Nostalgia canaglia, quella di Claudio Durigon. Nella serata del 26 agosto il sottosegretario al ministero dell’Economia e delle finanze ha deciso di dimettersi dall’incarico di governo, dopo la spirale di polemiche per le parole pronunciate il 3 agosto a Latina, durante un comizio della Lega in vista delle amministrative di ottobre.
Durigon, presente Matteo Salvini, era intervenuto per ricordare le origini della città, fondata durante il fascismo con il nome di Littoria: «[…] una storia che qualcuno ha voluto cancellare con quel cambio di nome al nostro parco, che deve tornare a essere quel parco Mussolini che è sempre stato. Noi su questo ci siamo e vogliamo andare avanti».
In origine il parco comunale di Latina era intitolato ad Arnaldo Mussolini, giornalista e fratello del dittatore, ma cambiò nome nel 2017, quando l’allora sindaco decise di dedicarlo ai magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Le reazioni della società civile alla proposta di Durigon sono state dure: dall’Anpi a don Luigi Ciotti alle richieste insistenti di dimissioni sui social del cronista Sandro Ruotolo. Maria Falcone, sorella del magistrato, aveva parlato di frasi che “lasciano allibiti“, invitando il governo a prendere posizione.
La presa di distanza, però, non è arrivata. Quantomeno non ufficialmente: il presidente del consiglio Draghi non ha commentato le parole del sottosegretario del suo governo. M5s, Pd e Sinistra italiana, invece, si sono mostrati compatti nel chiedere le dimissioni di Durigon e hanno presentato una mozione di sfiducia.
Salvini, se ha inizialmente sostenuto il membro del suo partito, negli ultimi giorni era sembrato più cauto: «Ragioneremo io e lui su cosa è più utile fare per lui, Lega e Governo». Una posizione nata da confronti riservati con lo stesso Draghi e Giancarlo Giorgetti. Il ministro dello sviluppo economico aveva infatti criticato le parole del sottosegretario Durigon, sottolineando che «quando si è investiti di responsabilità di governo, bisogna essere molto attenti a quello che si fa».
Un rappresentante delle istituzioni deve saper scegliere bene le proprie battaglie. Re-intitolare un parco ad Arnaldo Mussolini vuol dire rinnegare l’antifascismo, un valore della Costituzione su cui anche i sottosegretari prestano giuramento a inizio mandato. Quindi no, non è solo il nome di un parco. È nostalgia di un passato che deve rimanere tale, racchiuso nei libri di storia: un sentimento che chi ha un incarico di governo non può coltivare.
Raffaella Tallarico