“Froci e pervertiti violentano 17enne“: un titolo da prima pagina dalle parole terribili, che hanno imbrattato una vicenda ancora più orrenda. Parliamo della testata giornalistica “Le Cronache” che, in data 20 luglio 2016, ha pubblicato un articolo recante il titolo in questione, riferendosi all’episodio di violenza sessuale su minore verificatosi nel Comune di Cava de’ Tirreni tra ottobre 2015 ed aprile 2016. In seguito alla pubblicazione dell’articolo, il Comitato Provinciale “Arcigay Salerno – Marcella Di Folco” ha deciso di sporgere denuncia presso la Procura della Repubblica del Tribunale di Salerno, chiedendo che Tommaso D’Angelo, direttore del giornale, venga punito secondo l’art. 595 comma 3, aggravato da un’interpretazione dalle finalità discriminatorie.
Ma l’indignazione e la rabbia non sono partite solo ed esclusivamente dalla comunità LGBTQI: anche gli studenti e le studentesse di Rete della Conoscenza Campania hanno contribuito nel loro piccolo, facendo partire una foto-petizione. “Rape is not gender, rape has no gender” (“lo stupro non ha genere”) si legge nelle foto postate sulla loro pagina facebook: “Episodi come questo devono ricordarci che lo stupro non ha genere né sesso, e che il grado di violenza e di dolore emotivo e fisico non vengono dati da quest’ultimo. La violazione dell’altro non ha giustificazione alcuna, la sopraffazione e l’idea di poter esercitare controllo e potere sull’altro vanno combattute in ogni forma si presentino” – scrivono i militanti di Rete – “non sono nè froci, nè pervertiti: sono carnefici, e pagheranno secondo legge per la violenza perpetuata senza nessun rispetto per l’individualità e per il corpo altrui! Un simile atto non va accostato all’omosessualità, poichè si rischia di cadere in una generalizzazione pericolosa che alimenta l’odio verso l’altro.”
Inutile prenderci in giro: i nostri territori necessitano urgentemente di una nuova cultura di genere, che sia capace di rispettare, riconoscere la libertà di amare ed accettare i più differenziati approcci alla sessualità. Perché in fondo è di questo che si parla quando si nomina il tanto temuto “gender”: non di perversione, ma di consapevolezza del proprio orientamento e della propria idea di società. E’ inaccettabile che una questione di violenza sessuale venga accomunata all’orientamento sessuale di numerose persone, perché dobbiamo sottolineare che la violenza è SEMPRE un atto osceno. E questo non è il momento di cadere negli ingranaggi del pregiudizio, nelle grinfie di un giornale che mira ad alimentare il senso di insicurezza e di sconforto, di pericolo, e ad indirizzare chi non ha altri fonti di informazione ad avere sempre più paura dell’altro che viene individuato nel “diverso”.
Ana Nitu