dei più classici divertissement popolari in grado di infrangere addirittura le barriere dell’etimo. Nasce il cinepanettone, neologismo coniato ad hoc per indicare i film di quella che sarà la fortunata coppia Boldi – De Sica.

 

cinepanettone Italia trash

Diciamolo. Col senno di poi, quello fu un giorno nefasto per chi ama il cinema d’essai o di genere, avendo assistito – loro malgrado – alla consacrazione di un mostro di nicchia destinato al contenitore televisivo che, anno dopo anno, si è impossessato del nostro grande schermo.

Il Cinepanetone si è impossessato del cinema italiano fagocitandone risorse ed estro artistico.

Ma non per tutti. Per alcuni fu un giorno di svolta, perché quel successo impartì una lezione fondamentale: il potere della tradizione. Lungi dall’essere una caratteristica nostrana, la tradizione ha in sé un potere magnetico, in quanto crea nell’uomo quell’affezione quasi sacrale che lo spinge ad azioni rituali, inconsce e contro ogni logica. E combinare un “periodo festivo” con una narrazione di riferimento (un po’ come le mitologie nelle società primitive) è stata la mossa giusta. Geniale, a pensarci ora.

La qualità dei cinepanettoni era mediocre, come quella di oggi, ma avevano dalla loro la leggerezza, l’immediata fruibilità che rispondeva alle esigenze di pancia di uno spettatore soffocato dalla quotidianità, che non vedeva l’ora di farsi una risata in scioltezza durante la feste.
Da lì, l’illuminazione: riproporre lo stesso canovaccio narrativo, lo stesso formulario con i medesimi personaggi (a parte il turnover dei secondari) in un riciclo di gag e battute, situazioni sempre uguali, sfruttando sapientemente il divismo nostrano di Christian De Sica e la vis comica di Massimo Boldi.
Fu un successo commerciale senza precedenti, durato più di due decenni. Ogni cinepanettone sbancava al box office andando a infrangere i record d’incasso di tutti i tempi sul nostro suolo.

Di sotto un grafico esplicativo con le cifre in milioni di euro (fonte dati: mymovies.it).

cinepanettone boldi Italia trashMa i cinepanettoni non sono stati solo un successo di pubblico, questa è una menzogna che vi ha raccontato qualche finto radichal chic. Nella critica c’era (e c’è ancora) chi li apprezzava, chiudendo gli occhi in una sorta di insensato rispetto verso la tradizione di un sottogenere inguainato alla nostra italianità che ambiva a dignità non più solo commerciale ma anche culturale.

Ci son riusciti. Col il passare del tempo, il termine “cinepanettone” si è spogliato di quella accezione negativa e ha assunto i connotati del marchio vero e proprio, identificando quelle commedie che escono nel periodo natalizio soprattutto nel filone della commedia trash (un sottogenere di nicchia e anche abbastanza ostracizzato all’estero, che non va confuso con il nonsense o l’humor del paradosso).

Poi nel 2005 Boldi e De Sica si separano, anima e cuore di questa deriva filmica. Sembra il momento della svolta, la fine di un’epoca buia trapunta di battute a sfondo sessuale, della rottura di una pecionata commerciale finalmente logora. Una rinascita per la creatività e la realtà cinematografica tutta.

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Sì, come no.

Il cinepanettone si è attaccato, come un simbionte, al suo organismo diventato il fiore all’occhiello commerciale del nostro cinema.

L’esigua pecunia della produzione italiana gettata, a conati incontrollabili, in commedie di tale risma che purtroppo trovano ancora posto nell’immaginario natalizio di molti.

Ma ora veniamo al punto dell’articolo. Perché meritiamo il cinepanettone?

Perché il trash è diventato un’occasione commerciale che ha trovato la ricettività del grande pubblico, deriva che ha inevitabilmente frenato lo sviluppo e la sperimentazione della nostra industria culturale, rimasta al palo in numerosi generi e finita preda di una forma mentis deviata (dopo decenni di distinte commedie acute sulla falsariga di quelle poi definite all’italiana o, quelle più caricaturali, del neorealismo rosa).

Una forma mentis traducibile in un atteggiamento abulico del pubblico: con la novità recepita sempre negativamente, dove un’uscita al cinema è inteso come sinonimo di “spegnere il cervello”, così che tutto ciò che richiede un minimo di elasticità mentale si scontra con la burbera pigrizia dello zombie-audience. Siamo diventati una società “fredda”, direbbe Lévi-Strauss, che si aggrappa alla tradizione e che non incoraggia e anzi, ostacola, il nuovo.

E allora nei piani alti della cinematografia, dove si parla a suon di zeri e champagne in bicchieri di cristallo, si domandano perché cambiare. Ma soprattutto si ha ben chiaro cosa bisogna tutelare e cosa no. Come nel 2009 quando Avatar incantava le platee di mezzo mondo con le sue suggestioni visive e qui in Italia venne distribuito tre settimane dopo per la potenziale concorrenza ai cinepanettoni.

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Se la RAI nel dopoguerra con la sua vena paternalistica ci ha educato a un certo tipo di televisione, anche i Vanzina, De Laurentiis e poi Neri Parenti, ci hanno indotto a un certo tipo di cinema delle feste dove, però, la correità è molto più grave perché si concretizza nell’atto volontario dell’acquisto biglietto.

“Ma il cinepanettone è morto Con Boldi e De sica”. Lo è, in evidente crisi e risente come non mai dello scotto della moltiplicazione dell’offerta. Occorre comunque fare chiarezza: a vedere gli incassi del 2016, tra Poveri ma Ricchi con Christian De Sica, Natale al Sud di Massimo Boldi e Natale a Londra di Lillo e Greg, si son raggiunti i 13.5 milioni di euro (fonte: mymovies.it).

Mezzi flop individuali ma che, dati alla mano, ripagano la spesa fatta per produrli, senza dimenticare l’incasso collettivo che rimane in trend con l’ultima fatica corale firmata Boldi/De Sica.

Insomma, siamo nel 2017 e niente è cambiato. La programmazione italiana ci presenta ampia scelta di cinepanettoni fra Poveri ma Ricchissimi (un sequel di cui non si sentiva l’esigenza), Natale da chef e addirittura un montaggio spacciato per film, Supervacanze di Natale, sempre di Filmauro, che siamo sicuri ripagherà gli esigui costi di produzione.

In conclusione, nulla di diverso o se c’è, non è abbastanza. D’altronde, è tradizione.

Enrico Ciccarelli

 

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