Il concetto del riscaldamento globale è stato creato dai cinesi e per i cinesi, per rendere non competitiva l’industria americana“. Frase pronunciata, o per meglio dire, twittata dall’attuale presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Conosciamo ormai tutti la posizione di quest’ultimo per quel che concerne l’argomento difesa dell’ambiente e ne abbiamo avuto conferma nel giugno del 2017 quando ha annunciato di voler ritirare gli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi.

Le conseguenze del riscaldamento globale sono innegabili, scientificamente dimostrate e si manifestano sempre più spesso, causando gravi disastri ambientali come ad esempio quello avvenuto in Antartide nel luglio scorso quando un enorme iceberg delle dimensioni di 5800 km quadrati si è staccato dalla piattaforma di ghiaccio. Larsen C. Paul Johnston, capo dello Scienze Unit di Greenpeace International, ha affermato che: “Lo scioglimento dei ghiacciai in Antartide è stato sempre riconosciuto come un ammonimento a tutto il Pianeta sui pericoli dei cambiamenti climatici“.

Nonostante il cambiamento climatico stia causando ingenti danni le politiche ambientali di Trump sembrano prendere tutt’altra strada da quella indicata dagli scienziati. Basti pensare al Clean Power Plan creato dall’amministrazione Obama per far fronte alle emissioni di gas serra e che l’attuale presidente americano vuole abolire. Il Capo dell’Agenzia Federale dell’Ambiente (EPA) Scott Pruitt e lo stesso Trump hanno più volte dichiarato di non credere agli studi scientifici che dimostrano il collegamento tra le emissioni di gas serra e i cambiamenti climatici etichettando il tutto ancora una volta come “un’invenzione cinese”.

Nella classifica dei dieci Paesi più inquinanti al mondo stilata dall’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO) al primo posto troviamo la Cina e al secondo posto proprio gli Stati Uniti guidati dal negazionista Trump. La prima con nuove politiche ambientali contro le emissioni di CO2 e forti investimenti sulle energie rinnovabili  si sta impegnando per combattere il riscaldamento globale e a rispettare l’Accordo di Parigi; gli USA invece non sembrerebbero porre la giusta attenzione alla tutela dell’ambiente e dell’aria.

Perché è così importate pretendere dai nostri Governi nuove politiche ambientali? Secondo il rapporto dell’OMSCountry profiles of environmental burden of disease by WHO regions“, le condizioni della popolazione mondiale potrebbero migliorare di molto qualora i rischio ambientale venisse ridotto. Si potrebbero evitare 13 milioni di morti ogni anno e prevenire un terzo delle malattie infettive. In Europa fino al 20% delle morti totali potrebbero essere evitate con interventi ambientali.

Ovviamente le politiche a favore dell’ambiente diventano necessarie soprattutto per la tutela delle generazioni future. Come ben sappiamo le risorse naturali che Madre Natura ci mette a disposizione non sono infinite. Per l’Unep, il Programma delle Nazioni Unire per l’Ambiente, il sovra-sfruttamento di queste ultime, da cui traiamo la nostra crescita economica, ci sta portando al collasso. Entro il 2050 infatti questo eccessivo consumo potrebbe triplicare portando a 140 i miliardi di tonnellate che ogni anno verrebbero trasformate in prodotti destinati all’uomo e che tornerebbero in natura sotto forma di rifiuti e emissioni di CO2.

Da ciò si può, quindi, evincere che Trump che considera il rispetto dell’ambiente un ostacolo per la crescita economica ha torto. La crescita economica è importante, ma essa deve avvenire tutelando l’ambiente.  Tramite il decoupling (termine coniato per descrivere la capacità di un’economia di crescere senza un corrispondente aumento dell’impatto sulla Terra) è possibile scindere il rapporto che c’è fra crescita economica e consumo delle risorse, ottimizzando le produzioni grazie all’uso di nuovi strumenti tecnologici. E’ necessario applicare un’economia sostenibile, ovvero quell’economia incentrata sul concetto più ampio di sviluppo sostenibile che prevede un attento utilizzo delle risorse naturali affinché anche le generazioni future ne potranno beneficiare.

Secondo uno studio condotto dalla banca britannica HSBC, più di due terzi degli investitori istituzionali hanno intenzione di aumentare gli investimenti sulla lotta al cambiamento climatico. La Bank of New York Mellon nel report annuale “Alternatives 2017” individua nuove forme d’investimento proprio nella produzione di energia rinnovabile, un settore in netta crescita caratterizzato da un buon rapporto rischio-rendimento.

Anche i dati forniti dall’International Energy Agency confermano questo trend. Ecco quanto sottolineato dalla IEA in un recente rapporto: “Il mercato dell’elettricità rinnovabile ha visto un’accelerazione senza precedenti negli ultimi anni, e ha infranto un altro record annuale di distribuzione nel 2016. Il driver principale del mercato lo scorso anno è stato il solare fotovoltaico, che sta incrementando la crescita delle energie rinnovabili in tutto il mondo. Con il declino dei costi, il vento e il solare stanno diventando sempre più paragonabili alle alternative di combustibili fossili di nuova costruzione in un numero crescente di paesi. Le politiche governative stanno introducendo maggiore competizione attraverso aste rinnovabili, riducendo ulteriormente i costi.

In conclusione possiamo certamente affermare che il rispetto dell’ambiente tramite nuove e giuste politiche ambientali conviene all’uomo molto più di quanto Trump e il suo team vogliano far credere. Certamente le politiche suddette non possono bastare se i cittadini a cui sono rivolte non saranno i primi a fare un passo indietro in termini di consumi. Se vogliamo che la crescita economica continui dobbiamo necessariamente cambiare il modo di intendere il rispetto per la natura.

Marco Pisano

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