Nel raccontare Napoli, la città per antonomasia dell’eterogeneità e delle disparità, non si può non dedicare un capitolo ai suoi quartieri. Questa terra camaleontica che si trasforma e a volte si peggiora, che cade e si rialza, fa delle sue periferie nient’altro che la metafora dei suoi mille volti.

Ognuno dei suoi quartieri presenta, infatti, delle specifiche caratteristiche;  ha una storia da raccontare e dei problemi, a volte irrisolvibili, da affrontare.

Del resto la delimitazione degli spazi è parte di un disegno ben più ampio che riguarda più in generale le vicende umane e la storia di tutti i popoli fin dall’antichità.

Il confine è inteso in tal senso come un archetipo, una linea che separa e unisce, che sbarra e connette. Va ad identificarsi come un tentativo, a volte un po’ maldestro, di ridurre l’indeterminatezza del reale. Di ingabbiare le diversità, delimitarle e forse accentuarle.

Con deliberazione del consiglio comunale del 2005 a Napoli sono sorte 10 municipalità, che vanno intese come una vera e propria suddivisione interna e come forme di autonomia decentrata.

Fuorigrotta è un quartiere dell’area occidentale di Napoli e fa parte, insieme a Bagnoli, della Decima Municipalità. È il quartiere con il numero più alto di residenti della città.

Da dove derivi il nome “Fuorigrotta” è facilmente intuibile: difatti, il nome si rifà etimologicamente al latino “foris cryptam“, letteralmente “fuori dalla grotta”. Il riferimento va al fatto che sin dall’epoca romana il quartiere era collegato a quello vicino di Mergellina grazie alla Crypta Napolitana. La Crypta, una delle più antiche gallerie al mondo, oggi non è più percorribile per ragioni di sicurezza. Ha rappresentato un’importante linea di comunicazione, il suo posto è stato poi preso dalla galleria Quattro Giornate.

Prima di essere Fuorigrotta

Oggi Fuorigrotta è considerato dai napoletani il quartiere del calcio, data la presenza dello Stadio San Paolo. Ma già prima che lo stadio fosse edificato, la zona era molto celebre e tant’è che nel 305 d.c. vi fu sepolto per un periodo San Gennaro (le cui spoglie saranno poi portate a Capodimonte).

Prima che la Crypta fosse ultimata, l’antico quartiere era sotto il dominio della gens Marcia ed era, per tale motivo, chiamato “Marcianum“. Era un villaggio di campagna, terra che la cenere eruttata dai crateri sparsi rendeva fertile.

Il quartiere aveva un ruolo di primo piano nell’ambito del commercio: qui si coltivavano la canapa e il lino. C’è da sottolineare, tuttavia, che la lavorazione della canapa rese l’aria nociva e proprio per questo nel 1861 si decise di procedere ad una bonifica dell’area. Ebbe così fine la coltivazione produttiva.

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Fuorigrotta nel 1953

Da villaggio rurale a insediamento urbano

L’assetto attuale del quartiere inizia a svilupparsi alla fine dell’Ottocento, proprio con la costruzione del tunnel delle Quattro Giornate e della Ferrovia Cumana, che fu inaugurata nel 1889.

Nonostante la parallela riduzione dell’attività agricola, Fuorigrotta faticava ad essere considerata come sede di importanti insediamenti urbani e continuava  a presentare tratti tipicamente rurali. A dare una prima svolta alla situazione fu la costruzione dello stabilimento siderurgico.

In realtà il volto del quartiere mutò durante il periodo fascista: era il 1931 quando Fuorigrotta fu scelta dal regime per accogliere il progetto della Mostra D’Oltremare, inaugurata come Mostra Triennale delle Terre Italiane d’Oltremare nel 1940. La struttura aveva l’importante compito di promuovere Napoli come capitale di arte e cultura e centro di promozione turistica.

A questo stesso periodo risale gran parte della toponomastica del quartiere: i nomi delle principali strade e vialoni furono dedicati a personaggi dell’antica Roma.

Tra i luoghi che meritano sicuramente di essere visitati a Fuorigrotta, non si può non citare la vecchia chiesa di San Vitale. Qui fu sepolto nel 1837 il grande Giacomo Leopardi. Il poeta morì in un periodo in cui il colera stava colpendo Napoli: tuttavia le sue spoglie non furono gettate in una fossa comune, come prescrivevano le norme igieniche.

I resti di Leopardi saranno poi spostati e portati al Parco Vergiliano, nei pressi della tomba di Virgilio.

Il Tempio di Fuorigrotta: lo Stadio San Paolo

Di fondamentale importanza per la notorietà della zona è la presenza dello Stadio San Paolo, il terzo in Italia per capacità e definito il “Tempio di Fuorigrotta“.

Era la domenica del 6 Dicembre 1959 quella destinata ad entrare nella storia del calcio partenopeo: l’occasione per l’inaugurazione dell’impianto sportivo, destinato poi ad accogliere le partite casalinghe del Napoli, fu manco a dirsi non una partita, ma la partita: Napoli-Juventus.

Con un 2 a 1 gli azzurri battezzarono lo Stadio del Sole.

E se c’è una cosa che sembra unire tutti i napoletani è proprio il calcio.

Sarà per la presenza dello Stadio, o forse per la Mostra D’oltremare, sarà perché Fuorigrotta è sede dei principali eventi sportivi e fieristici napoletani, di università e convegni, ma a volte si fatica a credere che rappresenti una zona periferica di Napoli.

Ma forse proprio per tutto ciò che ne fa da contorno, per le iniziative e per le manifestazioni, per la notorietà e per i visitatori che attira, che Fuorigrotta può essere considerato un centro, decentrato, di Napoli.

Vanessa Vaia

Vanessa Vaia nasce a Santa Maria Capua Vetere il 20/07/93. Dopo aver conseguito il diploma al Liceo Classico, si iscrive a "Scienze e Tecnologie della comunicazione" all'università la Sapienza di Roma. Si laurea con una tesi sulle nuove pratiche di narrazione e fruizione delle serie televisive "Game of Series".

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