Uno dei principali argomenti portati avanti durante questa campagna referendaria dai sostenitori del “Sì” è che il Parlamento non riuscirebbe ad approvare leggi in maniera rapida a causa del sistema di bicameralismo paritario.
L’associazione Openpolis ha analizzato i tempi di approvazione delle leggi per verificare la veridicità di questo assunto.
Quanto tempo ci vuole in media per approvare una legge con l’attuale assetto istituzionale? Nella XVII legislatura, su 243 proposte diventate legge, il tempo di approvazione è in media di 237 giorni (circa 8 mesi).
Da cosa dipende il tempo di approvazione di una legge? Dall’iniziativa. Difatti, se l’iniziativa legislativa parte dal Governo, i tempi di approvazione hanno una media di 172 giorni (circa 5 mesi); se l’iniziativa legislativa parte invece dal Parlamento, le leggi vengono varate al ritmo di 504 giorni (circa un anno e mezzo).
Anche il margine di successo di una proposta di legge è strettamente legata al soggetto che la propone: da settembre ad oggi sono state presentate 6.729 leggi, di queste ne sono state approvate 243, cioè il 3,64% del totale.
I disegni di legge di origine governativa hanno una percentuale di successo notevolmente più alta della media: su 609 proposte, 195 di queste sono diventate legge, cioè il 32,9% del totale. Il margine di successo di un disegno di legge scende notevolmente quando è invece il Parlamento a dare l’impulso: su 6.013 proposte di legge, solo 46 di questi hanno trovato l’approvazione delle Camere, parliamo dunque di meno dell‘1% del totale. Il trend riscontrato per la XVII Legislatura non è un caso isolato rispetto al passato, ma riguarda gli ultimi quattro governi e le due ultime legislature.
Se l’argomento di fondo è quello che il nostro attuale sistema costituzionale sia incapace di approvare le leggi in tempi rapidi, l’assunto è smentito dalla realtà dei fatti. Nel rapporto Openpolis vengono messe in evidenza le dieci leggi più veloci le quali hanno richiesto un tempo medio di approvazione di meno di un mese. Visto l’alto tasso di successo del Governo, non sorprenderà a questo punto scoprire che questi disegni di legge rapidi provengano dai banchi dell’esecutivo. Per fare un esempio, il Decreto Lavoro ha impiegato appena 40 giorni per essere approvato. Addirittura, per l’approvazione della ratifica del Trattato UE sul Fondo di risoluzione unico sono bastati appena 13 giorni.
Anche qui, non si tratta di casi isolati ma di tendenze storiche: il lodo Alfano ha impiegato appena 20 giorni ad essere approvato, 8 giorni bastarono a Berlusconi per varare la manovra correttiva del 2011, mentre la manovra “Salva Italia” del governo Monti ha avuto bisogno di 16 giorni.
Analizzando dunque il quadro completo, sono due i caratteri che influenzano principalmente i tempi di approvazione: l’iniziativa e l’argomento.
Tra le 10 leggi di più lenta approvazione della XVII legislatura troviamo soltanto testi di origine parlamentare: 1.187 giorni (proposta di legge sulla protezione ambientale), 1.195 giorni (reato di frode in processo penale e depistaggio) e 1.216 giorni (disposizione sulla partecipazione dell’Italia alle missioni internazionali).
Di fronte ad argomenti politicamente più divisivi tuttavia anche il Governo ha trovato maggiori difficoltà: Jobs act (244 giorni), riforma Rai (246 giorni) e Italicum (779 giorni). In tutti questi casi si tratta comunque di riforme particolarmente incisive sull’ordinamento e pensare a tempi di approvazione ancora più brevi di questi non è necessariamente auspicabile: riforme complesse richiedono comunque lunghi tempi di discussione.
Ma è davvero il bicameralismo il problema?
Il sistema di bicameralismo paritario attualmente in vigore prevede la presenza di due rami del Parlamento che godono delle medesime funzioni, per tale ragione è necessario che entrambe le camere approvino il medesimo testo, dunque se una delle camere propone una modifica la stessa modifica deve essere approvata dall’altra camera.
Questo è il cosiddetto “ping pong” che starebbe alla base del rallentamento del procedimento legislativo secondo i fautori della riforma, eppure sembrerebbe che i nostri parlamentari non amino particolarmente questo sport: da inizio legislatura fino al 18 ottobre 2016 Camera e Senato hanno discusso e approvato 252 leggi, e soltanto il 19,84% delle stesse è stata sottoposta a modifiche da parte di uno dei due rami. Nella XVII legislatura soltanto 1 legge su 5 ha richiesto un allungamento dei tempi rispetto all’iter ordinario.
Antonio Sciuto