Durante la cerimonia d’insediamento del neo-eletto Presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump ho ripensato alla banalità del male di cui parlava Hannah Harendt, che agisce camuffato, senza farsi scorgere.
Trump ha cavalcato l’onda in un periodo di smarrimento. Dopo il fallimento del secondo mandato di Obama, il popolo ha perso un punto di riferimento importante.
Ha perso un motivo per credere in quella rivoluzione colorata, che apriva all’integrazione, che proponeva di dare il massimo rilievo ai diritti civili, che non vedeva il conflitto armato come unica soluzione dei problemi.
Negli anni successivi, “times have changed”.
Hilary Clinton sarebbe stata il male peggiore, ma non per tutti.
Donald Trump ha stravinto, e il mondo è rimasto sotto shock.
E così Trump il guerrafondaio, il sessista, razzista, quello della battuta sui malati terminali, della promessa di costruire un muro ai confini con il Messico, è oggi l’uomo più influente per le sorti del mondo.
L’elettorato degli U.S. ha capovolto in maniera palese l’archetipo di cittadino americano, che la gestione Obama sembrava fosse riuscita a migliorare, identificandosi nelle parole e nelle promesse di un americano vecchio stile.
Ieri un articolo sulla post-verità di Christian Raimo, pubblicato sull’Internazionale, diceva:
”Ci ricordiamo, no? Le dichiarazioni di Berlusconi sul tumore sconfitto in tre anni, le smentite che arrivavano sempre il giorno dopo la sparata, le battute sulla sinistra invidiosa del bunga bunga, e anche le barzellette? Erano chiaramente i prodromi di un modello di comunicazione politica oggi invalso: dai tweet seriali di Donald Trump ai post sul blog di Beppe Grillo.
Quello che conta per Berlusconi come per Trump o Grillo non è mai il messaggio in sé ma – in una perversione del piano performativo – l’effetto. L’effetto sostituisce il significato. Per questo ha senso pronunciare una balla colossale e venire smentiti il giorno successivo: il significato di quella notizia sarà corrispondente alla differenza tra coloro che hanno ascoltato la notizia ma non la smentita. E sarà sempre un numero di persone abbastanza elevato da non premurarsi di dover essere sottoposti a un fact-checking. L’effetto s’impone come significato.
Trump è stato eletto nonostante le sue centinaia di bugie, le sue promesse clamorosamente fasulle, la sua ridicola solennità; allo stesso modo in cui il consenso per il Movimento 5 stelle non viene per esempio intaccato dalla girandola assurda di dichiarazioni di Beppe Grillo sulle alleanze in Europa e nemmeno dagli sfondoni sul congiuntivo di Luigi De Maio.”
Sarà perchè il male riesce a truccarsi e a confondersi?
Hannah Arendt scriveva in Eichmann in Jerusalem: A Report on the Banality of Evil, pubblicato nel 1963:
“Quel che ora penso veramente è che il male non è mai ‘radicale’, ma soltanto estremo, e che non possegga né profondità né una dimensione demoniaca. Esso può invadere e devastare il mondo intero, perché si espande sulla superficie come un fungo. Esso ‘sfida’ come ho detto, il pensiero, perché il pensiero cerca di raggiungere la profondità, di andare alle radici, e nel momento in cui cerca il male, è frustrato perché non trova nulla. Questa è la sua ‘banalità’. Solo il bene è profondo e può essere radicale”.
Il male si espande e riesce a farlo con una semplicità disarmante, e nonostante l’azione mediatica dei maggiori esponenti della cultura popolare americana (basti pensare a Maryl Streep, Robert De Niro, Lady Gaga), e di quella underground (nei testi musicali dei Gorillaz, degli Arcade Fire, la particolare protesta dell’attore Shia LeBoeuf). Personalità capaci di far recepire un messaggio ai propri utenti, nulla può impedire al male, almeno per ora, “la sua estensione sulla superficie”.
Tant’è che mentre si svolgeva la cerimonia d’insediamento del nuovo Mr. President, il sito della Casa Bianca veniva modificato/aggiornato con una nuova versione che non prevede le sezioni riguardanti il cambiamento climatico, le problematiche legate ai LGTB, i diritti civili, l’assistenza sanitaria. Tutto rimosso. E, inoltre, sempre il sito ufficiale della Casa Bianca non è più consultabile in lingua spagnola.
Ma l’opinione pubblica si è focalizzata sul pacco regalo presumibilmente griffato Tiffany donato da Melania Trump all’ex first lady Michelle Obama, e sui consueti slogan dai toni altisonanti proposti dal nuovo Presidente.
L’effetto sostituisce il significato. E vale per tutti i fautori moderni del nuovo male, che si esprime (anche) in maniere diverse, con nuovi mezzi. Ma che mantiene la sua banalità di fondo. Ma come reagire a tutto ciò? Come sconfiggere il male?
Riflettendoci un po’ ho scoperto che la soluzione ce l’avevo sul comodino. Dove ho trovato un libro che non ha in se’ quella concezione di bene come “profondo e radicale”.
Ciò che scriveva Italo Calvino ne Le Città Invisibili magari può essere l’antidoto al veleno della post-verità e quindi un modo efficace per sconfiggere il male che osserviamo e quello che siamo incapaci di vedere:
“L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.”
Giuseppe Luisi