Mi immagino su un comodo divano, circondato dai miei nipotini che con genuina insistenza reclamano a gran voce una storia. Non una di quelle fiabe dal lieto fine scontato, edulcorate e manichee. Ma una favola nera. Una di quelle efferate e oscure che vedono prevalere l’antieroe o addirittura il cattivo piuttosto che il sorpassato eroe senza macchia.
Dato che l’improvvisazione è fortuna e abilità di pochissimi geni, da nonno astuto attingerei furbamente da una delle saghe fantasy/grimdark che più mi hanno appassionato da giovane: Game of Thrones (GoT).
Inizierei così presentando i personaggi chiave: comincerei da Cersei, la discussa regina dei Sette Regni, realizzando subito che ha lo stesso colore di capelli di Donald Tump. Tratterrei sicuramente una risata al pensiero.
Mi perderei nelle mie elucubrazioni senili, notando che le similitudini non si esauriscono alle mere analogie estetiche, ma si estendono agli atteggiamenti e alla condotta politica fino a lambire la sfera della personalità: sono pur sempre i più influenti governanti dei rispettivi mondi, entrambi obnubilati dal potere e dalla frivole questioni umane, dimenticando quelle più annose e stringenti che promettono di spazzare via l’umanità tutta.
In GoT ci sono gli Estranei, che Cersei tratta alla guisa di storie di orrore per bambini. Così come Trump considera il surriscaldamento globale una storia inventata dai cinesi, sfidando il buon senso e cestinando in un soffio decenni di rassegna scientifica. L’abbandono degli accordi di Parigi, d’altronde, è stata solo la reificazione delle sue malsane idee sull’ambiente: eppure in GoT l’inverno è arrivato, rigido e lungo come non lo si ricordava da generazioni, così come, specularmente, da noi è giunta un’estate torrida e asfissiante che ha stracciato i record degli ultimi lustri. Un semplice caso? Secondo il tycoon, sì.
Ad ogni modo proseguirei nella narrazione, raccontando che la minaccia più grande di Cersei è rappresentata dalla bella e lasciva Daenerys Targaryen, regina legittima, esiliata da bambina e ora pronta a reclamare il Trono di Spade.
Continuerei il mio trastullamento mentale cercando qualche personalità che ricalchi con la pietra carbone la figura della Madre dei Draghi. Penserei a Kim Jong-Un, che in fin dei conti ha ben poche affinità con l’ammaliante Daenerys, da un culto della personalità opposto fino alla fama che li ha resi celebri: uno inibitore di libertà individuali, l’altra distruttrice di catene.
Ma a ben vedere il dittatore della Corea del Nord viene da Oriente, similmente alla bionda regina, senza dimenticare i motivi (almeno quelli dichiarati) della tensione fra USA e Corea, che risiedono nei test nucleari coreani che minano la sicurezza della militarizzatissima potenza a stelle e strisce. Così come i terrificanti draghi, cresciuti e cullati dalla nostra Daenerys, seminano discordia e inquietudine in quel di Approdo del Re.
Cersei e Daenerys, Trump e Kim, giocano al gioco del trono lasciando colpevolmente sullo sfondo il vero nemico, che avanza lemme e ferale come una serpe velenosa verso i domini degli uomini, materiali e non.
In questa sadica e intricata partita a scacchi non dimenticherei di introdurre l’outsider, quell’Euron Greyjoy delle Isole di Ferro che, pur schierandosi con questo o l’altro pretendente al trono, punta ad accrescere unicamente il suo potere acquietando, di concerto, la sua bulimia di sangue. Un bel personaggio, ma ciò su cui mi soffermerei maggiormente sarebbe la sua ascesa al Trono del Mare: una guerra fratricida consumatasi dopo la dipartita del fratello Balon tra Victarion, Asha e Euron stesso, con Aeron “Capelli Bagnati” a fare da arbitro.
Euron, l’uomo che ha abbinato la sue parole magnetiche alla forza ricalcando il percorso del presidente venezuelano Maduro che, democraticamente eletto (così come Greyjoy nell’Acclamazione di Re), cerca pervicacemente di mantenere saldo il potere spergiurando prosperità alla sua gente, così come il Greyjoy dall’occhio sorridente promette gloria al suo popolo.
A quel punto, incurante della sonnolenza dei miei nipotini, introdurrei la questione del Popolo Libero. I Bruti – così chiamati con sussiego e sdegno dagli abitanti dei Sette Regni – che cercano disperatamente di migrare verso Sud al riparo da morte e sofferenze atroci. Così come nel nostro mondo l’ondata migratoria travolge le sponde del Mediterraneo frenate solo dalle Barriere, materiali e non, del nostro mondo.
Non dimenticherei di menzionare il Mastino, il turpe Sandor Clegane, che sotto la scorza e le cicatrici di uomo gretto e brutale nasconde un substrato di umanità gentile, per quanto recessa e degradata. Lui è l’uomo razionale, disilluso, colui che mette in dubbio la fede nonostante le fiamme gli dicano il contrario. Che poi è un po’ l’allegoria fatta carne dell’uomo moderno, scevro di una qualunque credenza religiosa che sia in grado di metterlo al riparo dalla desertificazione simbolica dei nostri tempi; dalle brutture e le ingiustizie della vita terrena.
Vorei poter dire ai miei nipotini che nonostante il nostro mondo appaia più oscuro di quello fittizio di GoT io sarò il loro Jon Snow, l’Azor Ahai che promette di mettere fine alla lunga notte. Ma non andrà così. Al più sarò un Tyrion Lannister, meno astuto e sempre con una coppa di vino a farmi compagnia.
Alla prossima settimana.
Enrico Ciccarelli