La 34esima giornata di Serie A è stata caratterizzata da due brutti episodi di Razzismo da parte delle tifoserie. Il primo è avvenuto allo stadio S.Elia di Cagliari, dove i rossoblù si sono imposti sul Pescara con il risultato di 1-0. All’89esimo Sulley Muntari ha fortemente protestato con il direttore di gara Minelli e con i suoi assistenti per gli insulti razzisti provenienti dalla tifoseria del Cagliari, chiedendo la sospensione della partita. Ammonito per proteste, il numero 13 biancoazzurro ha lasciato il campo in segno di protesta. Non è la prima volta purtroppo che una parte della tifoseria del Cagliari si rende protagonista di questi episodi. Anche nel 2010, Samuel Eto’o fu bersagliato da fischi e ululati.
“C’era un bambino piccolo che li faceva con i genitori vicino. Allora sono andato e gli ho detto di non farlo. Gli ho dato la maglia, per insegnare che non si fanno queste cose.”
[Sulley Muntari nel post-partita]
Il secondo episodio si è verificato al Meazza, dove si giocava Inter – Napoli. Dopo aver commesso fallo su Murillo, Kalidou Koulibaly ha dovuto subire gli ululati di alcuni tifosi nerazzurri, chiedendo subito all’arbitro Rocchi di intervenire. Richiesta questa volta esaudita tramite un comunicato in cui si annunciava la possibile sospensione in caso di altri cori.
Purtroppo episodi di razzismo continuano ad essere presenti nel calcio italiano. Nel derby d’andata di Coppa Italia tra Lazio e Roma, una parte di tifosi biancocelesti ha bersagliato con dei “buu” di connotazione razzista il difensore giallorosso Rüdiger ed anche lì fu necessario l’intervento dello speaker. Un altro episodio di razzismo da parte di alcuni tifosi laziali, dopo quello dell’anno scorso durante Lazio-Napoli, dove sempre Koulibaly fu ripetutamente vessato dagli ululati dei “tifosi”. In quella situazione, l’arbitro Irrati decise di fermare la partita. Nel 2013 invece, durante l’amichevole tra Pro Patria e Milan, Boateng, Emanuelson, Niang ed ancora Muntari furono scherniti dai tifosi locali, provocando la reazione dello stesso Boateng che calciò stizzito il pallone verso le tribune. Il tribunale di Milano ha però assolto gli imputati dichiarando che gli ululati non furono razzismo.
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Il razzismo è dunque ancora parte del calcio italiano e non solo, e le pene verso le tifoserie continuano ad essere troppo leggere. Esempi positivi di giustizia sportiva, come in Francia, dove il Bastia ha subito la chiusura del campo per tre turni ed un punto di penalità per i cori contro Balotelli, dovrebbero essere imitati anche lì dove l’ignoranza fa sì che il razzismo sia tutt’altro che debellato.
Andrea Esposito
fonte immagine in evidenza: quotidiano.net