Ieri si è tenuta l’edizione numero 8 della Leopolda del Partito Democratico. Matteo Renzi si è espresso su tantissimi temi nel corso del suo intervento, durato circa un’ora, sul palco dell’ottava edizione della Leopolda, la convention del PD.
In particolare, il leader si è soffermato sul ruolo dell’Europa: «Rifiuto l’idea dell’Europa come luogo che fa crescere i populismi. […] Stimo il lavoro di Macron, il punto di riferimento per questa speranza, per mettere in discussione l’austerity. Per l’Italia ci siamo riservati la flessibilità ma questo non basta».
Il cambiamento che interpreta è quello di chi vuole revisionare il modello economico, pur tuttavia mantenendo i suoi caratteri distintivi. Il Pd vuole cambiare l’Europa senza referendum sull’euro e senza doppia moneta. Come? Non viene esplicitato nel corso del suo intervento.
Essere liberal chic al tempo di Renzi vuol dire ripensare il modello liberista mantenendo il modello liberista. Ciò è confermato dal fatto che resta in auge l’idea degli 80 euro, da estendere, in aggiunta, a tutte le famiglie con figli a carico ed il rilancio di un Servizio Civile obbligatorio per tutti i giovani. Non una parola sulla precarietà, sulla disoccupazione giovanile, sulla ricerca. È l’edizione dei #PischelliInCammino, a due giorni dalle contestazioni del 24 novembre sugli Stati Generali dello Sfruttamento (anticipando quelli convocati dalla Ministra Fedeli per il 16 dicembre sull’Alternanza Scuola-Lavoro), che hanno salutato il Black Friday con la mobilitazione dei lavoratori di Amazon, Just Eat e Zara.
«Dobbiamo farla finita con questo congresso permanente! […] Uno bravo si circonda di gente più brava di lui e Fassino è più bravo di me. Chi ci sta, avrà pari dignità. Chi non vuole starci avrà il nostro rispetto e non il nostro rancore»: così il rottamatore lancia un attacco ai veterani democratici Bersani e D’Alema che hanno rifiutato l’alleanza. «Noi non abbiamo nemici, non viviamo di rancori». Un modo, da incumbent, per criticare chi critica l’operato del partito. Resta ferrea l’unione tra Pd, Area Popolare e Campo Progressista con Verdi, Psi e Scelta Civica: che secondo i sondaggi di IndexResearch si attesta al 29,4%, poco sopra il M5S (27,5%), ma dietro il cdx unito (36,6%).
In rassegna analizza poi i vari livelli che caratterizzano la “diversità ontologica” che distingue il Partito Democratico dagli altri partiti in lizza. Il Pd ha aumentato i posti di lavoro (circa 1mln in più dal 2016 al 2017, dati Istat), Berlusconi lo spread e Di Maio i followers; il Pd è il partito della crescita (anche se un tempo era il partito dei diritti sociali, della lotta di classe e della giustizia sociale, ndr), Berlusconi e Salvini i promotori della Flat Tax «… Che significa che Berlusconi paga come un operaio dell’Ilva. Io non ci sto», il M5S il partito del Reddito di Cittadinanza. La sinistra non viene neanche nominata.
È la Leopolda dei “cittadini comuni“, che prendono il posto dei vip sul palco. A questi si aggiungono circa 2400 utenti connessi online nel corso del suo intervento. Anche se alcuni articoli di giornale saranno “preconfezionati”, il Pd è un forte sostenitore della libertà di stampa, contro quegli “animali” del clan Spada di Ostia. «La Leopolda accoglie le proposte, le idee delle persone. Questo è un acceleratore di speranza, un incubatore di buona politica», conclude.
Non c’è che dire, ha ragione quando dice che “il futuro è una pagina bianca da scrivere insieme“. Dovremmo soltanto accettare le trasformazioni interne al Partito Democratico, e magari smettere di credere, e far credere, che possa essere definito un partito di sinistra.
Sara C. Santoriello