Il 1° aprile il comune di Mocoa, situato nel dipartimento di Putumayo, nel sud della Colombia , è stato raso al suolo da una valanga di fango dovuta all’esondazione simultanea di tre fiumi: Mocoa, Sangoyaco e Mulato.
Secondo le ultime stime, in Colombia sono 290 le vittime, 332 i feriti e circa 200 i dispersi. Già nove mesi fa era stato lanciato l’allarme per la possibilità che potesse accadere un simile evento e che si potesse superare la media annua dei regimi piovosi, ma la gravità della situazione era stata sottovalutata. A causa dello smottamento di terreno diciassette quartieri, tra cui quello di San Miguel, sono stati interamente distrutti e vi sono stati gravi danneggiamenti ai condotti d’acqua e alla rete elettrica. Anche la casa di José Antonio Sanchez, sindaco di Mocoa, è stata abbattuta dalla valanga.
Il Presidente della Repubblica, Juan Manuel Santos, ha espresso la sua vicinanza alle famiglie delle vittime e a coloro che sono afflitti da questa tragedia con grande solidarietà e, data l’entità dell’emergenza sociale, economica ed ecologica scaturita dai tragici effetti dei cambiamenti climatici, ha ordinato il dispiegamento delle forze armate. Il governatore di Putumayo, Sorrel Aroca, ha definito quanto è accaduto «tragedia senza precedenti».
Il governo di Bogotà ha dichiarato lo stato di calamità nazionale.
Nel frattempo Corpoamazonia (l’Istituto per lo sviluppo sostenibile del sud dell’Amazzonia) ha dichiarato che i terreni circostanti ai fiumi erano usati in modo improprio e molte coltivazioni erano del tutto illecite. Inoltre, i piani per la gestione territoriale non erano stati aggiornati e non era stata attuata nessun tipo di prevenzione. In più, l’Istituto Amazzonico di Ricerche Scientifiche (SINCHI), diretto da Luz Marina Mantilla, ha affermato che le valanghe sono state causate dalla deforestazione che interessa principalmente la parte sudoccidentale della Colombia. Non a caso il dipartimento di Putumayo è il quinto per perdita di vegetazione ed erosione.
Il 19 aprile, però, la furia del fango è tornata a colpire in Colombia. Questa volta varie frane hanno investito il comune di Manizales, nel dipartimento di Caldas, provocando 17 morti.
Anche qui è stato dichiarato lo stato di calamità pubblica dal sindaco Cardona che ha deciso di sospendere le attività didattiche e ha preso provvedimenti che mirano a ridurre i rischi di valanga. Il Presidente Santos ha ordinato di iniziare il processo di delocalizzazione delle abitazioni situate in zone ad alto rischio e di avviare i lavori nei letti degli affluenti. Inoltre il governo garantisce supporto permanente per la popolazione.
Molte associazioni si sono attivate per fare in modo che i soccorsi fossero repentini. Il sostegno non è giunto solo dal governo colombiano, ma è stato un sostegno internazionale.
Ad esempio l’OIM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni) ha inviato una squadra di esperti per aiutare le trecento famiglie in difficoltà e ha avviato la trattazione con le autorità locali per la costruzione di alloggi temporanei. L’UNICEF ha stimato che 12000 bambini non possono frequentare le scuole che sono state usate come rifugi dagli sfollati di Mocoa e ha chiesto l’evacuazione delle stesse. L’OMM (Organizzazione Meteorologica Mondiale) ha affermato che «il disastro accaduto è conseguenza delle condizioni meteorologiche estreme, ma ha avuto anche altre cause meno evidenti».
Quali sono queste altre cause?
In cinquanta anni di conflitto armato i territori colombiani sono stati sfruttati per le risorse naturali e gruppi ribelli e bande criminali, controllando vaste aree, finanziavano le loro operazioni con estrazione di minerali e uso di sostanze nocive che tutt’ora minacciano la salute dell’intera popolazione. La corruzione, definita da Santos «peggior forma di violenza», è una delle grandi piaghe della Colombia insieme alle operazioni illegali.
Per questo Santos ha adottato nuove misure per affrontare il problema: tra queste, ha inserito la creazione di tribunali speciali per i reati contro l’amministrazione pubblica, l’introduzione dell’insegnamento di educazione civica all’interno delle scuole da parte del Ministero dell’Istruzione e la riforma politica ed elettorale che prevede il controllo delle elezioni e dei finanziamenti illeciti. Infine, il Presidente promette maggiore trasparenza fiscale.
Giorgia Bozzetto